CAPITOLO DIECI - rondini al guinzaglio

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Buona lettura! 💘

capitolo dieci - rondini al guinzaglio

dove basta un minuto intenso per vivere sempre

Benjamin

Ero a casa degli Hastings con mio padre perchè potesse parlare a me e Victoria della situazione e di ciò che sarebbe accaduto da quel momento in poi. Dopo che avevano arrestato Michael e dopo che io e Richie avevamo lasciato la deposizione al detective John era arrivata, a me, Vic e Sam, la comunicazione per la convocazione in tribunale per il processo. Dal momento in cui Michael era finito dietro le sbarre, la polizia aveva elementi sufficienti per dare il via al processo giudiziario ed eravamo chiamati in tribunali tutti e tre, nonostante l'imputata fosse soltanto Victoria, a quanto sembrava, io e Sam eravamo chiamati a testimoniare.

Leonard, Alexander e noi tre ci trovavamo seduti al tavolo rotondo della cucina: Victoria giocava con le sue dita nervosamente mentre la mia mano era posata sulla sua coscia per cercare di tranquillizzarla. Alla fine a Sam avevano estratto la pallottola e gli avevano messi i punti, che sarebbe andato a fare controllare due settimane più tardi e forse, se la ferita stava guarendo bene, glieli avrebbero anche tolti. Gli era andata bene, era andata a tutti bene, nessuno si era fatto male pesantemente come l'ultima volta, a parte Victoria. Moralmente era a terra: se prima spiccicava qualche parola ogni tanto, anzi qualche sussurro per l'esattezza, con me e Sam, da qualche giorno a quella parte entrambi ci eravamo resi conto che non lo stava più facendo. Eravamo preoccupati, in tutta onestà, perché invece che migliorare era peggiorata e non sapevamo cosa fare e come comportarci, dal momento che nemmeno il dottor Dustin aveva soluzioni. Sam mi aveva detto che l'uomo gli aveva spiegato che non stava facendo progressi e che, a giudicare dal suo sguardo e da come si svolgevano le sedute, stava peggiorando sempre di più. Temeva che la situazione potesse sfuggirci di mano dopo l'ultimo evento, ma io speravo che avremmo potuto risolvere presto tutto, visto che al processo mancavano pochi giorni e quello avrebbe chiuso il cerchio definitivamente.

Quel pomeriggio, finalmente, Vanessa sarebbe passata di lì assieme a Carter e sarebbero rimasti fino alla sera per passare un po' di tempo tutti insieme. Aveva pensato Sam a invitarli, affermando che forse rivedere la sua amica avrebbe fatto a Victoria, un po' di normalità e risate fra amici. Nessuno di noi parlava con Katherine dal giorno in cui si era presentata a casa mia con Ryan, e io non avevo più ne visto ne sentito mio fratello: una parte di me sperava se ne fosse andato dalla città, l'altra parte, invece, sapeva che non fosse così.

Ad ogni modo, mio padre sembrava preoccupato, e continuava a fissare sia me che Victoria, che Sam, come se stesse cercando di capire qualcosa o di comunicare attraverso lo sguardo che prometteva tutt'altro che buone notizie. - La situazione è cambiata. - Disse d'un tratto scoccandomi un'occhiata. - Voi siete sicuri di averci detto tutto quello che c'era da sapere su quella sera? - Domandò tirandosi il colletto della polo confuso e incollando, automaticamente, lo sguardo in quello di Victoria, che aveva alzato gli occhi in preda al panico.

- Sì - risposi io al suo posto. - Le cose sono andate esattamente come vi abbiamo riferito. -

- Abbiamo un problema, in questo caso - a quel punto i suoi occhi incrociarono i miei e scosse il capo.

- Che tipo di problema? - Domandò Sam. In quel momento si stava tenendo il braccio e aveva smorfie doloranti, però si avvicinò ugualmente a sua sorella, che aveva lo sguardo tremante, ma fisso negli occhi di mio padre.
A giudicare da come Victoria lo stava guardando, sembrava che si aspettasse l'inferno sulla terra, e a dire il vero Leonard stava preoccupando anche a me. Io ero stato contento di ricevere la comunicazione del processo perché ero consapevole che almeno un cerchio si sarebbe chiuso, ma a giudicare dall'espressione turbata di mio padre temevo che sarei dovuto essere tutt'altro che felice.

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