VI

9.3K 367 30
                                    

Lily Rose Deep, Villa Ivanov, New York.

Era tutta la mattina che non avevo visto Andrej, ma il dettaglio non mi preoccupava granché, considerato che mi aveva detto essere oberato di lavoro; il che, probabilmente, significava essere indaffarati nell'uccidere uomini e proclamare sentenze di morte.

Scrollai le spalle con un brivido ed osservai Erin, intenta a colorare una principessa su un quadernino.

"Mamma," mi chiamò sollevando gli occhi azzurri dal disegno e puntandoli nei miei; erano ormai tre settimane che Erin aveva iniziato ad utilizzare le parole mamma e papà, e sembravano piacerle molto. "Ti piace?"

Con un sorrisino sdentato sventolò il disegno nella mia direzione.

"Molto tesoro." Le sorrisi e ancora una volta mi meravigliai della sua bellezza. "Perché adesso non lo mettiamo al suo posto e vieni con la mamma a fare un giro?"

La bambina soppesò la richiesta e poi annuì, trotterellando verso l'armadio della sua cameretta ed appoggiando il libricino, per poi abbracciare la mia mano con la sua. Ci stavamo incamminando mano nella mano verso la sala in cui vi era la televisione, quando incontrammo Maria seduta sulle scale con il viso rosso e sofferente.

"Mary? Tutto bene?"

Mi avvicinai velocemente, seguita a ruota da Erin e cercai di comprendere la situazione.

"Io, io, non lo so," biascicò con difficoltà. "Non ne ho idea."

La scannerizzai in pochi secondi e ai suoi piedi notai una chiazza d'acqua.

"Mary, Mary, ti si sono rotte le acque."

La ragazza sembrò ritrovare un po' di lucidità.

"Ma non è possibile." La voce le si ruppe per il dolore della contrazione imminente. "Non può, non ora."

"Sì, Mary è possibile." Cercai di avvicinarmi. "Dove si trova Aleksei?"

"Nella sua cameretta." Prese un grosso respiro tremante. "Dev'essere nella sua cameretta."

Mi voltai verso mia figlia.

"Erin, la mamma ha bisogno di te, okay?" La bambina annuì un po' spaventata, ma mi ascoltò. "Zia Mary starà benone, non ti preoccupare, si sta già riprendendo, non è vero?"

Maria fece uno sforzo sovrumano per annuire e tranquillizzare Erin.

"Okay, mamma."

"Ti ricordi dove si trova la camera di Aleksei?" Annuì con vigore ed io le sorrisi. "Bravissima, il tuo compito è fondamentale, okay? Devi fare come i bambini grandi e giocare con Aleksei fino a quando non arriverà papà, lo zio o Reginald, d'accordo?" Le accarezzai la testa. "Non dovrete mai separarvi, ci siamo intesi?"

"Sì, mamma."

"Bravissima, tesoro." Le diedi un bacio sulla testa e la osservai allontanarsi, confidando nel suo acume. "Hai un telefono, Mary? Non è che mi fidi molto di una bambina di tre anni e di un bambino che ne ha due e mezzo."

Mary si lasciò andare ad una risatina forzata e mi passò il telefono.

"Non- Non risponderanno." Buttò fuori il fiato, ormai corto. "Manda un messaggio."

Feci quello che mi disse e poi la aiutai a sollevarsi. Con fatica riuscimmo a raggiungere una stanza, onestamente non seppi nemmeno quale e di chi: avevamo bisogno di un letto, di panni o sarebbe stato un disastro, quindi la sdraiai nella prima disponibile.

"Mary, cara, respira profondamente." La adagiai sul letto, le misi dei cuscini sotto la schiena per assumere una posizione reclinata, utile a favorire il travaglio. "Con me: uno, due, tre. Bravissima." Andai a recuperare un po' di asciugamani, ma quando tornai Maria lanciò un gridolino di sorpresa perché le contrazioni iniziavano a farsi più intense: avevamo poco tempo, decisamente poco tempo. "Mary, devi assecondarle, okay?" Maria annuì seppur sudata. "D'accordo, alla prossima contrazione spingi e manteniamo la spinta per dieci secondi."

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora