Capitolo 20

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Quanto poteva essere difficile superare una delusione?

Quanto poteva essere difficile tornare con i piedi per terra?

Quanto poteva essere difficile mantenere la calma, e non disintegrare tutto con un semplice schiocco di dita?

Mi ero ripromessa di non ricaderci più, di non fidarmi di qualcuno solo per il bel faccino che si ritrovava, di dover contare solo ed unicamente su me stessa.
Non potevo stare male. Me lo stavo imponendo.
Nonostante sentissi una voragine dentro il petto che mi attanagliava il respiro, non dovevo crollare.
Stavolta però, faceva più male.
Forse per il fatto che stessi mascherando il dolore, con la rabbia e il ribrezzo.
Forse perché stavo negando a me stessa, perfino in quel momento, di star provando qualcosa nei confronti del Capitano.
Forse perché una piccola parte di me, sperava che Steve potesse essere quello giusto.

O forse, perché mi ero abituata a considerarlo come una persona che non mi avrebbe mai ferito.

Eppure lo aveva fatto.
Nel peggiore dei modi.

Sbattei la porta della mia stanza come una furia dirigendomi in bagno.
Il respiro accelerato, il battito cardiaco che andava ad un ritmo proprio mi stava mandando in iper ventilazione.
Mi fermai di colpo.
Appoggiai le braccia sul lavandino dalla forma rettangolare e lentamente alzai lo sguardo sul mio riflesso.

Brava cogliona!
La prossima volta ci pensi due volte prima di fidarti di un uomo.

In quel momento mi ricordai di una citazione di un libro, che mi era rimasta impressa per anni.
Cercai in tutti i modi di collegarla a Steve.
Ma la realtà, era ben diversa.

"Guardate quest'uomo: sembra un deficiente e parla come un deficiente, ma non lasciatevi ingannare: è veramente deficiente!"
Qui la deficiente ero io.

Mi ero fatta del male da sola, mi ero illusa di un qualcosa che in realtà nemmeno esisteva.
Perciò perché rimanerci male?

Mi svestii velocemente così da buttarmi nel letto per mandare a fanculo la giornata che era appena passata.

Steve avrebbe rimproverato il tuo linguaggio.

Ma perché tutto doveva ricondurmi a lui?

Persino la me più razionale cercava in tutti i modi di nominarlo.
La testa mi stava scoppiando.

Sentii due bussate di porta, ed un lamento uscire dalla mia bocca
«Chi è?» chiesi con voce rauca.
«Svitatella sono io» l'inconfondibile voce di Tony mi fece sorridere.
«Sei solo?».
«Ci sono solo io, ed un pacchetto di caramelle gommose».
«Quelle rosse o le miste?»
«Ti prometto che le gialle le mangerò tutte io»
«Va bene, entra» borbottai.

Lui lentamente aprì la porta della mia stanza e con la stessa lentezza la chiuse.
Si avvicinò al mio letto sedendosi sul bordo, mentre io ero stesa fra le coperte.

«Vuoi parlarne?» mi chiese dolcemente aprendo il pacchetto di caramelle.
Scossi la testa «Non vale la pena sprecare del tempo per un qualcosa che non è mai esistito».
«Perché neghi? Tra voi c'è stato qualcosa, e c'è tutt'ora».
Tesi la mano ed il miliardario mi diede due caramelle al gusto lampone «Se non è mai stato definito il nostro rapporto, equivale al nulla».
«L'amore non deve essere per forza definito! Guarda me: amo Pepper da anni, ma ho avuto il coraggio di dichiararmi solo poco tempo fa» si portò una caramella rigorosamente gialla in bocca.
«Non è amore quello fra me e Steve».
«Ah no?» sbottò allibito «Perché ho visto come entrambi vi cercate con lo sguardo, come vi stuzzicate, come siete sulla difensiva se si parla della "vostra situazione", come siete diversi se state da soli o come non lo siete se state divisi» cercai di interromperlo ma Tony continuò «Tu hai un luccichio negli occhi ogni volta che lo vedi passare, lui non perde mai occasione per avere un contatto con te, che sia per farti irritare o per farti sorridere».
«Non è amore» negai ancora una volta, con voce tremante, scuotendo la testa.
Mi si formò un groppo alla gola che cercai ripetutamente di buttare giù.
Strinsi forte le palpebre per reprimere le lacrime.
Non era l'uomo adatto a me.
Perfino i miei pensieri avevano assunto una voce strozzata.
Dovevo mandar via la parte di me che desiderava stare con lui, che lo avrebbe aspettato, che ci sarebbe stata nonostante il male che mi stava infliggendo.
Dovevo essere forte.
Ma sopratutto non potevo ammettere che il mio cuore appartenesse a lui.
Doveva essere custodito dentro di me, per evitare che il dolore mi uccidesse ancora una volta.
«Perché non puoi ammettere di essere innamorata di Steve».
«Non posso».
«Perché?».
«Perché ammetterlo significherebbe rendere tutto questo dannatamente reale, perché significherebbe aver perso un'altra persona importante per me, perché significherebbe essere rifiutata, ancora una volta».

PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora