10. "Non rubarmi il gatto"

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«Ma quanta roba c'è dentro questo scatolone?» Alex corruga la fronte mentre prende il più grande dal furgoncino che ha affittato soltanto per oggi.

Sorrido. «Ci sono tutti i giochi di Pumba, lì dentro. In quell'altro i vestiti.»

Alex mi guarda come se gli avessi appena detto dell'esistenza di un nuovo mondo. «Tu metti i vestiti a Pumba?» Immagino che non è proprio abituato a questa cosa, ma ahimè, se ne farà una ragione prima o poi.

«Certo.» Sono io ora a corrugare la fronte. «Scusa, tu non ti vesti?»

Apre la bocca per dire qualcosa, ma decide di stare zitto e la richiude. Scuote lentamente la testa e solo quando è sull'uscio della porta si decide a parlare. «Vado dentro prima che dica qualcosa che ci farà lasciare.»

«Ottima scelta, soldato.» Lo prendo in giro. Prendo anche io uno scatolone e mi avvio dentro casa. Oggi è il grande giorno del trasloco. Avevo detto ad Alex che mi bastavano un paio di valigie e avevo fatto, ma ha insistito comprando degli scatoloni e affittando il furgoncino dicendo che dovrei portare tutto quello che mi serve. Infondo vivrò qui per un anno.

Ho deciso, per ovvie ragioni, di non vendere casa mia. Se mia sorella o qualcun altro mi farà  domande dirò soltanto che la fitterò in futuro. «Mancano tre scatoloni ed abbiamo finito.» Anche se Alex ha insistito, non ho portato molta roba. I miei libri da cucina e le pentole che mi servono, i vestiti e gli oggetti di Pumba.

«Bene.» Alex mi lascia un bacio tra i capelli mentre passa e poi ritorna fuori. Rimango per un attimo immobile. Non abbiamo più provato a baciarci dopo quella volta, non ci sono stati più momenti "teneri" tra noi, eppure alcune volte davvero sembra che stiamo insieme, anche quando ci troviamo soltanto noi due. Non so se sentirmi lusingata o andare nel panico. Credo che Alex voglia rimanere amici dopo tutta la questione del divorzio, ma non sarebbe facile se iniziassimo a sentirci più di questo. Forse dovremmo iniziare a prendere un po' le distanze, per quanto difficile possa sembrare ora che viviamo insieme.

Dieci minuti dopo anche gli ultimi scatoloni sono dentro casa ed ho avuto almeno la decenza di scrivere sopra quelli che contengono i vestiti, le cose per la cucina e gli oggetti di Pumba. Perciò sappiamo dove portare ognuno e finisco di sistemare abbastanza velocemente. A metà pomeriggio Alex ritorna con il mio bambino alternativo a casa. L'avevo lasciato nella mia ex-casa-momentanea per sistemare tutto in santa pace. È un nuovo ambiente, perciò voglio seguirlo bene in questi giorni che deve abituarsi. In più ha molto più spazio per perdersi, ora.

«Benvenuto nella tua nuova casa.» Dice Alex, dando una carezza alla testa a Pumba. Lui miagola e struscia la testa sulla sua gamba. Lo guardo male. Piccolo traditore.

Alex mi sorride, forse perché sta facendo uno sforzo per legare con il mio bambino, ma smette non appena si rende conto che io non sto ricambiando. «Che c'è?»

«Non rubarmi il gatto, Alex.» Cerco di rimanere seria, ma lui inizia a ridere ed io con lui. Avevo paura che quest'anno insieme sarebbe stato un disastro: ci saremmo odiati, magari lui era antipatico o violento ed io avrei passato ogni giorno a sperare che questa tortura fosse finita, magari anche con i sensi di colpa. Invece ora ho paura del l'esatto contrario. Ho paura che sarà un bell'anno, che io e lui staremo insieme più del dovuto e che capiteranno altri momenti come quelli del nostro forse-quasi-bacio.

Alex smette di accarezzare e mi porge il braccio. Lo prendo a braccetto, assecondandolo, ed insieme ci avviamo in salotto. «Dato che qui abbiamo finito, pensavo che potessimo mettere in atto "la maratona di film" o come la vuoi chiamare.»

Ci sediamo sul divano e prendo il telecomando. «Intendi dire il mio piano di darti una sana educazione su Netflix, film e serie Tv?»

So anche senza guardarlo che avrà la fronte corrugata di quando è confuso. Il mio mondo è così diverso dal suo, eppure troviamo sempre qualcosa di cui parlare. «Basta che non mi fai tornare l'ansia da scuola.»

