CAPITOLO UNDICI - monster

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Buona lettura! 💘

capitolo undici - monster

⚠️ WARNING!!! ⚠️
Prima di lasciarvi alla lettura vorrei soltanto dirvi che questo capitolo è parecchio, parecchio delicato e pesante. Ci ho messo tantissimo tempo per scriverlo e mi ha letteralmente fatta impazzire per tantissimi motivi. Vorrei che sappiate che se per caso non riusciste ad arrivare in fondo, se non vi piacesse la piega che prenderà non importa. Se per caso sta diventando TROPPO non fa niente. Spero comunque che andiate avanti, ma se per caso non lo riteneste opportuno e vi disturbasse la questione, non importa.
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what am i now? what if i'm someone i don't want around? i'm falling again

Victoria

La mia vita aveva letteralmente perso di significato.
Niente aveva più senso da quando, qualche sera prima, avevo visto il detective John mettere le manette a Benjamin.
Era stata una cosa che mi aveva volta completamente alla sprovvista: non avrei mai, assolutamente mai, minimamente immaginato che una cosa simile sarebbe potuta accadere. Mai nella mia vita avrei immaginato di vedere l'unico amore che avevo, essere trascinato via dalla polizia per un crimine che non aveva commesso.

Il mondo era crudele, la vita era crudele, la mia soprattutto. Mi chiedevo cosa avessi fatto di male, perché Dio ce l'avesse tanto con me. Avrei voluto veramente parlargli per chiedergli che intenzioni avesse, se avesse dei piani o dei programmi, o qualche consiglio da darmi per continuare a lottare. Le uniche ragioni per cui ancora non mi ero lasciata morire erano il mio gemello e Ben. Ben che stava rischiando tutto per me, la sua vita, la sua libertà, per proteggere me. Per amore mio aveva messo a repentaglio tutta la sua vita e aveva messo in cima a tutto noi, o meglio me. Non sapevo se sarei riuscita ad accettare la cosa, prima o poi, ma infondo io per lui avrei fatto lo stesso.

Pensavo a quanto lo amassi, mentre me ne stavo seduta a terra sul tappeto del bagno, roteando l'anello che mi aveva lasciato la sera in cui ci avevano separati. Quando mi aveva salutata, quando mi aveva pregata di non crollare, aveva stretto la mia mano, forte, così forte da sentire la sua stretta fino alle ossa, e quando mi aveva lasciata andare avevo aperto il palmo della mano, mentre lasciava casa mia, e avevo trovato l'anello a cui più teneva, sul mio palmo. Era quello che aveva il suo nome inciso, che gli aveva fatto fare appositamente suo padre, e lui lo aveva dato a me. Mi aveva lasciato da custodire una delle cose più importanti della sua vita, nella speranza che me ne sarei presa cura e che non mi sarei lasciata andare.
Lo stringevo con forza tra le lacrime, come se stessi abbracciando lui, e mentre lo facevo mi crogiolavo nel mio dolore, con l'acqua calda che riempiva la vasca da bagno e appannava i vetri. Non potevo vivere così, stavo seriamente impazzendo, non ce la facevo più. Sam continuava a ripetermi che sarebbe presto finita, ma io non lo pensavo affatto. Non sarebbe mai finita, era qualcosa di troppo grande, mi avrebbe sempre lasciato il segno e non potevo davvero farcela.

Infilai di nuovo l'anello con una lacrima che cadde lentamente sul freddo argento, mi rialzai in piedi e presi la lametta nascosta dietro la cover del mio telefono. Osservai lo specchio appannato per diversi istanti, non riuscendo a scorgere il mio riflesso, l'unica cosa che riuscii a fare era pensare a chi fossi, a cosa stessi facendo e a cosa fossi diventata. Probabilmente ero destinata a vivere nell'uragano, destinata a rimanere al centro e nel buio, con la violenza del vento attorno a me che spazzava via ogni cosa. Mi avrebbe portato via tutto, me lo sentivo. Quando ero piccola mio padre mi diceva sempre che non avrei mai avuto amici o persone che mi amavano attorno e soltanto crescendo capii che il motivo non fosse quello che pensavo. Non era perché pensava non meritassi l'amore di nessuno, ma quanto più purché ogni persona a cui io tenevo, ogni persona che io amavo, era destinata a farsi del male. Persino Sam, il mio dolce Sammy, riuscivo a leggere nel suo sguardo e nel suo cuore quanto stesse soffrendo e quanto stesse cercando di nascondermelo per non farmi stare peggio, ma io sapevo, lo sentivo, poteva anche smetterla di fingere perché in fondo sapevo che lui era a conoscenza del fatto che lo avevo capito. Era come se si fosse spento qualcosa, nel suo sguardo. In cuor mio sperai che non rimpiangesse il tempo insieme, che non pensasse che non ne valeva la pena di essere mio fratello, perché lui era la cosa più preziosa della mia vita, era il mio diamante e doveva brillare per sempre, i suoi occhi dovevano brillare per sempre.
Perciò mi ritrovavo in quel modo: l'amore della mia vita che rinunciava alla sua, di vita, per salvare la mia, cosa che avrei fatto anche io per lui ma non avrei fatto per me stessa al suo posto, ed il mio fratello gemello che rinunciava a provare dei sentimenti, che rinunciava a se stesso, soltanto per me. Che senso aveva continuare così?

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