26. "È ancora una bugia"

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Alex mi accarezza lentamente il braccio, guardando il soffitto. Io sto utilizzando il suo petto come cuscino, e non scherzo quando dico che potrei rimanere così per ore senza muovermi. È quel traditore di Pumba che mi innervosisce, rannicchiato dall'altro lato del fianco di Alex, come se fosse lui il suo padrone. «Ci sposeremo sempre il diciassette.» Sta dicendo il mio fidanzato, accennando un sorriso. «Così dimostreremo a tutti che non è un giorno sfigato.»

«O che due sfortune si annullano, come la matematica.» Aggiungo, riferendomi al giorno diciassette e a me stessa. Anche se inizio a pensare che tanto sfigata ormai non sono più.

Sorrido, poi, allungandomi giusto un po' per lasciargli un bacio sulla guancia. Domani ritorneremo da Amber per cancellare il contratto e, incredibile ma vero, ci sposeremo davvero. Per un attimo avevo pensato che avremmo sospeso tutto, ma Alex non ha neanche preso in considerazione l'idea. Ha detto che non cambierà niente, in fondo già viviamo insieme e non ha senso che il ritorni a vivere da sola. «Uhm.» Risponde Alex, ridacchiando leggermente. «Tuo padre mi ucciderà probabilmente.»

«Probabilmente.» Annuisco, lasciandogli un altro bacio. «Ma in fondo gli piaci. Hai visto ieri a pranzo come ti ha salutato? Si è preso più tempo per chiedere come stavi tu che a me, come se fossi tu suo figlio.»

Abbiamo davvero organizzato una cena con i miei genitori, Leah e la famiglia di mia sorella; ed il risultato è stato piacevole. Era come se avessi tutta la famiglia al completo: Alex e Leah, che sono la famiglia che ho scelto, e i miei genitori e mia sorella, che sono la famiglia che mi è stata data e per cui sono infinitamente grata. «Sí, e poi mi voleva ammazzare quando Leah ha fatto quel commento su noi due.» Alza gli occhi al cielo e questa volta sono io a trattenere una risata.

Tutto viene interrotto dal campanello. Alex corruga la fronte e mi guarda, come a chiedermi se aspetto qualcuno. Mi stringo nelle spalle e allora lui si alza, facendo attenzione a non schiacciare Pumba quando si mette in piedi. Io scivolo sul mio cuscino, sbuffando. Chiunque sia dall'altro lato della porta, lo odio.

Passano cinque minuti dove mi rigiro nel letto e accarezzo Pumba, ma ad un certo punto mi inizio a preoccupare. Ho ancora la camicia da notte addosso, perciò infilo dei jeans vecchi di Alex che mi vanno larghi, ma comunque più o meno mi vanno. Quando arrivo in soggiorno, lui sta parlando con una ragazza che avrà qualche anno più di noi. Alex sembra pallido, oltre che preoccupato, e lei fa una smorfia quando i suoi occhi si puntano su di me. «È lei la tua fidanzata?»

Non mi piace come si sta rivolgendo nei miei confronti, ma cerco di non dimostrarlo. «Sì, sono io.» Rispondo per lui, avvicinandomi e prendendogli la mano. «Che succede?»

La ragazza di fronte a noi ha i capelli biondi sulle punte e sempre più scuri sulle radici, raggiungendo un castano chiaro. Gli occhi sono azzurri, limpidi, e sono puntati su Alex, come se io non fossi segna del suo sguardo. «Glielo dici tu o faccio io?» Chiede lei, ma non aspetta una risposta. «Io ed il tuo fidanzato aspettiamo un bambino.»

Vorrei aver capito male, ma purtroppo sono sicura di aver sentito benissimo cosa ha detto. È come se avessi appena avuto un pugno in faccia. Istintivamente lascio la mano ad Alex, che si è congelato di fianco a me. «Aspetta in macchina, Aisha.» Ringhia e la donna fa come dice, dopo aver fatto un sorriso sarcastico. Vorrei capire cosa ha da sorridere, poi.

Io sono sul punto di piangere, o accasciarmi a terra, o non so. Aspetta un bambino. Il che significa che è successo un mese fa. «Perché?» Chiedo soltanto, chiudendo la porta una volta che Aisha è uscita. «Perché devi essere uno stronzo?»

«Mi dispiace tanto.» Prova a prendermi la mano, ma mi scosto. Sembra sul punto di piangere anche lui. «Doveva essere una volta e basta.»

Oddio. E pensa davvero che questo faccia la differenza? Tra otto mesi avrà un bambino da accudire, e tra tre mesi una ragazza con il pancione di cui prendersi cura. «Quand'è successo?» Chiedo, con il petto che mi fa male. Ho paura di sentire la risposta, ho paura di sapere chi sia veramente Alex.

«Quando volevi andartene. Quasi due mesi fa.» Chiude gli occhi, con il labbro che gli trema. «Sei andata via il pomeriggio e io avevo paura che non saresti più tornata. Avevo bisogno di una distrazione e Aisha era lì...» Non continua neanche, e forse è meglio così.

Mi sale improvvisamente la nausea. Quella sera mi ha baciato, poi. Mi ha baciato come se nulla fosse, come se non avesse passato due ore prima il tempo migliore della sua vita con un'altra. «Mi fai schifo.» Singhiozzo, portandomi una mano davanti la bocca. Quante ce ne sono state prima di me? E durante, magari? Non ha neanche provato a dirmi che era stato con una donna due ore prima di baciarci. Magari sarei stata più comprensiva, a quest'ora.

«Non sapevo ancora di amarti, Penelope.» Riapre gli occhi, che sono lucidi. Sembra sconvolto. In fondo sta per avere un bambino e lo sto lasciando. «Doveva essere una bugia.» Si riferisce, ovviamente, al nostro teatrino e al nostro matrimonio.

Ma sono stata un'ingenua a pensare che davvero poteva provare qualcosa per me. «No.» Accenno un sorriso, con le lacrime che ormai mi rigano le guance. «È ancora una bugia.» Almeno da parte sua. Mi sfilo lentamente l'anello che sono tanto abituata a portare. L'ho prima odiato, perché era la prova di quello che stavamo facendo, poi l'ho amato, perché era la promessa che ci stavamo impegnando a mantenere, e ora lo sto odiando di nuovo. Glielo metto in mano, mentre Alex scuote la testa. «Non so se per te era davvero iniziata, ma qualunque cosa ci fosse tra di noi è appena finita.»

«Penny.» Prova nuovamente a prendermi la mano, ma gliela schiaffeggio. «Non provare a toccarmi.» Piagnucolo, e probabilmente devo essere patetica.

Senza neanche aspettare una sua risposta, salgo le scale e prendo Pumba in braccio. La prima volta che me ne sono andata l'ho lasciato qui e sono tornata a riprenderlo, per poi non andarmene più, ma non farò lo stesso errore due volte. Il mio gatto deve capire che qualcosa non va, perché si lascia trasportare fino alla macchina. Alex prova a bloccarmi, ma alla fine riesco ad entrare nella mia auto.

Non è tanto il fatto che avrà un bambino con un'altra quello a darmi fastidio: lo avrei amato lo stesso, anche se avesse avuto un figlio di qualche anno e una ex moglie o qualcosa del genere. Quello che mi ha spezzato il cuore è che Alex è stato con quella ragazza quando già ci conoscevamo, poco prima di baciare me. Mi sento come se mi avesse usato, come se fossi una delle tante.

Metto in moto, ignorando Aisha che entra in casa di Alex e lui che sta praticamente piangendo sull'uscio della porta, a guardarmi andare via. Metto in moto e vado a casa di Leah, dove lui non potrà trovarmi. Perché, per la prima volta, non voglio essere trovata.

Io ve l'avevo detto che ci sarebbe stato del dramma e, comunque, sappiate che vi capisco perfettamente se volete ammazzarmi, avete tutte le ragioni di questo mondo haha. Aggiornerò in questi giorni, un bacio ❤️

Quando l'amore bussò alla mia portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora