CAPITOLO VENTIQUATTRO - ENDGAME.

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Ricordo a tutti che, se lo voleste, potete contattarmi in privato per entrare nel gruppo WhatsApp 🌸
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Abbiamo creato delle pagine Instagram dei personaggi, vi lascio i nickname qui, se andaste a seguirli sarebbe bellissimo 💙
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abbiamo anche una pagina tik tok, nel caso foste interessati e aveste l'app il nick è lo stesso del mio nome wattpad: wendygoesaway.

Buona lettura! 💘

🚨🚨🚨 !!! TRIGGER WARNING !!!🚨🚨🚨

non so nemmeno cosa dire a riguardo, se non di prestare attenzione e, semplicemente, fate con calma.

spazio autrice:
LEGGETE CON CALMA, NON SALTATE NULLA RISCHIERESTE DI NON CAPIRE!!! PORTATE ATTENZIONE A OGNI SINGOLA COSA, MI RACCOMANDO.
alla prossima settimana (forse)
ila
x

ps -> spero sia perfetto, se no perdonatemi.

CAPITOLO VENTIQUATTRO – ENDGAME.

Does it ever drive you crazy, just how fast the night changes?

Victoria

Dopo tutto, tutti desideravamo un lieto fine, un finale epico, da poesia. Molto spesso, però, non andava così. Come in quell'occasione, come nel nostro caso. In quel momento mi sentii come se il destino di tutti noi fosse già stato scritto e, mi resi ben presto conto, che non potevamo evitare in nessun modo che le cose brutte accadessero. Per quanto noi potessimo immaginare come sarebbe finita, a prescindere da qualsiasi strada avremmo scelto di prendere, a quel punto ci saremmo arrivati in ogni caso. Non c'era nulla, assolutamente niente, che potessimo fare per evitare che accadesse. Capii che non importava quanto ci fossimo impegnati, quanto avevamo fatto per impedire che si ripetesse la storia nuovamente, perché evidentemente era destino che accadesse e a quel bivio ci saremmo arrivati in ogni caso.
In quella strada talmente vuota da sentire l'eco dei nostri pianti e del suo respiro che si faceva via via sempre più lento, ci saremmo arrivati in ogni caso.
Tutte le storie avevano una fine, ma ciò che faceva di un eroe un vero eroe, era anche accettare la sconfitta. Parte del viaggio è la fine, e forse è proprio quella più importante, e il compito dell'eroe è, tra le altre cose, anche questo: accettare che le cose facciano il loro corso, lasciare andare, perdere, a volte, ma sorridere per averci provato.
Quella notte, mentre la tempesta si abbatteva su di noi, capii che le cose erano andate esattamente come dovevano andare.
Capii che Boadicea non ero io e non avrei mai potuto esserlo.

Due ore prima...

- Ripeto la domanda – Scandì ancora Gabriel, come se nessuno di noi lo avesse sentito quando in realtà lo stavamo fissando tutti quanti confusi, chi più chi meno, per la rabbia che gli si leggeva negli occhi. Sembrava stesse per incenerire tutti quanti, e io in un certo senso iniziai a sentirmi proprio fuori posto, addirittura in colpa per essere in quel locale e per aver accettato linvito di Vanessa. - Che cosa diavolo ci fate voi qui? - Domandò di nuovo senza lasciare andare il polso della mia amica.

Carter prese un respiro profondo, strinse i pugni e rimase a fissare la mano di Gabriel stretta attorno al polso di Vanessa, che aveva l'aria confusa e dolorante, probabilmente perché le stava facendo male. Il biondo scattò in avanti spintonando Gabriel, che automaticamente lasciò la presa su Vanessa e barcollò all'indietro alzando le braccia in segno di resa. - Tu non la devi toccare. - Sibilò il mio amico con gli occhi stretti a una fessura e lo sguardo fulminante, di chi avrebbe potuto uccidere, per lei.

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