XI

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Lily Rose Deep, sotterranei di Villa Ivanov, New York.

Il luogo in cui dovevo eseguire l'autopsia era uno scantinato freddo e ameno; un sublivello della villa in cui vivevano gli Ivanov. Un livello ancor più basso dei luoghi di tortura che avevo intravisto al mio arrivo. Non era un luogo accogliente, ma sapevo di dover tenere duro, perché questa sarebbe stata la mia nuova vita e avrei dovuto abbracciarla con particolare piacere, considerato che sarei benissimo potuta morire stecchita ad un solo ordine.

Sospirai e mi legai la mia cuffietta chirurgica a cuoricini sopra i capelli biondi: ero stata molto previdente a lasciarla nella borsa, e mi intrecciai la mascherina sopra la stoffa. Indossai il camice monouso ed i guanti sterili, per poi avvicinarmi al medico della Drakta.

Nello scantinato vi erano anche Andrej, Dimitri e uno dei due fratelli di cui qualche giorno prima mi avevano svelato l'esistenza.

"Allora, dottoressa Deep," mi disse il medico con tono fin troppo paterno. "Mi descriva ciò che vede."

Feci un profondo respiro attraverso la mascherina, chiusi brevemente gli occhi, conscia dell'attenzione dei quattro uomini e mi focalizzai sul mio lavoro. Osservai con attenta minuzia il cadavere, non provando nessun tipo di repulsione verso quel pover uomo: per me, era solo un corpo, un'intricata equazione da risolvere. Il medico della Drakta mi concesse cinque minuti per crearmi uno schema mentale solido e razionale.

"L'uomo," mi schiarii la voce per risultare più autoritaria. "A spanne è alto un metro e sessantacinque e pesa sui cinquanta, al massimo cinquantacinque chili."

Il dottore della Drakta annuì soddisfatto e mi azzardai a lanciare un'occhiata ad Andrej, che era super concentrato su di me. Parte della mia ansia si liberò nell'aria stantia del locale, ma abbassai lo sguardo sul cadavere per non perdere la concentrazione.

"Continui, dottoressa."

"Il cadavere è stato identificato tra la decima e l'undicesima, il giorno venti novembre alle ventiquattro. Al momento del rinvenimento l'uomo presentava ecchimosi in più punti, ematomi sugli arti e segni di strangolamento al collo."

Il dottore annuì ed io mi persi tra i filoni scientifici nella mia mente.

"Ad una prima osservazione si potrebbe concludere si tratti di omicidio?" Il terzo fratello di cui ancora ignoravo il nome interpellò la nostra conoscenza. "Mh?"

"Dottoressa?"

Il medico mi diede il permesso di rispondere e più che per gentilezza, mi parve fosse per studiare fino a che punto conoscessi davvero l'arte della deduzione logica.

"Non esattamente." Circumnavigai il cadavere e gli sollevai la mano. "Nella situazione che proponi tu, quindi in caso di omicidio, uno scenario del genere presupporrebbe che la vittima abbia quanto meno lottato per la propria vita." Osservai i tre fratelli iniziare a pendere dalle mie labbra. "O almeno, questo è ciò che si potrebbe predisporre a causa delle ecchimosi, degli ematomi e i vestiti rotti." Indicai le varie parti del corpo interessate mentre sostenevo comunque la mano del defunto. "Ma ad un esame più approfondito, si possono evidenziare due importanti dettagli: le unghie non presentano nessun trauma e sono sicura che gli occhi non presentano petecchie emorragiche che possano ricondurre ad uno strangolamento in vita."

"Eccellente, dottoressa." Annuì il dottore, ma compresi che i tre fratelli facessero fatica a seguire il discorso. "Davvero molto bene."

"Chiunque abbia condotto tutto ciò"— feci un vago segno al corpo—"ha creato questi segni e tutto lo scenario, quando l'uomo ormai era deceduto."

"E perché un assassino dovrebbe comportarsi in tale modo?"

Soppesai la domanda del terzo fratello.

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora