CAPITOLO SETTE - hurricane

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Buona lettura! 💘

Capitolo sette - hurricane

però mi si ferma il battito

Victoria

Cosa c'era di tanto sbagliato in me?
Cosa c'era che non funzionava?
Perché ero nata essere l'occhio del ciclone?
Davvero, io davvero ci provavo con tutta me stessa a capirmi, ma non ci riuscivo. Sembrava che l'unico in grado di farmi stare tranquilla, in quel periodo, fosse Benjamin.
Sam, per quanto ci provasse, era più nervoso di me. Non dormiva tranquillo nemmeno lui, e io lo sentivo accanto a me che si agitava in continuazione. Spesse volte mi capitava di abbracciarlo durante la notte perché lo sentivo tremare, oppure lo sentivo piangere. Lui dormiva, non se ne rendeva nemmeno conto e credevo che non lo ricordasse la mattina una volta sveglio, però spesso capitava che gli asciugassi le lacrime, o abbracciassi durante la notte perché stava tremando ed era agitato. La differenza tra me e lui era che io mi svegliavo dagli incubi, lui no. Da quando avevo sognato me stessa in quello specchio, la situazione mi stava sfuggendo di mano. A volte mi svegliavo e non riuscivo a muovermi, non riuscivo nemmeno a gridare per la paura. Vedevo la me stessa, quella dello specchio, sorridermi maliziosamente e graffiarmi con degli artigli al posto delle mani. Io volevo scendere dal letto e scappare via, ma non riuscivo a muovermi. Che poi, alla fine, dove sarei andata? In qualunque posto fossi andata, non sarei mai riuscita a scappare, perché era tutto nella mia testa.

Tutto nella mia testa.

Mi sentivo una pazza, mi capitava perfino di svegliarmi mentre stringevo i pugni fra i miei capelli, temevo che una volta o l'altra qualche ciocca me la sarei strappata. Oltre tutto avevo iniziato a trovarmi le mani segnate, dalle mie unghie, e le dita mangiucchiate. Probabilmente durante i sogni stringevo i pugni talmente forte che mi conficcavo le unghie nella pelle, e quindi mi graffiavo. Non sapevo cosa fare, non volevo più dormire, non mi sentivo più al sicuro nemmeno nei miei sogni. Era possibile?

In quel momento ero inginocchiata a terra, con la testa tra le mani, giuravo di aver sentito i capelli strapparsi e lacerarsi come aveva fatto il mio cuore quando avevo visto l'amore della mia vita che rischiava di uccidere suo fratello, per me. Fino a che punto ci saremmo potuti spingere io e lui? Fino a che punto saremmo arrivati per poterci proteggere l'un l'altro? Dove saremmo finiti, se avessimo perso entrambi il controllo?

L'unica cosa che riuscivo a fare in quel momento, dopo aver visto Benjamin in quel condizioni, era piangere. Piangere come una disperata perché era tutta colpa mia, se io non avessi fatto cadere quella tazza, lui non avrebbe quasi strangolato suo fratello.
Se Benjamin non fosse innamorato di me, niente di ciò che gli era accaduto sarebbe accaduto. Era tutto così incontrollabile, come un uragano che spazzava via ogni cosa, questo era l'amore che sentivamo l'uno per l'altra.

Ryan mi metteva a disagio, credevo lo avessero capito tutti, probabilmente anche lui. Se solo fossi riuscita a parlare, a dire qualcosa, probabilmente non mi sarei sentita così indifesa, ma più pensavo a come tornare a parlare, meno risultati ottenevo. Era tutto inutile. Un blocco mentale che nessuno riusciva a rimuovere.
Ryan si era avvicinato troppo, per di più se io non avessi fatto cadere la tazza lui mi avrebbe baciata di sicuro. Era così vicino a me che sentivo il suo respiro sulle mie labbra e sentivo l'odore del tabacco e dell'alcol penetrare nelle mie narici. Lo avevo fatto apposta a fare cadere quella tazza. Mentre si avvicinava avevo pensato di spingerlo via, ma di sicuro non ci sarei riuscita perché non avevo abbastanza forza. Per quel motivo avevo finto che mi fosse scivolata: in realtà lui era troppo preso a fissarmi perchè si rendesse conto che l'avevo fatta scivolare apposta.

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