CAPITOLO SEDICI - ghost riders

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Buona lettura! 💘

⛔️ SOS TW!!! ⛔️
questo è un capitolo un po' delicato, confuso e molto molto particolare. Probabilmente avrete bisogno di tanto tempo per leggere, probabilmente non capirete ma vi assicuro che c'è una spiegazione a tutto questo. prima di formulare qualsiasi strana ipotesi, leggete tutto il capitolo. grazie per l'attenzione. se non doveste farcela a leggere tranquilli, non importa. <3

CAPITOLO SEDICI – ghost riders

you thought I was the killer
you're lookin' in the mirror

victoria

Mi chiedevo se fossi scomparsa, cosa sarebbe successo.

Una ragazza che si prendeva cura di me alla casa famiglia prima di essere adottata dagli Hastings, per far si che mi addormentassi mi raccontava una storia diversa ogni sera. Mi diceva che lì si raccontavano tante storie, alcune erano favole, altre dei vecchi miti o delle leggende, c'erano le sere dedicate alle storie di paura e anche quelle dedicate alla fantascienza. Io ero particolarmente legata ai miti e alle leggende, le vicende storiche che avevano portato a determinate credenze mi incuriosivano parecchio, ma c'era una storia in particolare che mi aveva affascinata più di altre, una storia di pura fantasia. Non era una favola, era un racconto soprannaturale, una credenza folkloristica che mi aveva portata a pormi una serie di domande alle quali, purtroppo, non avrei mai trovato una risposta. C'erano tanti ragazzi soli come me, alla casa famiglia, ognuno con la sua storia, ed era bello vedere che nonostante ciò che affrontavamo ogni giorno, ognuno con il suo inferno, alla fine ci riunivamo tutti insieme e ci raccontavamo delle storie. In una notte di tempesta, con tuoni, fulmini e saette, la dolce Clarissa aveva deciso di raccontarci la leggenda della caccia selvaggia. Non avrei mai dimenticato quella notte, quella leggenda, la curiosità che aveva scaturito in me. - A volte in inverno non si è al sicuro – Aveva detto con aria misteriosa. Ricordavo i suoi occhi d'orati sempre allegri, quando raccontava storie, e quando la chiamavamo cantastorie, la sua espressione commossa colorava il grigio torpore di quel posto, e noi ci sentivamo tutti un po' meno grigi, un po' più speciali. Aveva raccontato che in inverno, i morti cominciavano a muoversi, cavalcavano sulle strade a loro familiari, galoppavano attraverso villaggi e desolazioni, volando attraverso i boschi della mente. La leggenda della caccia selvaggia derivava dal passato, e lo vedeva come cacciatore, come quel qualcosa che tornava ad inseguirti, per un tempo non sempre definito, perchè il passato non moriva mai e il tuo compito era ricordare. Se cominciava ad inseguirti, avresti dovuto scappare, perchè nel momento in cui ti acciuffava, venivi dimenticato per sempre e sarebbe stato come se tu non fossi mai esistito. Erano dei cavalieri senza volto, secondo alcune leggende, secondo altri avevano il viso sfigurato o il volto di un fantasma. Arrivavano cavalcando un cavallo, vestiti di nero come lo era il nostro passato macchiato dai peccati, con una frusta. Vederli era segno di cattivi presagi, di distruzione, solitudine, tristezza. Chi veniva colpito dai cacciatori, chi veniva poi portato via, era destinato ad essere dimenticato, per sempre. Era come se non fossi mai esistito, per nessuno, come se fossi stato cancellato: nessuno si ricordava di te, nessuno veniva a cercarti, semplicemente venivi dimenticato. Chi vedeva i cacciatori, era il prossimo ad essere portato via e ricordava chi era scomparso. Le domande che quella leggenda aveva fatto si che mi ponessi erano innumerevoli: come facevamo ad essere certi che fosse soltanto una leggenda? Se le persone portate via dalla caccia venivano dimenticate ed era come se non fossero mai esistite, chi assicurava che fosse soltanto una leggenda? Inoltre secondo qualcuno era possibile tornare indietro, ma soltanto se era rimasto qualcosa di te, in questo mondo. La domanda che in quel momento mi ponevo era: se fossero arrivati i cacciatori, se mi avessero portata via, se per il mondo non fossi mai esistita, qualcuno mi avrebbe cercata lo stesso? C'era qualcosa di me che rimaneva impresso nei cuori delle persone? In quel momento desiderai che mi prendessero con se e portassero via, desiderai sparire dalla faccia della terra, dalla vita di tutti, per smetterla di fare loro del male. Avevo visto la sofferenza, l'avevo letta negli occhi di Benjamin, di Katherine, di Sam... E più li guardavo più mi chiedevo come fosse possibile che non mi odiassero, che non desiderassero che io non fossi mai esistita.

UNCONDITIONALLYWhere stories live. Discover now