Epilogo

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Lily Rose Deep, Villa Ivanov, New York.

Prestai scarsa attenzione agli urletti di gioia che provenivano da Erin Fenya, Aleksei e i due gemellini sdraiati su un tappetino nella camera dei giochi, quando Maria portò loro un nuovo pupazzo, perché ero più concentrata sulla figura di Andrej che si intravedeva dalle finestre. Nonostante fossi in una delle ale opposte a quella in cui si stesse svolgendo la riunione per arginare lo scompiglio creato dalla morte di Domenico Gamba, riuscivo ad osservare i suoi movimenti con semplicità.

"Vai." Maria mi fece con un cenno del capo ed un sorriso luminoso. "Vai a chiederglielo."

La studiai con la bocca spalancata e con un enorme punto di domanda stampato in viso.

"Tu-Tu come fai a saperlo?" Intercettai un salto della mia Erin nella nostra direzione. "Non ho detto nulla."

"Oh." Scoppiò a ridere. "A parte che sei un libro aperto? E tutto ciò che ti passa per la mente si legge praticamente nella tua espressione?"

"Grazie tante." Arrossii violentemente conscia di quel mio tremendo punto debole. "Sì, a parte quello."

"La tensione sessuale fra voi due."

"Prego?"

Quasi mi strozzai con la saliva e controllai che Erin fosse ignara del significato del discorso.

"Non so spiegartelo, ma sembrate pronti ad esplodere."

"Non è che hai un altro attacco delle tue emicranie?"

Buttò la cascata di capelli ricci all'indietro e rise di gusto.

"No, mia cara Lilrose, per niente." Si sollevò dal tappeto e si avvicinò al pianoforte. "Mentre tu vai dal tuo amato, suonerò della musica a queste pesti con la speranza che si calmino."

Acquistai la posizione eretta e con due falcate la abbracciai.

"Ti ringrazio." La gola mi si chiuse di colpo. "Ti ringrazio per tutto, Maria." Le diedi un bacio sui capelli. "Senza di voi non sarei riuscita a guarire, non del tutto."

Maria mi sorrise e appoggiò la sua testa sulla mia spalla.

"Tutti abbiamo bisogno di qualcuno, Lily e credimi, non vi è persona sulla terra che meriti più di te la felicità, ma adesso vai da lui e decidi del tuo destino." Allargò la bocca carnosa in un sorriso e mi diede una spintarella.

Scelsi di seguire il suo consiglio e senza timore mi incamminai verso l'ufficio della Drakta. Avevo accettato molte cose da quando avevo iniziato a far parte di questa società: prima tra tutte, il lasciarmi alle spalle la mia possibile carriera da medico eccellente; per secondo, ritrovarmi con un paziente che di psichiatrico non aveva praticamente nulla, eccetto una tendenza alla violenza, che non oltrepassava mai la porta della villa; per terzo, accettare la mia condizione ed il mio destino, trovando Erin e proteggendola con tutta me stessa.

"Lilrose?" La voce di Andrej mi riscosse dai pensieri e mi sollevai dal davanzale interno della finestra sul quale mi ero appoggiata.

"Ho bisogno di parlarti," dissi di getto, facendo irrigidire Dimitri, Mikhail e addirittura il piccolo Ivan. "In privato."

"Qualcosa non va?" Infossò le mani nelle tasche e dalle rughe che solcarono la sua fronte potei notare come nonostante il tentativo di mascherarla, l'ansia nel suo sguardo fosse quanto meno eclatante e lo stesse divorando vivo.

"In privato." Sorrisi a Dimitri che mi indicò lo studio.

Una volta che la porta si chiuse alle nostre spalle, presi un grosso respiro e ...

"Lily, non credo che riuscirei a sopp-

"Ti amo." Mi girai di scatto e incontrai l'espressione stupita di Andrej.

"Questo lo so, cara, ma -

"No, Andrej, io ti amo." Sorrisi e gli presi il volto tra le mani, sollevandomi sulle punte e dandogli un piccolo bacio sul naso. "Ti amo così tanto che fatico a comprendere dove inizio io e dove finisci tu. Hai lottato per me, Andrej con una forza ed un coraggio che a stento riesco a identificare." Presi un grosso sospiro e decisi di tagliare la testa al toro. "Sposami." Gli strinsi le mani tra le mie e risi della sua espressione scioccata. "Ti prego, sposami. Se il tuo sentimento nei miei confronti non è cambiato, fammi diventare tua anche da quel punto di vista."

Non fui in grado di registrare la sua risposta, il suo volto luminoso e fiero, le sue lacrime, perché i tre fratelli rimasti dietro la porta dell'ufficio piombarono all'interno creando una confusione disarmante. Adocchiai dalla finestra il sorriso di Mary seduta al pianoforte nell'altra ala e con un sospiro di gioia appoggiai la testa sulla spalla di Andrej che già sorseggiava dell'ottimo champagne appena stappato.

"Non convenzionale come tuo solito, vero Lilrose?" Mi sussurrò all'orecchio con un ghigno irriverente.

"Non si può dire che non sia sorprendente, non è così?" Gli appoggiai la mano sul petto.

"Sei stata la sorpresa migliore che io abbia mai avuto in tutta la mia vita, futura signora Ivanov."

Ma i festeggiamenti vennero interrotti dal suono prorompente del campanello.


Fine.

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora