CAPITOLO VENTOTTO - till the last breath

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"Everyone you meet is fighting a battle you know nothing about. Be kind. Always."

Questa volta, per il mese della salute, ho deciso di fare qualcosa di diverso, che terrò per tutto il mese di maggio. Ci tengo a ricordarvi che qualsiasi sia la vostra battaglia, non dovete per forza affrontarla da soli. Se avete bisogno di parlare con qualcuno potete tranquillamente scrivermi in privato, vi ascolto sempre. <3

vi lascio qui sotto dei numeri da contattare nel caso sentiste di non farcela. sappiate che vi rialzerete, c'è sempre una luce che vi guida, sempre.

TELEFONO AMICO: 02 2327 2327
TELEFONO AZZURRO: 1969
NUMERO PREVENZIONE SUICIDIO: 800 334 343
NUMERO PREVENZIONE DISTURBI ALIMENTARI: 800 180 969
NUMERO VIOLENZA DOMESTICA: 1522
SUPPORTO PSICOLOGICO: 800 833 833
SUPPORTO PSICHIATRICO: 800 274 274
TELEFONO ROSA: 06 375 18282
SUPPORTO PER AUTISMO: 800 031 819

⚠️TRIGGER WARNING!!!! ⚠️
QUESTO CAPITOLO CONTIENE FORTI DESCRIZIONE DI DEPRESSIONE!!

CAPITOLO VENTOTTO – till the last breath.

Avete mai confuso un sogno con la realtà? Avete mai rubato qualcosa quando tenevate la cassa, vi siete mai sentite tristi? Avete mai pensato che il vostro treno si muovesse, mentre invece eravate ferme? Forse ero solo pazza, o forse ero solo una ragazza interrotta.

I raggi del sole filtravano dalla finestra colpendomi fastidiosamente il viso e spingendomi ad aprire gli occhi. Sfregai le palpebre con le dita e mi voltai alla mia destra per osservare l'angelo che dormiva al mio fianco. Passai i polpastrelli sul suo viso tracciandone la forma e osservando la timida spruzzata di lentiggini che costellava il suo bellissimo viso, pensando a quanto mi si stringeva il cuore sapendo che non potevo fare assolutamente niente per risparmiarle tutta quella sofferenza. Presi a giocare con le sue ciocche di capelli corvini, intrecciandole sul mio dito e guardandola dormire. Le sue palpebre fremevano per cui sospettai che, in realtà, il suo sonno fosse tutt'altro che tranquillo e quel solo sospetto era abbastanza per farmi sentire inutile. Mi sarebbe piaciuto entrare nella sua testa, strappare via tutti quei brutti sogni e regalarle solo gioia e felicità, accendere una luce, trasformare il nero in bianco. Avrei voluto sapere dove fosse, dove si nascondesse quella parte di lei che voleva ancora essere salvata, perché dopo gli ultimi giorni la situazione non aveva fatto altro che peggiorare. Non faceva altro che dormire o stare a letto senza volersi alzare, spegneva tutte le luci e, la sera precedente quando Alexander mi aveva telefonato, aveva addirittura messo una salvietta sotto la porta per coprire anche lo spiraglio di luce che entrava dal corridoio.
Non sapevo più che cosa fare, se non starle accanto e stringerla più forte quando la sentivo agitarsi nel sonno. Avevamo passato la notte insieme, fra baci, carezze e abbracci, confessioni fatte nel silenzio, dichiarazioni d'amore eterno e mani intrecciate, sempre. Avrei voluto prenderla per mano e volare fino alla luna, per mostrarle che poteva splendere tanto quanto il grande satellite, anche di più. Volare fra le stelle, proteggerla dal mondo, prendere la sua vita e fargliela vivere sul serio, perché c'era molto di più che quella stanza buia, c'era molto di più che lei non vedeva e non aveva mai visto. Lei non era un'ombra, era una luce, solo che non lo poteva vedere. Le avrei dato i miei occhi per farle vedere come la vedevo io, forse così mi avrebbe creduto.

Nel frattempo, non avevamo notizie di Sam da un po' di tempo, avevamo provato a chiamarlo ma senza ottenere risposta, mai. Sean ci teneva aggiornati e ogni tanto ci avvisava che stava a casa e stava, più o meno, bene. Più che altro era vivo, ecco tutto. Da quando ci aveva chiesto del tempo era sparito nel nulla: nessuno di noi voleva forzarlo a parlare, desideravamo soltanto stargli vicino e aiutarlo, ma a quanto pareva lui non desiderava l'aiuto di nessuno.

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