31. Capitolo speciale

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Buon San Valentino ❤️
Non ho idea di quanti di voi festeggeranno -io no, sinceramente-, ma dato che è la festa degli innamorati volevo fare io un regalo a voi: alle persone a cui voglio più bene, i miei lettori 💕

Penny's pov

Porto la tazzina bollente di tisana vicino le labbra, ma la allontano bruscamente non appena mi rendo conto che facendo ciò mi scotto. Non sarebbe una novità, ma per almeno una volta vorrei essere responsabile. Giusto per dimostrare ad Alex, Leah e mia sorella che si sbagliano quando sostengono che vivo in un mondo tutto mio.

Mi affaccio dalla finestra per vedere se il primo è finalmente tornato a casa. Assottiglio gli occhi non appena esce dalla macchina con lo sguardo colpevole. La sua mini copia esce dal sedile del passeggero con un sorrisetto furbo. Quelle due facce da broccolo.

Lascio la tazzina sul mobile dell'ingresso ed esco fuori, al gelo. Aveva un solo compito: prenderlo da scuola. Invece, ci ha messo mezz'ora in più e l'ha fatto sedere sul sedile di davanti. «Mi dovete dire qualcosa, voi due?» Incrocio le braccia al petto, poggiandomi con una spalla allo stipite della porta.

Alex spalanca gli occhi e guarda Gabe. «Ci ha beccato. Prendi le chiavi della macchina e chiuditi dentro finché io non calmo l'ira funesta di tua madre.»

Quel piccolo traditore annuisce e se ne ritorna sul serio in macchina, dopo aver fatto un occhiolino al padre. «Non posso crederci.» Inizio, scuotendo lentamente la testa. «Il dottore è stato abbastanza chiaro con noi: non può mangiare tanti dolci. Tu invece te ne freghi e lo fai anche sedere al posto di davanti in macchina. Ha quattro anni, Alex!»

Lui alza gli occhi al cielo, perciò assottiglio ancora di più gli occhi. «Non ho intenzione di starmene più qui ferma a guardare voi due che vi alleate contro di me: siete entrambi in punizione. Da oggi alla PlayStation ci gioco solo io.»

Ora hanno entrambi concentrato la loro attenzione su di me, Gabe esce anche dalla macchina. «Che cosa? Io mi stavo esercitando a guidare con Mario Kart! Papà, dille qualcosa.»

Ma Alex rimane in silenzio quando mi indico la pancia gonfia. «Non potrete più giocare finché non darò alla luce il terzo bambino.» Dovremmo conoscerla tra un paio di mesi. Scegliere il suo nome è stato molto più facile di quello di Gabe: con lui abbiamo fatto un ragionamento un po' strano. Alex inizia con la A, la prima lettera dell'alfabeto, e Penelope con la P, che è la tredicesima. Abbiamo fatto la media che sarebbe la settima lettera, la G, ma nessun nome a parte Gabe ci piaceva. Con questa bambina non abbiamo neanche proposto un secondo nome. Appena abbiamo saputo che nascerà una bambina ho chiesto ad Alex di chiamarla come sua madre. Non l'ho conosciuta, ma ha dato la vita alla persona più importante per me, e voglio onorarla nel miglior modo possibile.

«In teoria non hai dato tu la luce a Pumba, ma-» Inizia Alex, ma si ferma non appena gli lancio un'occhiataccia. Accenna un sorriso. «Ti amo, polpo.»

Sono io ora ad alzare gli occhi al cielo e mi stringo nella mia felpa larga, rubata un paio di anni fa ad Alex. Leah aveva ragione quando è nato Gabe: devo badare a due bambini, non ad uno. Pumba è il più maturo e l'unico che non si allea contro di me. Ha ripreso a seguire solo me quando cammino per casa, forse perché sente la creaturina che piano piano sta crescendo. Anche se, ora che ci penso, dorme sempre e solo con Gabe. Che è, letteralmente, la fotocopia di quattro anni di Alex. Non ha preso niente da me, se non lo avessi partorito non direi mai che sia mio figlio.

Non rispondo ai due e me ne ritorno in casa. Per fortuna ora che il peso di avere un bambino si fa sentire, Leah e mia sorella mi stanno aiutando con il ristorante. Riesco a fare i turni di sera, ma viene sempre a prendermi Alex con la macchina quando ho finito e non riesco a fare un doppio turno. Mi viene troppo male alla schiena.

Quando l'amore bussò alla mia portaWhere stories live. Discover now