CAPITOLO TRENTUNO - interlude

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"Everyone you meet is fighting a battle you know nothing about. Be kind. Always."

Ci tengo a ricordarvi che qualsiasi sia la vostra battaglia, non dovete per forza affrontarla da soli. Se avete bisogno di parlare con qualcuno potete tranquillamente scrivermi in privato, vi ascolto sempre. <3

vi lascio qui sotto dei numeri verdi da contattare nel caso sentiste di non farcela. sappiate che vi rialzerete, c'è sempre una luce che vi guida, sempre.

TELEFONO AMICO: 02 2327 2327
TELEFONO AZZURRO: 1969
NUMERO PREVENZIONE SUICIDIO: 800 334 343
NUMERO PREVENZIONE DISTURBI ALIMENTARI: 800 180 969
NUMERO VIOLENZA DOMESTICA: 1522
SUPPORTO PSICOLOGICO: 800 833 833
SUPPORTO PSICHIATRICO: 800 274 274
TELEFONO ROSA: 06 375 18282
SUPPORTO PER AUTISMO: 800 031 819

-> spazio autrice: ancora una volta scusate il ritardo.
spero vi piaccia lo stesso.
vi voglio bene
ila
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CAPITOLO TRENTUNO - interlude

Erano stati giorni e mesi difficilissimi.
Avevo creduto di aver perso tutto nel momento esatto in cui lei aveva chiuso gli occhi tre le mie braccia. Dal momento in cui Sam aveva seguito il protocollo del primo soccorso in attesa dell'ambulanza, con il mio aiuto, fino al suo risveglio qualche ora dopo, per niente contenta di avere aperto gli occhi e convinta al cento per cento che morire fosse la cosa più giusta da fare per non essere di peso a nessuno di noi, io mi ero sentito come se si fosse aperto uno squarcio nel mio petto e ogni suo sguardo, ogni sua singola parola così colma di dolore e così tormentata dal desiderio di non essere più lì con noi, lo allargava sempre di più.
Poi aveva deciso di farsi aiutare, di entrare in quel centro psichiatrico in cui probabilmente avrebbero potuto fare ciò che nessuno di noi poteva fare, purtroppo.
Credevo di poter fare molto di più per lei, perché sapevo come si sentiva ma nonostante ciò avevo creduto che il mio amore bastasse a farle capire che vivere ne valeva la pena, ma non era stato così: mi ero sbagliato, non avevo fatto abbastanza. Per quel motivo quando aveva scelto di farsi aiutare ed entrare in quel centro ero stato d'accordo fin da subito: come aveva detto mio fratello, quei posti ti cambiano la vita. Victoria era quel tipo di persona che aveva bisogno di bruciare per risorgere, come una fenice. Forse l'aver toccato il fondo in quel modo, le sedute che seguiva costantemente, il programma duro e faticoso che facevano lì dentro le avevano fatto capire quanto fossero preziosi tutti i momenti che viveva con le persone che amava, quanto preziosa ed effimera fosse la vita, perché da quando le terapie avevano iniziato a funzionare nei suoi occhi vedevo di nuovo la guerriera che avevo sempre creduto che fosse, fin dal primo giorno in cui l'avevo incontrata. Victoria era la persona più forte e fragile che conoscessi e stava risorgendo lentamente come una fenice, ero molto fiero di lei e di poterle stare accanto in un momento come quello.

Era passato da qualche giorno San Valentino, da qualche giorno era stato l'anniversario della morte del padre e della sparatoria. Non sapevo come mi sarei dovuto sentire a riguardo, sapevo soltanto che erano settimane che le mie nocche si squarciavano contro il sacco da box, anche in piena notte, e che non mi andava di parlare con nessuno. Mi chiedevano come stessi, come mi sentissi, cosa ci fosse che non andava e se potessero fare qualcosa per aiutarmi, ma la verità era che nessuno poteva farlo. Non mi potevano aiutare nemmeno i miei fratelli, non dal momento in cui nemmeno io sapevo cosa mi stesse accadendo. Non mi sentivo bene, avevo un costante senso di ansia, dormivo poco o niente, ero sveglio dalle quattro del mattino quasi ogni giorno e cercavo di occupare il tempo stando con i miei fratelli, con i ragazzi o con Victoria, mentre nel frattempo tutti si aspettavano qualcosa da me. Tutte quelle aspettative su di me mi mettevano profondamente a disagio, si aspettavano che facessi o dicessi qualcosa, che parlassi, che prendessi in mano la situazione in modi differenti, ma non ci riuscivo: avevo bisogno di tempo. Tutte le domande mi davano fastidio, tutta l'apprensione per il fatto che si fossero resi conto che non stavo bene mi dava fastidio. Sapevo di essere una persona molto difficile, sapevo che in momenti come quello era complicato starmi accanto per un'infinità di motivi, ma chiedevo solo un po' di comprensione. Non avevo bisogno di sentirmi ripetere quanto fossi scontroso, quanto il mio atteggiamento rendesse il tutto più difficile ancora e quanto in momenti come quello potessi essere la persona peggiore esistente sulla terra. Avevo bisogno di capire cosa mi stesse succedendo, capire come comportarmi, cosa fare con il loop infernale che c'era nella mia testa e dover valutare ogni singola cosa che dicevo o facevo mi faceva solo sentire peggio. La paranoia era una presenza costante nella mia testa, così come l'ansia e le grinfie del panico, gli incubi, la sparatoria e Victoria che moriva tra le mie braccia: era come se mi fosse stato dedicato un girone all'inferno, come se Lucifero avesse scelto la sua tortura e si stesse divertendo. Era esilarante il fatto che mentre lei stava bene, io continuavo a fare passi indietro. Lei un passo avanti e io tre indietro, costantemente. Non mi andava di parlargliene, non me la sentivo: non era tanto per il fatto che non mi fidassi di lei o volessi tenerle nascoste le cose, ma pensavo più a quanto stesse lavorando su stessa e quanto fosse faticoso farlo, soprattutto nella sua situazione, perciò avevo scelto di aspettare a parlargliene, di farlo più avanti e accertarmi che stesse davvero bene per non darle altro a cui pensare e altre preoccupazioni, dato che comunque sapevo che se le avessi detto cosa mi stava succedendo l'avrei fatta di certo andare nel pallone e in ansia. Parlavo con mio fratello Ryan, a dire la verità, quando vedeva che non riuscivo a dormire rimaneva con me e passavamo il tempo a guardare serie tv nonostante fosse notte fonda, qualcosa che potesse distarci, oppure a prendere a pugni il sacco da box. A volte scendevamo in giardino, guardavamo le stelle, e magari immaginavamo di fare viaggi ovunque, una volta finito tutto. Quando eravamo bambini avevamo fatto una lista dei posti in cui ci sarebbe piaciuto andare e sognavamo di girare tutti gli angoli del mondo insieme: speravo ancora in cuor mio di poterlo fare.

UNCONDITIONALLYWhere stories live. Discover now