XXI

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Andrej Kirill Ivanov, Villa Ivanov, New York.

Ora avevo capito quello che era successo e perché Venom avesse avuto la malsana idea di prendermi e baciarmi nei sotterranei.

Cazzo.

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli, per poi fissare il volto di Lily Rose.

"Vedo che hai già deciso come è andata," emulai il suo tono pacato, ma dentro ribollii d'ira mentre sollevò il mento testarda. "Quindi non vedo perché debba rimanere qui."

"Non è molto difficile intuirlo quando sei lo spettatore in prima fila."

Volevo una reazione da parte sua, non quella stupida calma, non quello stupido niente, così mi appoggiai al lavello della cucina, incrociai le braccia al petto e decisi di non parlare.

"Non dici nulla?" Mi domandò, spegnendo il fornello sul quale aveva tentato di fare del tè; mi limitai a scrollare le spalle in risposta. "Deve importarti così poco allora, per non avere la benché minima voglia di parlare di ciò che sia successo."

Avvertii una nota di panico nella sua voce.

"Mi sembra che tu abbia già deciso come sia andata la situazione. Qualsiasi cosa io dica, la povera e piccola Lily Rose ha già deciso."

E lo scoppio fu così eclatante, che le guance di Lily Rose divennero rosse.

"Vi ho visti! Vi siete baciati." Era affannata e a meno di cinque centimetri dal mio petto, nonché a venti di altezza. "Io-Io ho visto come eravate intimi quando torturavate Mike, voi due condividite... avete condiviso." Le parole non le uscirono più in maniera coerente ed iniziò a spintonarmi, probabilmente per scaricare l'adrenalina. "Lei... Te l'avevo detto che non volevo nulla da te, che non potevo darti quello che poteva darti una donna della vostra società!" Urlò. "Io non riuscirò mai a condividere con te... il-il - il."

"Il piacere nel torturare nemici?" Le suggerii senza staccare gli occhi dai suoi, ancora calmo esternamente; annuì seppur con il fiatone. "E, Lily Rose, ti sei chiesta cosa voglia io da te? Quale sia la ragazza che voglio al mio fianco?" Le sollevai il mento con il dito indice e a discapito della tensione potei percepire del desiderio. "Visto che hai deciso tu cosa io abbia provato con Venom, hai anche deciso i miei gusti in fatto di ragazze?"

Aprì e chiuse la bocca come un pesce fuor d'acqua, scosse la testa e poi parlò: "vi ho visti."

"E questo continui a ripeterlo, dolcezza, ma non vuol dire nulla." Le feci scorrere le braccia sui fianchi e la tirai di più verso di me. "Ti sei chiesta, se non fosse ciò che Venom avesse deciso di mostrarti?"

 "Ti sei chiesta, se non fosse ciò che Venom avesse deciso di mostrarti?"

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Lily Rose Deep, Villa Ivanov, New York.

Andrej continuò a parlare, ma un'improvvisa, malsana e pazza idea mi trafisse la mente.

"Lily Rose?"

Allungai le mani verso di lui.

"Aspetta, Andrej." Incontrai i suoi occhi e deglutii. "La poesia è di Emily Dickinson."

"Mi spieghi cosa c'entra con tutto questo?" Si spazientì ed io gli lanciai un'occhiata truce. "Okay, okay, spiegami."

Mosse una mano per aria per darmi il via e lo feci: "come dicevo, la poesia è di Emily Dickinson e il suo più noto significato è che la rosa mancante... è mancante perché è morta."

Abbassò un po' la testa e si schiarì la gola.

"Lily, fin qui ci siamo arrivati tutti."

Mi allontanai da lui e mi lasciai cadere sulla sedia.

"No." Scossi la testa. "È morta, sì, ma il fatto che sia morta non è davvero così importante, perché ve ne sono molte altre." Deglutii e piano piano il mio sospetto prese forma nella mia mente. "E se sostituissimo la rosa con essere umano, ciò che poi in realtà risulta essere il vero significato delle poesie della Dickinson, potrebbe significare che la morte del singolo non avrebbe importanza perché il mondo sarebbe comunque pieno di altre persone e di altre possibilità, quindi si può benissimo arrivare ad amare qualcun altro, se..."

Non riuscii a terminare la frase, ma Andrej era già lì di fianco a me.

"Non ti succederà nulla, Lily." Scosse la testa. "Io non lo permetterò."

Una lacrima mi rigò la guancia e sorrisi.

"Perché non capisci, Andrej?" Gli domandai con un filo di voce.

"Cosa dovrei capire?" Mi prese il viso tra le mani e cercò di studiarmi a fondo, per acquisire l'informazione mancante: il tassello, l'ultimo pezzo del puzzle. "Cosa?"

"Non hai proprio idea di chi sia la persona dietro gli omicidi?" Sbattei le palpebre ed altre lacrime mi scesero lungo le guance: era un gioco a cui non volevo prender parte, ero l'esca di un gatto altamente furbo e pericoloso. "Mh?"

"No, Lily, non riesco a capire."

"È Venom, Andrej."

L'uomo di fronte a me si cristallizzò per quelli che parvero secondi infiniti, e poi buttò indietro la testa e rise di gusto della mia teoria.

"No, stai scherzando." Rise ancora più forte. "Non può essere, la conosco da quando ho dieci anni."

Una fitta lancinante al cuore mi sorprese, ma Andrej sembrò non preoccuparsi della sua reazione e di come questa mi avesse potuto far sentire.

"Lei non-

"Esci." La mia voce gli sibilò lungo l'orecchio. "Esci da questa stanza e non tornare." Mi sollevai in piedi, lo oltrepassai e gli indicai la porta. "Esci immediatamente, Andrej." Poi il mio contegno sfociò in disperazione. "Esci da questa porta, esci dalla mia vita!" Ed atterrito, incapace di comprendere cosa fosse realmente successo in quei pochi secondi, Andrej si sollevò imprimendo forza sulle punte dei piedi e si avvicinò. "Esci, Andrej. Non ti voglio più vedere, vattene."

"No."

"Sì."

"No."

"Vattene dalla mia vita!" Mi prese per le spalle e mi fece aderire al muro. "Vattene!" Altre lacrime sgorgarono dai miei occhi, ma la sua presa intorno ai miei polsi non accennò a diminuire. "Come fai ad essere così cieco?!" Continuai ad urlare. "Come fai a non capire che Venom ti ama? Che farebbe di tutto per rimettersi con te!" Gridai. "Farebbe di tutto per buttarmi fuori dai giochi." Scalciai come un'ossessa contro il suo corpo. "E tu non mi credi, Dio, come posso essere caduta così in basso? Come posso essermi innamorata di uno come te?" Sbraitai, senza rendermi effettivamente conto delle parole che pronunciai, ma lo stupore dipinto sul volto dell'uomo mi diede conferma del significato del mio blaterare indistinto.

"Lily?"

Decisi di ritrovare il contegno un'ultima dannatissima volta: "vattene. Nella mia vita ho sofferto tanto, non ho bisogno di ulteriori sofferenze. Non voglio un uomo che non si fidi di me, non voglio un uomo che mi rida in faccia per ciò che penso. Tu non puoi essere l'uomo al quale concedo l'onore di starmi accanto, nonostante io abbia una voglia immensa di averti. Lo ripeterò una sola ed ultima volta, Andrej: vattene dalla mia vita e non tornare più."

E detto questo, gli aprii la porta, lo feci uscire e poi corsi sotto le coperte, con il cuore distrutto.

ANGOLO AUTRICE🤩:
Lo sappiamo tutti che i ragazzi combinano casini.

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Where stories live. Discover now