III

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Venom, percheggio esterno del Rosemary Mental Asylum, 00:30, Terra di Nessuno, distretto di Chicago.

Non era stato difficile raggiungere il Rosemary ed ancor meno sgattaiolarcisi all'interno. Credevo che quei decerebrati di Chicago ci tenessero ai loro perimetri, ma probabilmente gli bastava chiudere in gattabuia qualche membro di New York per sentirsi soddisfatti. Di fatto, nonostante il Rosemary appartenesse a Chicago e fosse sotto la sua diretta giurisdizione, era stato costruito sul confine tra l'Ohio e l'Indiana, in una specie di territorio di nessuno, che i membri delle famiglie rivali utilizzavano per farsi la festa.

Agguantai il cellulare dalla tasca e chiamai il numero che mio padre mi aveva inviato attraverso un messaggio dopo la nostra bella chiacchieratina di qualche sera prima. Non vi era nulla di più entusiasmante del dover salvare il culo al proprio ex ragazzo.

"Cazzo, che situazione schifosa."

Attesi con scarsa pazienza che qualcuno mi rispondesse.

"Chi è?"

Una voce cupa e profonda mi solleticò gli angoli della bocca.

"Venom, zuccone. E dai, Viktor, chi diamine vuoi che sia?" Scoppiai a ridere, quando udii lo sbuffo dell'uomo più fidato degli Ivanov. "Sono sempre io, Venom."

"Cosa vuoi?"

Mi attorcigliai una ciocca di capelli scappata dalle due trecce tra le dita e ruppi la bolla che avevo prodotto con la cicca.

"È così che si saluta una vecchia amica?" Schioccai la lingua sul palato. "Sono trascorsi solo due anni, non dirmi che ti sei già dimenticato di me."

"No che non mi sono dimenticato della più pericolosa lancia coltelli della storia." Percepii il suo sorriso anche attraverso la linea telefonica. "Ma dimmi perché mi hai chiamato."

Conciso e letale, ecco perché Viktor piaceva a Dimitri Ivanov.

"Dimmi con chi devo parlare per tirare fuori il mio ex dal suo manicomio preferito, oppure ci dilettiamo a ricordare come ti facevo il culo nella palestra di Vostra Altezza il Signor Ivanov, pace all'anima sua?"

Il mio sarcasmo era sempre stato parte del mio carattere e lo adoravo.

"Non esagerare."

"Giusto, il Signor Ivanov non ha bisogno della pietà di nessuno, credo che all'inferno stia bene anche senza le mie premure."

Udii la risata di Viktor in sottofondo.

"Mi sei mancata, Ven."

Deglutii un boccone amaro ed espirai lentamente: davvero stavo per correre in soccorso della cotta più paurosa che avessi preso nella mia vita? Mi schiarii la voce a disagio.

"Allora, con chi devo parlare?"

Strinsi il telefono senza rispondere direttamente a Viktor.

Strinsi il telefono senza rispondere direttamente a Viktor

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Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora