30. Epilogo

2.8K 167 89
                                    

Cinque mesi dopo

Sbadiglio aprendo la porta di casa con un cigolio. Sono quasi le due del mattino, ma ho chiuso solo mezz'ora fa il ristorante. Pumba miagola e si viene a sfrusciare sulle mie gambe, come ogni volta che ritorno a casa. Mi accovaccio per fargli le coccole, poi chiudo la porta dietro di me.

Fa così caldo che potrei dormire dentro al frigo, perciò accendo inutilmente il ventilatore. Come se cambiasse qualcosa, poi. Eppure così così felice che finalmente è arrivata l'estate, il caldo, che finalmente posso andare a mare e le strade brulicano di turisti. Che poi io e Alex ci chiudiamo in casa neanche avessimo la peste questi sono solo futili dettagli.

«Andiamo a dormire, amore. La mamma non si regge più in piedi.» Dico a Pumba, facendogli segno come se mi potesse capire.
Il ristorante sta andando più che bene, e questo comporta anche chiudere tardi, ma almeno con il sorriso in faccia. Mia sorella mi ha aiutato tantissimo a ristrutturare il tutto, anche con l'aiuto estetica di Leah, e alla fine abbiamo davvero creato dei modi per essere più visibili al mondo. Alex, invece, è riuscito ad ottenere finalmente l'azienda di famiglia grazie al suo avvocato.

Sono passati mesi da quando ci siamo messi insieme davvero, questa volta senza contratti di mezzo. E la mia famiglia è stata più che felice di riaccogliere Alex, anche se lui si è scusato almeno quattro volte prima di tornare a comportarsi normalmente. Sbadiglio di nuovo e mi avvio verso le scale, ma il campanello mi fa fermare all'improvviso. Corrugo la fronte. Quando apro la porta, Alex sta sorridendo ed io quasi gli scoppio a ridere in faccia. «Ciao.» Dice, schiarendosi la voce. «Mi scuso per il disturbo, ma la mia auto si è fermata proprio qui davanti e mi chiedevo se puoi darmi una mano.»

Mi mordo l'interno della guancia per non sorridere troppo. Dio se lo amo. «Scusa, ma non credo che posso aiutarti. È già capitato una volta e non è finita molto bene.» Pumba intanto esce solo per strusciarsi anche sulle gambe di Alex. Traditore.

Lui inarca un sopracciglio e si avvicina. Pumba lo segue ed Alex chiude la porta. «Ah, sì?»

Annuisco. «Già. Questo tizio si è accollato e non mi lascia più stare. Penny di qua, Penny di là. Ci credi che ogni tanto dorme pure da me? Che faccia da broccolo.»

Alex questa volta ride e mi circonda la vita con le braccia, per poi lasciarmi un bacio tra le labbra e la guancia. «Hai ragione. Però lo invidio un po'.» Mi bacia, ma dopo qualche secondo si separa da me. «Andiamo, ho una sorpresa per te. Però lascia le chiavi sotto lo zerbino per Leah.»

Lo guardo confusa. «Perché Leah sta venendo a casa mia alle quasi tre del mattino?» Alex non mi risponde subito, accarezza Pumba per salutarlo e poi mi prende la mano per condurmi nella sua auto. «Alex, che hai in mente?»

«Andiamo a Las Vegas, polpo.» Ovviamente, mi chiama così ogni volta che vuole prendermi in giro per quella storia. Mi pento sempre di averglielo detto. Continuo a guardarlo confusa, così mi lascia un bacio sulla fronte. «Se vuoi, perché ho un piccolo piano per quando arriviamo.»

Gli lascio un bacio a fior di labbra. «Sentiamo questo piano, ragazzo del polpo.»

Lui ride e poi si morde il labbro, anche se sembra più nervoso del solito. «Okay. Arriviamo, che dovrebbe essere tra un giorno e mezzo se partiamo ora, e magari ci riposiamo un po'. E poi... se vuoi, a Las Vegas ci si sposa.» Spalanco gli occhi e Alex fa un passo indietro, come se questo lo facesse sentire meglio. «Tuo padre ha detto che da ragazza farneticavi sempre che un tizio travestito da Elvis Presley ti sposasse a Las Vegas. Pensavo che sarebbe stato carino.» Si giustifica, scrollando le spalle.

Sorrido. Ha chiesto a mio padre come vorrei davvero sposarmi. Come diavolo faccio a dirgli di no? Come se poi gli avessi detto di no a prescindere. «Va bene.» Dico, cercando di non fargli vedere quanto io sia emozionata in realtà.

«Davvero?» Chiede Alex, come se neanche ci credesse. Allora rido e annuisco, mentre lui sorride sempre di più. «È stato più facile del previsto. Pensavo che mi avresti dato un pugno o qualcosa del genere, considerando che fino a quattro mesi fa non potevo neanche dormire nel tuo stesso letto perché "dovevamo andarci piano".»

Inarco un sopracciglio. Alex inizia a salire in macchina e io lo seguo a ruota. «Quella era la Penny di quattro mesi fa. Sono una donna molto più matura, ora.» Lo prendo in giro, prendendogli la mano. Parte con la macchina e ne approfitto per dire davvero a Leah che le chiavi di riserva sono sotto lo zerbino. «A parte gli scherzi, ho appena accettato di sposarti e la cosa andrà in porto in meno di qualche giorno, ma dobbiamo avere una discussione più seria se stai pensando anche a dei bambini.»

«Certo.» Fa un sorrisetto Alex. «Parliamone tra nove mesi.»

«Alex!» Grido, facendolo ridere. «Guarda che sono seria. Aspetta almeno un anno, ora che abbiamo la certezza che Cassandra non avrà più figli voglio un po' di quiete.» La pace si è finalmente ristabilita: mia sorella non sfornerà più pesti. Ormai il suo ultimo figlio ha compiuto tre anni.

«Io e Pumba abbiamo parlato l'altro giorno. Si sente proprio solo, vorrebbe una sorellina o un fratellino.» Ci prova, facendomi scappare un sorriso.

Alzo gli occhi al cielo. «Allora prendiamogli una sorellina o un fratellino felino. Sono sicura che apprezzerà di più.»

«Tra qualche mese, allora, un bambino?» Mi lancia un'occhiata seria Alex.

So che non cederà così facilmente. «Un gatto e tra qualche anno un bambino?» Scendo in accordo, lasciandogli la mano. Non voglio che mi influenzi.

«Un gatto ora e tra qualche mese un bambino?» Chiede lui, così annuisco. Qualche mese si può fare. «Perfetto. Tra nove mesi.»

Corrugo la fronte e poi spalanco gli occhi. Faccia da broccolo, mi ha ingannato. «Tra nove mesi iniziamo a provarci, vero?»

«No.» Sorride, soddisfatto. «Tra nove mesi avremo in carne e ossa nostro figlio.» Non commento e Alex mi riprende la mano, questa volta facendo il serio. «Tu vuoi degli figli, vero?»

Li voglio? Con lui, sì. Ma non era nei miei piani di "andarci piano". «Certo. Solo... non me l'aspettavo.»

«Smettila di preoccuparti, va bene? Li vogliamo entrambi, che senso ha aspettare dieci anni? Abbiamo affrontato di tutto e di più, non credo che ci lasceremo mai, se è quello che ti preoccupa.» Mi rassicura, dandomi un bacio sulla mano.

È incredibile l'effetto che ha su di me dopo tutto questo tempo. Ho ancora le farfalle allo stomaco ogni volta che mi sfiora per sbaglio, o ancora ho il batticuore quando andiamo a cena fuori in un vero appuntamento. «No, non è quello.» So anche io che lotteremo con i denti per quello che abbiamo. Perché darei la mia vita per tutto questo. «Hai ragione. E ti amo.»

Forse la sfiga è stata clemente con me, oserei dire anche troppo. Ho passato tutta la mia vita a pensare di essere sfigata e che tutte le tragedie succedevano a me, almeno finché la sfiga non mi ha portato Alex. Dalla persona più sfortunata del mondo mi sono finalmente sentita la più fortunata, e questo solo per una coincidenza, solo perché Alex ha bussato alla mia porta.

Fine.

Quando l'amore bussò alla mia portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora