CAPITOLO TRENTADUE - la di die

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"Everyone you meet is fighting a battle you know nothing about. Be kind. Always."

Ci tengo a ricordarvi che qualsiasi sia la vostra battaglia, non dovete per forza affrontarla da soli. Se avete bisogno di parlare con qualcuno potete tranquillamente scrivermi in privato, vi ascolto sempre. <3

vi lascio qui sotto dei numeri verdi da contattare nel caso sentiste di non farcela. sappiate che vi rialzerete, c'è sempre una luce che vi guida, sempre.

TELEFONO AMICO: 02 2327 2327
TELEFONO AZZURRO: 1969
NUMERO PREVENZIONE SUICIDIO: 800 334 343
NUMERO PREVENZIONE DISTURBI ALIMENTARI: 800 180 969
NUMERO VIOLENZA DOMESTICA: 1522
SUPPORTO PSICOLOGICO: 800 833 833
SUPPORTO PSICHIATRICO: 800 274 274
TELEFONO ROSA: 06 375 18282
SUPPORTO PER AUTISMO: 800 031 819

-> spazio autrice: eccocii quiii
sono finalmente riuscita ad aggiornare con troppo ritardo hahah
fatemi sapere se vi piace il capitolo,
alla prossima
ila
x

⚠️ TRIGGER WARNING!!! ⚠️
nel capitolo sono presenti scene forti, sia per le emozioni che per ciò che accade.
fate con calma, non tralasciate NULLA o non capire cosa sta succedendo.

Buona lettura 🌹

CAPITOLO TRENTADUE - la di die

run for your life

- Cerca sempre di prendere tempo - Aveva detto il biondo arricciando il naso e roteando la penna fra le dita mentre stavamo seduti su una panchina in un parco, fumando una sigaretta. - Può darsi che i rinforzi potrebbero essere in ritardo, che anche i soccorsi potrebbero esserlo: tu prendi tempo. Cerca di distrarre le persone con cui hai a che fare, non ti focalizzare sul fatto che sei solo e sei spaventato: distraili, in ogni modo possibile. Inventa qualsiasi cosa, assecondali, fai in modo che ti ascoltino e si concentrino su di te, in modo che perdano l'attenzione per ciò che li circonda, che si dimentichino che sei un poliziotto e che sei lì per farli arrestare. Alleati con loro, fagli credere che lo stai facendo, ma distraili - Cantilenava roteando gli occhi fino a incrociare il mio sguardo.

Perciò, ricordando quel momento e ciò che mi era stato detto, stavo facendo il possibile per prendermi del tempo, anche per perderlo se necessario: presto qualcuno sarebbe arrivato da noi, ne ero certo.

Tutti avevano, prima o poi, quei momenti in cui credevano quanto fosse esilarante la propria vita. Mentre mi strattonavano e strattonavano Victoria, che ogni tanto si fermava e chiedeva pietà, avevo iniziato a sospettare che mi stessero prendendo in giro, ma il fatto era che se fosse stato uno scherzo era di cattivo, anzi pessimo, gusto.

Sorrisi istericamente e presi a guardarmi attorno, persino, cercando le telecamere a causa della disperazione, ma quando arrivammo in un angolo del parco in cui non c'era nessun altro di fuori di noi quattro, e quando uno degli uomini spinse Victoria facendole perdere l'equilibrio e facendola cadere, mi resi effettivamente conto che quella era la schifosa realtà dei nostri ultimi due anni.

Con uno strattone violento mi allontanai dall'uomo che mi stringeva il braccio e corsi da Victoria, lasciandomi cadere a terra a peso morto e stringendola fra le braccia baciandole la testa. - Lei non ha nessuna colpa, lasciatela andare per favore - Dissi cercando di tranquillizzarla il più possibile, mentre lei si mise le mani sugli occhi ciondolando avanti e indietro e singhiozzando, con il respiro spezzato.

La cosa che mi faceva più male era vederla in quello stato e sapere che fosse soltanto colpa mia, che ne avevo la piena responsabilità, e soprattutto che non potevo fare assolutamente niente in quel momento per poterla calmare o rimediare, perché ci trovavamo in un limbo temporale dal quale non saremmo usciti tanto presto, probabilmente. - Non vedete che sta male? - Sibilai squadrandoli da capo a piedi.

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