Rido e passo l'ora successiva a spiegargli ogni cosa. Gli dico a mio parere le serie televisive migliori, gli spiego le trame e come vedere film o serie. A fine spiegazione sembra aver capito, e anche interessato. A vederlo sembra l'uomo più rilassato del mondo, ma mi sto rendendo conto che lui non pensa altro che al lavoro. Non è molto salutare, dovrebbe proprio avere degli attimi per pensare a sé e godersi un po' la vita fuori l'ufficio.

«Grazie.» Sorride, alla fine. Mi viene in mente all'improvviso che l'ultima volta che abbiamo parlato di Netflix, su questo divano, ha tentato di baciarmi. Non ho avuto neanche il coraggio di dirlo a Leah perché sono sicura che mi avrebbe ammazzata viva. E poi mi imbarazzo per aver detto "non mi ricordo come si bacia" soltanto perché ero andata in panico.

Mi succede spesso di andare in panico con le persone, in realtà. Mi mordo il labbro. Magari sta solo fingendo e non gliene frega niente. Chissà che cosa pensa di me mentre gli ho spiegato le trame delle mie serie televisive preferite come se gli stessi dicendo che ho vinto alla lotteria. «Non mi consideri strana?» Gli chiedo, quindi.

Alex inclina leggermente la testa. «Perché dovrei?»

Alzo gli occhi al cielo, come se fosse ovvio. «Perché ho quasi trent'anni e mi sto comportando come un'adolescente che scopre Netflix per la prima volta soltanto perché mi emoziono di spiegartelo. In più mi hanno sempre guardato male al liceo perché preferivo la televisione alle persone.» Ed è vero: non uscivo e stavo per conto mio. Forse è per questo che non ho davvero mai avuto un ragazzo duraturo e serio, perché non mi ci impegnavo abbastanza. Mia sorella pensava davvero che io fossi asociale o avessi qualche problema. Papà mi ha anche portata dallo psicologo perché pensava fossi bullizzata. In realtà io ignoravo i miei coetanei tanto quanto loro ignoravano me.

Alex sorride. Mi aspetterei un sorriso triste, o sarcastico, invece è un sorriso vero. Magari perché ora sa che non era il solo. «Sai che guardavano male anche me?»

Scuoto lentamente la testa. L'Alex che ho davanti che viene guardato male o considerato strano? È impossibile. L'avessi visto al liceo avrei sperato di avere i suoi bambini. «Non ci credo. Ti immagino come il giocatore di football figo che ha tutte ai suoi piedi.»

Mi accorgo dopo di che diavolo ho detto. Zeus, ascoltami per una dannata volta. «Sconosciuto sexy e figo. Attenta, Penny, o il mio ego potrebbe diventare più grande di questa casa.»

«Ah-ah.» Fingo una risata, alzando anche gli occhi al cielo. Voglio morire, davvero. Non posso credere che gli ho detto che è un bell'uomo. Mi sto trasformando in Leah e neanche me ne sto rendendo conto.

Ad Alex scappa una piccola risata e appoggia la testa sulla mia spalla. Trattengo il respiro. «Forse dovremmo invitare tutti questi cretini al nostro matrimonio. Giusto per spiattellare sulle loro facce che siamo fortunati e ricchi.»

Questa volta sono io a ridacchiare e metto istintivamente una mano tra i suoi capelli scuri. Sono morbidi e passerei ore così senza neanche accorgermene. «Vuoi davvero che vedano che stai per sposare una con un ristorante sull'orlo del fallimento, che ti insegna ad usare Netflix e che considera il suo gatto come un bambino?»

Io potrei vantarmi di lui -e comunque non mi piace il gesto- ma proprio non il contrario. È lui quello bello, ricco e l'uomo serio. Sono io la fortunata, non lui. Alex si è messo, anche solo per finta, con un caso umano e ancora non se ne rende conto. Ma qualcuno prima o poi lo farà, magari al matrimonio. «Ti svelo un segreto, Penny.» Avvicina le labbra al suo orecchio. Mi manca di nuovo il respiro, ma al contrario di prima, quando lui si alza e se ne va continuo a sentirmi come se stessi sulle montagne russe. «Sei una sconosciuta sexy anche tu.»

Questo capitolo è più breve degli altri, ma dal prossimo inizia il super-disagio (qua ce n'era troppo poco) e tra qualche capitolo ancora inizia il dramma (ops). Vorrei scusarmi se ci metto tanto ad aggiornare, ma non è un periodo bellissimo per me. Non sta succedendo niente di che, in realtà sono anche abbastanza rilassata per scuola perché ho avuto dei buoni voti in pagella, ma psicologicamente mi sento a pezzi. So che lo dico sempre e infrango sempre la promessa, ma cercherò di non far passare più così tanto tempo tra un aggiornamento e l'altro, purtroppo però quando l'ispirazione non c'è non c'è niente che io possa fare. Vi voglio bene, grazie come sempre per essere qui 💕

Quando l'amore bussò alla mia portaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant