CAPITOLO VENTISETTE - under my skin.

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Ricordo a tutti che, se lo voleste, potete contattarmi in privato per entrare nel gruppo WhatsApp 🌸
Instagram: iamilaa_
Abbiamo creato delle pagine Instagram dei personaggi, vi lascio i nickname qui, se andaste a seguirli sarebbe bellissimo 💙
Vic: moonchild.vic
Ben: ben.oakwood
Sam: sam.stories
abbiamo anche una pagina tik tok, nel caso foste interessati e aveste l'app il nick è lo stesso del mio nome wattpad: wendygoesaway.

Buona lettura! 💘

spazio autrice:
🚨🚨!!! TRIGGER WARNING !!!🚨🚨
ci sarebbero un miliardo di motivi per cui metterlo, perciò non posso specificare riguardo a che cosa. Perdonatemi, lo so che lo metto sempre.

spazio ilaryyy clintoooon:
siamo nel mezzo di un ciclone e mi rendo conto che le tragedie sembrano non finire mai, ma non mi odiate 🥺
spero il capitolo vi piaccia<3
fatemi sapere cosa ne pensate con commenti e stelline.

ila
x

ps -> mentre leggete la prima parte del capitolo ascoltate (si in questo ordine) chiave e sabbia di ultimo, fa tutto un altro effetto giuro.
ilysm

CAPITOLO VENTISETTE – under my skin

Costa cara la fragilità, per chi un posto nel mondo non ha.

Era quasi mezzanotte, l'aria fredda di novembre mi tagliava il viso e scompigliava i miei capelli facendomi rabbrividire. Aveva iniziato da poco a nevicare, ma nonostante ciò avevo deciso di rimanere sul tetto e ammirare il manto bianco che decorava la mia città, cercando le stelle e contandole, addirittura, tra la coltre di nuvole bianche e la fitta nebbia caratteristica dell'inverno e della neve. Aprii il palmo della mano accogliendo un piccolo fiocco di neve osservandolo posarsi sul mio guanto di lana mentre, nel silenzio e nel mio amato inverno, fumavo una sigaretta e sorridevo al piccolo fiocco danzante.

Ero salita sul tetto principalmente perché avevo bisogno di stare da sola e smettere di pensare, ma da un'ora a quella parte tutto ciò che riuscivo a pensare era proprio che dovevo smettere di farlo. Il mio problema principale era che la mia mente viaggiava troppo, e spesse volte i miei pensieri si trasformavano in sussurri, bisbigli fastidiosi, risatine frustanti e deliri. A volte i sussurri erano così tanti, tutti sovrapposti e troppi contemporaneamente, che l'unica cosa che riuscivo a fare per metterli a tacere era prendermi la testa tra le mani e gridare. Le urla erano talmente forti che sovrastavano il volume delle risate, dei pensieri velenosi, e alla fine riuscivo a zittirli qualche volta. Per la prima volta, dopo una vita in cui non avevo fatto altro che temerlo ed esserne terrorizzata fino ad avere il panico nelle ossa, ero arrivata a cercare disperatamente il silenzio. Quando mi ero resa conto che desideravo la pace che solo il silenzio era in grado di darmi, avevo capito di avere superato il mio limite massimo di sopportazione del dolore.

Ad ogni modo, mentre i fiocchi di neve facevano lentamente diventare bianchi i miei capelli, una bottiglia di acqua riempita con vodka liscia giaceva al mio fianco, incastrata tra una tegola e l'altra, e mi faceva compagnia riscaldandomi mentre l'inverno mi raffreddava fino a entrarmi nelle ossa. Principalmente era quello il motivo per cui lo amavo: mi faceva rabbrividire lungo tutta la spina dorsale, e i brividi erano la dimostrazione del fatto che fossi ancora viva. Sollevai il naso ghiacciato all'insù alzando la bottiglia al cielo e sorridendo dopo aver mandato un bacio verso la luna e portandomela poi alle labbra, assaporando il calore bruciante dell'alcol che scendeva lentamente lungo l'esofago, facendomi chiudere gli occhi e godere di quella sensazione di meraviglioso formicolio alla testa che regalavano i super alcolici. Ormai stavo bevendo da un'ora, avevo i capogiri, ma onestamente non me ne importava più di tanto, pensavo che dopo tutto sarebbe potuta essere l'unica cosa in grado di farmi realmente smettere di pensare. – Cin cin Kat – Biascicai con i denti che battevano e stringendomi le gambe al petto posando la testa sulle ginocchia. – Ti penso ogni giorno – Bevvi un altro sorso di alcol e arricciai il naso mordicchiandomi il labbro, presi un respiro profondo e deglutii rumorosamente, guardandomi un po' attorno e ricordando la prima volta che avevo portato la mia migliore amica sul tetto a contare le stelle. Le avevo raccontato che era una cosa che io e Sammy facevamo da sempre, immaginando di creare disegni smontando le costellazioni e unendole tra di loro creandone di nuove, sempre diverse, con storie diverse.
Katherine aveva sempre sofferto di vertigini, per cui quando eravamo salite sul tetto si era messa a insultarmi e ripetermi quanto io e Sam fossimo fuori di testa per farlo, soprattutto da ubriachi oppure mentre fumavamo e ci passavamo lo spinello persi nel nostro piccolo mondo. Fumavamo guardando le stelle, viaggiando nel cielo, creando le nostre storie raccontandoci sempre cose nuove, anche piccoli dettagli che per chiunque potevano sembrare insignificanti, ma per noi erano tutto. In quel momento riuscivo solo a pensare a quanto ogni secondo e ogni istante fossero preziosi, ricordando i momenti vissuti con Katherine e le notti a dormire abbracciate. Ricordavo la mia mano e quella di Sam intrecciate, io con la testa posata sul suo petto, e lui e che mi accarezzava i capelli, intrecciava le ciocche corvine tra le sue dite, e diventava il mio cantastorie. Avevamo costruito una tradizione, io e lui, e volevo mostrare me stessa a Katherine quella notte, presentarle la vera Victoria. – Ovunque tu sia, spero che il mio pensiero ti arrivi. – Dissi alla fine.

UNCONDITIONALLYOnde as histórias ganham vida. Descobre agora