Capitolo 7

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STEVE
Natasha era davvero una spina nel fianco quando ci si metteva.
Mi aveva seguito in camera ed aspettato che finissi di prepararmi per continuare a parlare.
«Ci vorrebbe una cravatta» mi suggerì.
La trovai seduta a gambe incrociate sul letto guardandomi dalla testa ai piedi.
«Da quando ti interessi di come mi vesto?» chiesi vedendo il mio riflesso allo specchio.
Pantalone e giacca blu scuro con una camicia bianca all'interno.
«Da quando dovresti far colpo e non continuare ad aspettare ancora».
Sbuffai «Non è la persona adatta».
La rossa si alzò dal letto e si avvicinò all'armadio scegliendo una cravatta, la prese e se la girò tra le mani.
«Se continui a paragonare Peggy a tutte le altre, nessuna lo sarà mail».
«Lei era tutto ciò che volevo e l'ho perso» abbassai la testa.
«Steve, non la conoscevi nemmeno».
«C'era qualcosa che ci legava».
«Hai detto bene. C'era. Lei è stata il tuo primo amore, ma ciò non significa che sarebbe stato l'ultimo».

Natasha non si era per niente risparmiata, forse ciò che stava dicendo era vero e forse avrei dovuto fare in modo di andare avanti, ma il solo ammettere che perfino l'amore della mia vita potesse cambiare rispetto al mio passato, mi destabilizzava.

«Nat, non voglio nemmeno pensarci».
Si avvicinò a me e mi porse la cravatta «Almeno scusati con Elizabeth» sospirai.

Avevo davvero esagerato con lei.
Avevo giocato secondo le sue regole ed avevo vinto; quasi sicuramente Bucky, mi avrebbe dato un cinque dicendomi di essere fiero di me, ma il vero problema era che io non giocavo mai, non ero sfrontato né irriverente, e con lei avevo cambiato le carte in tavola.
Steve Rogers non si sarebbe mai comportato in questo modo.

«Su questo ti posso dare ragione» ammisi allacciandomi la cravatta al colletto.
«Il nuovo Rogers però non è male, ti fa più sexy» scherzò la rossa.
«Sono sempre lo stesso» negai l'evidenza.
«Ti rende più misterioso».
«Mi esaspera, è diverso»
«Ce l'hai sempre in testa».
La fulminai con gli occhi «Non ho Elizabeth in testa!».
«Hai fatto tu il suo nome, non io» mi fece l'occhiolino.

Sbuffai e portai le mani sopra i capelli scompigliandoli un po', dovevo prevedere che la rossa fosse prima di tutto una spia ed il suo lavoro consisteva proprio nell'estorcere informazioni.
Sistemai un'ultima volta il nodo alla cravatta e mi diressi verso la porta, ma prima di scusarmi con Elizabeth, avrei dovuto parlare con Tony.

PHOENIX

Non appena varcai la soglia della mia stanza, mi buttai a peso morto sopra il letto.
Le lenzuola in seta mi fecero sprofondare dentro quell'enorme piazza matrimoniale.
Chiusi gli occhi ed analizzai ciò che era successo in quella folle giornata.
Avevamo trovato la mappa.

Primo punto a nostro favore.

C'erano due possibili minacce con super poteri ad attenderci.

Non proprio a nostro favore.

Ed infine Steve Rogers che stava seriamente minando la mia salute mentale.
Mi ero fatta umiliare da un insulso esperimento uscito da un'ampolla e non potevo far nulla, se non sbuffare ed imprecare mentalmente contro quel bellimbusto da quattro soldi.
Steve Rogers era esattamente l'opposto di come Tony me lo aveva descritto.
Posato,pacato, moderato? Tony avrebbe dovuto avvertirmi di quanto in realtà fosse irritante.
Portai le mani sul viso ed emisi un urlo di frustrazione.

«Signorina Phoenix, devo chiamare il Signor Stark?» la voce metallica di Jarvis rimbombò per tutta la stanza.

Non sapevo come Tony fosse riuscito a creare questa intelligenza artificiale,fatto sta che era tanto efficiente quanto anche una rottura di coglioni.
Qualunque cosa facessi, era come se fossi perennemente sotto sorveglianza.

PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora