Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2

XIII

Lily Rose Deep, Villa Ivanov, New York.

I due giorni successivi trascorsero lenti e noiosi. Fortunatamente, o sfortunatamente, a seconda dei punti di vista, non vi fu nessun morto o nessuna sparatoria ed il medico della Drakta non ebbe bisogno del mio aiuto. Decisi quindi di addentrarmi e gironzolare nella grande villa degli Ivanov, rimanendo straordinariamente imbarazzata dal tutto quel lusso sofisticato. Nonostante trasudasse dollari da ogni metro quadro, era stata costruita su un piacevole equilibrio tra lo stile minimal ed il classico.

"Tu devi essere Lily Rose."

Una voce femminile esplose in uno dei mille corridoi e mi voltai verso la ragazza, sorridendo un po' imbarazzata.

"Ehm, sì, sono io." Feci un passo verso di lei, senza riuscire a distogliere l'attenzione dal bambino che aveva in braccio. "Tu sei la baby sitter del figlio di Dimitri?"

La ragazza mi guardò incredula per un secondo e poi buttò indietro la testa, scoppiando fragorosamente a ridere. Corrugai le sopracciglia e rimasi in attesa, ma quando lo scoppio cessò cercai di comprendere il motivo di tanta ilarità.

"Questa è davvero esilarante," disse la donna tra le risate mentre cercava di sistemarsi al meglio il bambino sul fianco. "Oh, cielo." Rise ancora più forte. "Sono sua moglie."

Strabuzzai gli occhi e cercai di cogliere qualche dettaglio sulla sua età, poiché sembrava a dir poco molto più giovane, ma mi trovai ad ammirare quella matassa di capelli, paragonabile solo alla criniera di un leone della savana. Era così radiosa e così bella, che mi indusse a sperare in un futuro migliore all'interno di quel nuovo scenario della mia vita.

"Quanti anni hai scusa?"

La ragazza sorrise al bambino aggrappato alla sua spalla e poi a me.

"Ventuno e prima che me lo chieda, Dimitri ne ha ventisette." Diede un bacio sulla testa del bambino. "Abbiamo sei anni di differenza, ma in questo mondo non contano." La sua espressione si addolcì. "E nemmeno nel cuore. Anche se tra noi in realtà non vi è molto divario."

Le sorrisi e onestamente fui strabiliata da quella nuova rivelazione; dunque, era vero che le famiglie mafiose fossero legate ancora alla tradizione, ma allora perché Andrej non era sposato?

"E sei incinta per la seconda volta?"

Cambiai discorso e mi focalizzai sulla donna di fronte.

"Sì, un paio di mesi, dovrei entrare nel terzo." Si toccò la pancia pensierosa. "Nona settimana."

"Lo vedo."

Mi sorrise di nuovo.

"Giusto, sei una dottoressa, il che mi tornerà utile." Sollevò le sopracciglia e sorrise. "Posso approfittarne per farti due domande? Alcune questioni private non mi sento di chiederle al dottore della Drakta."

Annuii, sollevata di potermi muovere in un campo che credevo fosse il mio forte.

"Per esempio, per caso sai come mai ho tutte queste voglie? Cioè, mi spiego meglio, ho una voglia matta di saltare addosso a mio marito ogni due minuti e non sono mai contenta. Lui mi soddisfatta ed è anche sopra la media per prestazioni, non che abbia chissà quale esperienza, ma è davvero davvero... vabbè non è questo il punto. Nonostante lo facciamo dalle due alle tre volte al giorno e due tre volte a sessione." Mi strizzò l'occhio. "Ho questo costante desiderio di sbatterlo da qualche parte per la villa." Sorrise alla mia espressione imbarazzata. "Oh, ci farai l'abitudine, qui dentro sono tutti uomini. Comunque, è eccitante avere queste infinite riserve energetiche, ma mio marito non si può rotolare con me per ore tra le lenzuola. Voglio dire, deve tirare avanti una società fondata sulla criminalità, non pensare a sua moglie mezza nuda che lo attende trepidante." Parlò così veloce che feci fatica a seguire il suo discorso. "Oppure, ah si!, il cibo, se non ruoto lontano dalla cucina Reginald uno di questi mesi mi servirà come antipasto! Ho delle smanie assurde: mangerei la nutella con le patatine, il gelato al pistacchio ad ogni ora." Prese fiato e le guance le si arrossarono di colpo. "È strano, nella prima gravidanza non era mai successo."