Capitolo 46

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STEVE

Natasha mi aveva ritrovato in condizioni pietose, e fortunatamente per me, non aveva fatto domande.
O almeno ci speravo.
«Dì un po', ci sei nato coglione o lo sei diventato dopo lo scongelamento?» mi chiese Natasha, porgendomi i vestiti che poco prima aveva buttato Elizabeth dalla cattedrale.
Tirai un sospiro esasperato.
Avevo fatto una cazzata, ma ne era valsa la pena.
Io l'avevo vista, quel giorno nel parcheggio di Londra, ma poi era scomparsa nel nulla.
Avevo pensato fosse un'illusione della mia mente, ma non lo era!
Allora ci ero andato giù pesante, dovevo rivederla e capire se fosse reale o meno.
E lo era!
Lei era lì, in carne ed ossa, e poi era scomparsa nel nulla. Come la volta precedente.
Non riuscivo a capire come fosse possibile.
Ma di una cosa ero certo, era reale.
E sapevo che anche a lei importasse ancora qualcosa di me.
Due mesi, e la stavo ancora aspettando.
Sharon mi aveva ingannato in quel parcheggio.
Mi aveva convocato per informarmi della morte di Peggy.
Sembrava distrutta, e cosa avrei dovuto fare se non consolarla?

«Zia Peggy se n'è andata» la voce di Sharon incrinata dal pianto.
Sentii una fitta al cuore.
Peggy, quella che credevo l'amore della mia vita, era andata via.
Ed io non potevo fare nulla se non rimanere immobile e commemorarla.
Cosa sarebbe successo se fossi rimasto negli anni quaranta? Avrei sposato lei?
Glielo avevo sempre chiesto, e lei per tutta risposta mi ripeteva in continuazione che avremmo potuto avere una storia, ma non sarebbe durata se non qualche anno.
Il mio cuore lo avrebbe preso qualcun'altra. Qualcuna che all'epoca era già presente nello S.H.I.E.L.D.
Una delle mie poche certezze degli anni quaranta era scivolata via.
Mi sentii a pezzi.
Avevo perso Elizabeth ed ora anche Peggy.
I singhiozzi di Sharon si fecero sempre più pesanti.
«Vieni qui» le dissi, avvicinandomi per abbracciarla.
Ma fu tutto fin troppo veloce.
Le sue mani si aggrapparono al mio collo e le labbra premettero sopra le mie.
Un bruciore intenso si propagò sul mio fianco, e le uniche sensazioni che riuscii a distinguere furono inadeguatezza e repulsione.
Era sbagliato.
Io volevo Elizabeth, questo bacio era completamente inappropriato.
Mi scostai subito dalla bionda, e quando riaprii gli occhi, mi trovai faccia a faccia con Elizabeth.
Sbattei più volte le palpebre incredulo di averla davanti a me.
Sussurrai il suo nome, ma in un battito di ciglia si era già dissolta.

Non riuscivo a non credere che ci fosse qualcosa a tenerci uniti.
Avevo sentito un bruciore a livello del fianco, proprio dov'era il simbolo che mi aveva marchiato, e non potevo fare a meno di pensare che io e lei in qualche modo fossimo collegati.
E non solo in quel momento, anche alla festa del suo compleanno.
Ero riuscito a farmi costruire da Shuri, attraverso la sua tecnologia avanzata, una sorta di maschera, che mutava sia l'aspetto che la voce, così da rendermi irriconoscibile.
Ma io avevo percepito tutto.
Le mie emozioni miste alle sue, i nostri ricordi fusi insieme.
Sapevo che anche lei aveva visto e provato tutto.
Ed ero convinto che in qualche modo, quello che provavo io, lo stava provando anche lei.
Forse era per questo che avevo deciso di fare un'ulteriore cazzata. Per vedere se la mia tesi fosse valida.
E lo era!
E non solo perché Elizabeth si era materializzata dal nulla, ma perché ero riuscito anche sentire cosa stava provando.
Odio, rabbia, disgusto e gelosia.
«Mi spieghi cos'è successo?» mi chiese Natasha ancora accigliata.
Come se stesse cercando di riflettere sul motivo per il quale mi trovassi in quelle condizioni lì.
«Dovevo vederla, e questo era l'unico modo» minimizzai.
Lei inarcò un sopracciglio «Fammi capire bene; l'unico modo per vedere Liz è farti vedere con un'altra?» era incredula.
Non le davo tutti i torti, era difficile perfino per me comprendere ciò che ci legava.
«Lo vedi questo» mi alzai la camicia indicando il tatuaggio «È comparso dopo che Liz mi ha pugnalato».
«E questo significa che..» lasciò la frase in sospeso non capendo a cosa mi stessi riferendo.
«Che siamo in qualche modo legati, sia fisicamente che emotivamente, ed ogni volta che uno dei due è con qualcun altro, lo percepiamo» cercai di essere il più chiaro possibile ma perfino per me era difficile.
Come facevo a spiegare un qualcosa di cui nemmeno io sapevo niente?
«Ora inizio a capire» osservò la rossa.
«E quando l'ho vista con Loki!» esclamai con un moto di rabbia «Dio solo sa cosa avrei dato per vederlo scaraventato a terra con un solo mio pugno».
La rabbia iniziò a montare dentro di me.
Elizabeth mi aveva detto che non era più mia, ma io non le credevo.
Non volevo nemmeno pensare che alla fine Loki l'avesse avuta vinta. E non perché non desiderava Elizabeth, ma perché non la amava.
Presi a camminare avanti ed indietro per placare i nervi.
Lui non doveva toccarla.
Scattai con la testa verso la rossa «Dov'è?».
Lei mi guardò confusa «A chi ti riferisci?».
«Elizabeth» dissi a denti stretti.
«Steve, non puoi..».
Presi Natasha per un polso e la bloccai «Dimmelo, ora» sibilai.
Lei sospirò «Al Savoy».
Presi la cravatta e la allacciai sciattamente al collo.
Scesi dalla cattedrale e mi diressi come un fulmine verso l'auto che Sam aveva noleggiato.
Quest'ultimo infatti, mi raggiunse subito dopo «Dove stiamo andando?» mi chiese lui tutto sorridente.
«Io al Savoy, tu a fare un giro» dissi sbattendo la portiera e mettendomi al lato del guidatore.
«Era con Loki» mi ricordò il mio amico sedendosi al lato del passeggero «E penso che se ti vedesse, non esiterebbe nemmeno un istante nel farti fuori».
Strinsi i pugni sul volante, sgasando a tutta velocità, immettendomi nel traffico londinese «Perché ne sei così convinto?» chiesi guardando attentamente la strada.
«Oh non lo so, devo elencarti tutti i motivi per i quali dovrebbe gettarti all'inferno e buttarne via la chiave?» mi chiese ironico.
Io mi girai verso di lui fulminandolo con gli occhi.
Per tutta risposta alzò le mani in segno di difesa «Se non fosse per quel Harry Winston, al posto suo ti avrei già buttato nell'oltretomba» disse lui riferendosi all'anello che avevo comprato per Elizabeth.
Lei era fatta così, fingeva di essere una dura, ma in realtà desiderava tutto ciò di cui ogni umano aveva bisogno: un'amore che ti consuma, che ti laceri, che ti fa rimanere sempre con il fiato sospeso.
Vuole il pericolo, la passione, il divertimento.
Ma vuole anche romanticismo.
Lei vuole tutto.
Pensai all'anello.
Lo avevo visto per caso, poco prima che tutto andasse in frantumi, e lo avevo comprato perché mi aveva fatto subito pensare a lei.
A quanto sarebbe stata magnifica con quella pietra al dito, a quanto sarebbe stata bella sentirle dire il fatidico "si"
A quanto sarebbe stato bello avere una famiglia tutta nostra.
In quella pietra avevo visto la nostra felicità, ma ero stato troppo codardo per capirlo in tempo.
Poi Bucky si era messo in mezzo, e le cose erano iniziate a degenerare.
In più, lei aveva scelto il silenzio, e quello valeva più di mille parole.
Ma come si fa a smettere di amare una persona in un colpo solo?
No, io non potevo. E sapevo che nemmeno lei infondo ci sarebbe riuscita.
Mi fermai di colpo quando mi resi conto di essere nei pressi dell'albergo.
Scesi in fretta dalla macchina, lasciando Sam con mille imprecazioni da solo in auto, e corsi verso la hall principale.
Per com'erano fatti Tony ed Elizabeth, avrei scommesso cinquanta dollari che quest'ultima pernottaste in una delle suite della struttura.
Corsi verso l'ascensore e mi diressi verso gli ultimi piani.
Stavo facendo una cazzata? Forse.
Ma non potevo lasciarla andare così.
Iniziarono a tornarmi in mente tutti i momenti passati tra di noi, e l'ansia iniziò a divorarmi.
Mi tornarono in mente tutte le nostre liti, i battibecchi, le urla, i baci, il casino alla Stark Tower, noi in barca, il Tartaro, il matrimonio, lei che alla fine non sceglieva me, Loki, la fuga in Wakanda, il suo compleanno ed infine oggi.
Dio, se quella ragazza non l'amavo, solo un pazzo sarebbe riuscito a sopravvivere a mesi del genere.

PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora