2. "Faccia da broccolo"

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«Nuovi clienti al tavolo 6.» Leah entra in cucina e mi fa un occhiolino. «Chef.»
Oltre che possedere il ristorante io ci cucino anche, insieme ovviamente ad altre due persone che mi aiutano. E Leah viene sempre a dirmi quando ci sono nuove persone, perché sa quanto difficile sia la situazione in questo momento.

«Finalmente si cucina.» Sabrina, la mia aiutante in cucina, mi batte il cinque e ridiamo insieme. Cerco sempre di non farmi trattare da "capo", perché non mi ci vedo. Sono una chef, una ragazza che ha un ristorante, non una tiranna. Non voglio persone che mi guardano e tremano dalla paura di un licenziamento.

Io sono loro amica, se loro ovviamente mi rispettano. Altrimenti interviene Leah, che non è davvero uno spettacolo da arrabbiata. Almeno per chi è il destinatario dei suoi insulti, io a vederla versione Hulk la trovo sempre uno spasso.

La mia migliore amica è anche la cameriera del mio ristorante e esce appena io e Sabrina ci diamo il cinque per andare a prendere le ordinazioni.
Le cose non stanno andando per il verso giusto, ma sono abbastanza positiva da pensare che prima o poi miglioreranno. È così per tutti.
Sono molto per la filosofia "dopo un temporale c'è sempre l'arcobaleno".
Anche se non ho mai avuto un arcobaleno dopo la tempesta, ma sperare non nuoce mai. Più o meno.

Leah ritorna due minuti dopo con le ordinazioni. I clienti sono tre, da quel che vedo. Un antipasto da dividere, tre primi e tre secondi. I dolci non sono ancora segnati.

Io e Sabrina ci mettiamo a lavoro immediatamente. Non ho idea del perché le cose al ristorante vanno male. Il cibo? La location? Il servizio?
A me sembra tutto perfetto.
Ma è evidente che c'è qualcosa che non va. Deve esserci per forza.

Venti minuti dopo abbiamo già cucinato tutto e Leah sta servendo i clienti nella sala adiacente alla cucina. Sono già le cinque del pomeriggio e appena se ne andranno potrò correre a casa, dove stasera verrà a cenare la mia famiglia. L'idea di cucinare per i miei parenti mi mette sempre allegria, perché mi ricorda la mia infanzia, quando già a sei anni amavo cucinare e portavo ogni domenica mattina il caffè fatto da me alla mamma.

Sabrina si avvicina alla porta e guarda tra la serratura. «Se ne stanno andando, finalmente.»

«Dovremmo essere riconoscenti.» Alzo gli occhi al cielo. «Oggi abbiamo servito solo tre tavoli. È troppo poco per mantenere tutto questo, Sabrina.»

Lei serra le labbra, rischiando di rovinare il rossetto rosa fluo che ha, e che stranamente le sta bene. Però non dice niente: sa anche lei che ho perfettamente ragione.

«Se ne sono andati.» Leah entra in cucina con il conto in mano. «E ci hanno lasciato anche un po' di mancia.»

Scuoto la testa, levandomi il grembiule. «La lancia è per te, Leah. Prendila e non fare storie. E soprattutto andate a casa e riposatevi che stasera e domani rimaniamo chiusi.»

Loro annuisco. Teoricamente siamo di più a lavorare qui, ma da quando questo posto sta fallendo ho creato dei turni in modo da diminuire i costi. Anche perché non viene mai nessuno a mangiare e non c'è bisogno di sei camerieri. Il lunedì sera e il martedì, invece, siamo chiusi sempre.

Sabrina offre di darci un passaggio, ma sia io che la mia migliore amica decliniamo gentilmente l'offerta. Leah stasera ha un appuntamento, Sabrina invece festeggerà il suo anniversario e io... cenerò con mia sorella, suo marito e i miei nipoti. Una vita amorosa impegnativa, devo dire.
Ma io e Pumba stiamo bene così.

Quando l'amore bussò alla mia portaWhere stories live. Discover now