CAPITOLO TREDICI - only for the brave

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Vic: moonchild.vic
Ben: ben.oakwood
Sam: sam.stories

Buona lettura! 💘

🚨 WARNING 🚨
capitolo ricco di emozioni, prendetevi tutto il tempo.
it's only for the brave.
love you all

capitolo tredici - only for the brave

as long as i watch over you, you don't need to run.
as long as i watch over you, we don't need to say we're dead.

Victoria

Quando aprii gli occhi mi trovai circonda dal mio migliore amico e Ben che mi stringeva le mani.
Mi guardai attorno frastornata e mi tirai su a sedere sfregandomi il viso con le mani. Ero in una stanza del tribunale, accerchiata, e mi girava la testa. Mi ricordavo vagamente di aver perso i sensi e ricordavo anche di aver visto mia madre, o almeno quella che pensavo fosse mia madre, ossia la madre di Sam. Juliette Moore, la donna che dai dodici ai diciassette anni mi aveva accolta in casa sua, si era presa cura di me un sacco di volte, e mi aveva coccolato più volte durante la notte, era mia madre. Era sempre stata lei, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirmelo. La donna che mi preparava il tè caldo anche alle tre del mattino quando mi svegliavo per gli incubi, quella che stava sveglia con me e Sam ad ascoltarci mentre non facevamo altro che raccontare stupidaggini. La donna che la prima volta che mi ero ubriacata con Sammy, aveva passato la notte a tenermi su i capelli e seduta a terra con me, mi aveva fatto stare a casa sua, e non aveva mai rivelato nulla ad Alexander e Nicole. La donna che mi chiamava per sapere come stavo se non andavo a casa loro per due giorni, quella donna, proprio lei, era mia madre. Mi aveva mentito per tutto quel tempo, aveva fatto la mamma, senza dirmi che mia mamma lo era veramente. Mi domandavo come avesse potuto farmi una cosa del genere, come avesse potuto presentarsi in tribunale per aiutarci dopo che ci aveva abbandonati senza nemmeno darci una spiegazione. Mi chiedevo come avesse potuto assistere ad una scena del genere senza fare nulla, senza intervenire, senza fare qualcosa per impedire che accadesse. Mi ero sentita così frastornata guardandola negli occhi, avevo visto gli anni passati con lei e Sammy passarmi nella mente, e avevo visto capito: il comprendere che si trattava di mia madre, dopo tutto quello che stava succedendo in quegli ultimi minuti, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Soltanto dopo mi resi conto di Ben accucciato ai miei piedi che mi fissava in ansia e teneva una mano posata sul mio viso, accarezzandomi lievemente e facendomi sentire tantissimo amata con quel piccolo e semplice gesto che per gli altri poteva non significare nulla, ma a me faceva venire da piangere per quanto avessi desiderato averlo di nuovo davanti agli occhi, per quanto mi fosse mancato e mi fossero mancate le sue carezze. Il modo in cui mi stava guardando, il modo in cui mi accarezzava e il suo respiro affannato, ansioso e preoccupato. D'istinto lo abbracciai, e rimasi a stringerlo fra le braccia tutto il tempo che mi era necessario per realizzare che fosse lì e che mi stesse abbracciando. Avrei voluto piangere nuovamente, ma in quel momento proprio non ci riuscivo proprio, era come se gli occhi di mia madre mi avessero prosciugata in quel millesimo di secondo che avevano incontrato i miei. Fu per quello che mi accoccolai a Ben, che lasciai che mi baciasse la testa e che le sue braccia mi cullassero in quella dolce tortura da cui, in pochissimo, mi sarei dovuta certamente separare. Sciolsi l'abbraccio e posai la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi e sorridendo quando posò le labbra sul mio naso delicatamente, e poi sfiorò il mio con il suo. Mi sentivo un gatto che faceva le fusa in quei momenti, perché avrei voluto restare così per sempre, soltanto io e lui.

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