Epilogo parte I

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Lily Rose Deep, Hotel Salone, New York.

"È per questo che ho sempre scelto Venom, Lilrose." Mi prese la mano con forza. "È per questo che sono scappato quando mi hai detto che ti eri innamorata di me." Digrignò i denti. "Come credi che possa io, che a soli nove anni ho ucciso mia madre, poter stare al fianco di un angelo?"

Gli passai con delicatezza le mani sulle guance e gli sorrisi. Andrej era molte cose stupefacenti, ma in alcuni aspetti molto ingenuo e poco pratico. Mi avvicinai con lentezza e notai come i suoi occhi, fermi sul mio viso, cercarono di comprendere la mia prossima azione. Inclinai la testa e feci scontrare con delicatezza le nostre labbra in segno di riconciliazione.

"Vieni qui."

Andrej mi tirò a sè con un po' troppa forza e gli cascai addosso.

"Scusami." Mi sollevai di scatto, sperando che il dolore non fosse stato troppo intenso. "Scusami, davvero."

Andrej scosse la testa, ma non parlò: probabilmente non si fidava ancora della propria voce, ma indicò invece le sue ginocchia a mo' di invito e protestai a causa degli ematomi.

"Sei sicuro?"

Annuì e mi accomodai con delicatezza. Dopo un paio di minuti di silenzioso imbarazzo, riuscii a  sciogliere i nervi, cullata dalle sue carezze ed appoggiare la testa sulla spalla muscolosa. Chiusi gli occhi e mi abbandonai al calore del suo corpo, al gentile battito del suo cuore contro il mio sterno e a quella meravigliosa fragranza di acqua marina, che sembrava seguirlo con un'ombra.

"Mai più." Mi sussurrò all'orecchio, stringendomi maggiormente, anche se con effettivo sforzo. "Mai più, Lil." Non risposi, perché nonostante tra le sue braccia mi sentissi al sicuro e stessi bene, la minaccia Venom sarebbe sempre stata lì, al confine della nostra relazione. Avvertendo la mia ritrosia, Andrej mi sollevò il mento e corrugò le sopracciglia. "Ci sei solo tu, Lilrose."

Abbassai le palpebre e mi schiarii la voce.

"Non è quello che ho visto nei sotterranei."

Scossi la testa per allontanare l'immagine.

"Non l'ho baciata io."

Sorrisi tesa, ma non mi allontanai dal suo corpo.

"Non... Non è stato quello a darmi fastidio." Mi morsi le labbra. "Non solo quello."

"E cosa allora?" Con gentilezza ritornò a massaggiarmi la schiena, cercando di carpire la reale motivazione del mio scoppio. "Puoi dirmelo, Lily."

"Io non potrei mai condividere quella parte con te e tra voi due vi era un'intesa così profonda e viscerale, che -

"Sposami."

Saltai allarmata sulle sue ginocchia e per puro caso non caddi con il sedere per terra.

"Che cosa?" Domandai con un filo di voce a dir poco udibile. "Che hai detto?"

"Sposami," ribadì serio come prima e con lo sguardo fisso nel mio. "Sposami, Lily."

"Sei sicuro di non aver battuto la testa?"

Mi allungai per osservargli la nuca, ma la sua presa aumentò e non mi potei muovere.

"Non sto scherzando, Lilrose. Ora conosci tutto di me, nemmeno Venom o i miei fratelli Mikhail e Ivan sono a conoscenza del mio tormento, del mio rifuggire le emozioni a causa della mia azione." Deglutì. "Ma se tu credi, anche solo per un momento, che il mio onore, la mia lealtà e le mie..." A quel punto si fermò e digrignò i denti in combutta con se stesso. "Emozioni," quasi ringhiò. "Possano risiedere in quella donna, non ho altro mezzo che chiederti di sposarmi ed impegnarmi ufficialmente per il resto della mia vita con te, Lilrose." Scosse la testa. "Non potrebbe comunque esserci nessun'altra."

Sobbalzai a quella dichiarazione ben più esplicita di un semplice ti amo.

"Ma-ma... Io-Io." Mi passai le mani tra i capelli. "No Andrej, sono un disastro, un disastro ambulante. Non ho ancora superato i miei traumi, io, io..."

Ma più cercavo di allontanare l'idea del matrimonio, più quel dannato programma si scontrava impetuoso come il mare contro gli scogli nella mia mente.

"Sarebbe così brutto?" Stracciò la bocca in una smorfia, un po' sconfitto della mia reazione. "Mh?"

"No, cielo, assolutamente no!" Quasi urlai. "Ma non è questo... io... essere tua moglie sarebbe un onore." La sua espressione si illuminò a giorno. "Ma sono una persona difficile, ho molti momenti no e sono insicura, dannatamente insicura. Io, io... non so quale vantaggio potresti trarne."

Mi passai di nuovo furiosamente le mani tra i capelli e per poco non inciampai nella mia camminata isterica.

"Lilrose." Il tono della sua voce fu dolce, così dolce, che mi indusse a fermare la camminata e ad osservare i suoi movimenti dinoccolati: con estrema fatica si sollevò dal divano e arrivò a pochi centimetri da me. "Lilrose, non potrei pensare a nessun'altra donna, se non te al mio fianco." Mi prese la mano sinistra e per poco non svenni quando lo osservai inginocchiarsi. "Mi faresti l'on-

La porta della stanza dell' albergo si aprì con un tonfo sordo ed Andrej, abituato all'azione ed alle minacce, balzò in un attimo di fronte al mio corpo, ma la cara e dolce Venom, il nostro ospite, fu più veloce: sganciò la pistola dalla fondina e sparò ad Andrej, che si afflosciò sul tappeto come un ramoscello portato via dalla corrente. Mi buttai sul suo corpo senza pensare ad altro, senza pensare alla mia incolumità, ma la voce di quella squinternata raggiunse le mie orecchie come una nenia raccapricciante.

"Oh, non ti preoccupare, è solo un calmante."

E poi un dolore lancinante esplose nella parte posteriore della mia testa e tutto divenne nero.

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora