Capitolo 16

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Mi sono sempre chiesta cosa significasse il verbo amare.
Se fosse solo un atto fisico, se invece fosse un qualcosa di più sentimentale, di più profondo..
Anno dopo anno non riuscivo mai a dare una definizione completa di quel verbo.
Eppure ancora oggi mi sembravo lontana anni luce dallo scoprirne il vero significato.

«Tu vuoi un amore che ti sconvolga. Vuoi passione, avventura, divertimento e anche un po' di pericolo».

A quel tempo Loki poteva avere ragione, volevo tutte quelle cose, e volevo lui, ma adesso, riflettendoci, vorrei tutto fuorché un qualcosa che ricordi me stessa.

A volte ti convinci perfino di amare qualcuno.
Idolatri quella persona a tal punto da annullare te stesso e quello che realmente pensi, poi lei fa qualcosa, ed in un attimo quell'immagine crolla.

Come un castello di sabbia.
L'amore sparisce, e tu vedi quella persona per com'è realmente.
Un cinico? Un masochista? Un egoista?
O semplicemente eri tu ad essere tutte queste cose per esserti illusa che quella persona potesse ricambiare il tuo stesso sentimento?
L'amore non è un sentimento unidirezionale.
L'amore non è né volere, né dovere.
L'amore dovrebbe essere un completarsi a vicenda, un quotidiano stimolo per la propria mente ed il proprio cuore.
Quando mai una persona innamorata vuole qualcosa in cambio dall'altra?
Se si è complementari, non c'è alcun bisogno di chiedere, ci si assembla a prescindere.
Ma non sono nemmeno sicura di ciò che attualmente sto dicendo.
Si, insomma, chi sono io per dare una definizione dell'amore?

«Phoenix!» una voce calda ed accogliente mi fece risvegliare dai miei pensieri.
Mi girai verso l'entrata della palestra e trovai Bucky a braccia conserte appoggiato alla porta.

Ma era una moda degli anni quarantena mettersi in questo modo?

Mi alzai dal lettino su cui stavo facendo la mia ultima serie di addominali e mi avvicinai a lui.
«Sergente Barnes» poggiai un'asciugamano sul collo per levare il sudore, lui abbassò la testa quasi imbarazzato per poi ripuntare i suoi occhi glaciali nei miei «Non lo sono più da tanto tempo; adesso sono solo Bucky» annuii e sorrisi «Allora piacere Bucky, io sono Elizabeth» gli tesi la mano.
Lui mi guardò con uno strano luccichio negli occhi, sembrava quasi divertito, poi mi prese la mano e me la strinse «Credevo ti chiamassi Phoenix».
«Il padre di Tony mi ha "battezzata"» mimai le virgolette «con questo nome, è stato un secondo padre per me» lo vidi abbassare il capo e portarsi una mano sopra il collo strofinandola «Capisco».
«Sei di poche parole» constatai ed intanto lui entrò dentro la palestra «Non è semplice abituarsi a tutto questo» ed indicò l'enorme stanza, facendo girare l'indice in tondo.
Io mi avvicinai a lui «Puoi mentire a Steve, ma non a me» ci trovammo a pochi passi di distanza
Inarcò un sopracciglio «Non capisco».
«Dopo aver passato quasi settant'anni come soldato d'inverno, tornare ad essere il vecchio Bucky non deve essere così semplice».
Lo vidi sospirare «Non so se riuscirò a tornare il vecchio Bucky» poi si portò una mano nella tasca posteriore del jeans e ne estrasse un taccuino «Steve mi ha consigliato di annotare tutto ciò che la mia mente sta iniziando a ricordare, ma gli unici ricordi che ho risalgono agli anni passati con Steve ed il tuo salvataggio».
Presi il quaderno, era in pelle marrone, lo aprii e sfogliai le pagine in cui erano annotati tutti i suoi pensieri «Cosa sono questi ?» chiesi indicando una pagina su cui c'erano scritte delle lettere puntate.
Le guardò e sospirò «Ogni notte, quando mi addormento, rivivo ogni omicidio compiuto. Sono passate solo quattro notti, quindi quattro uccisioni» il tono freddo nascondeva quello che in realtà tormentava il soldato: era spaventato, anzi, terrorizzato dall'addormentarsi, questo perché farlo avrebbe significato aggiungere un nome in più a quella lista, e lui temeva di conoscere la quantità di vittime di cui si era macchiato di sangue.
«Non eri in te Bucky» lo giustificai.
«Tutti me lo state dicendo. Tu, Steve perfino il tizio con l'arco, ma come fate ad esserne sicuri? Chi vi dice che in realtà il soldato d'inverno, non è il vero Bucky? Infondo non conosco più né l'uno né l'altro».
Avvicinai la mano lentamente e scostai il ciuffo di capelli scuri che gli copriva il volto, era affascinante anche con quell'aria tormentata «Ti devo delle scuse» esordii io all'improvviso «Se ti avessi lasciato morire, tu non ti saresti mai sentito così».
Lui strabuzzò gli occhi, era incredulo «Tu sei stata uno dei pochi pensieri che mi hanno tenuto aggrappato a quel briciolo di realtà che mi era rimasta. Volevo rivederti per ringraziarti di avermi salvato la vita».
Mi spostai una ciocca di capelli e la portai dietro l'orecchio sorridendogli «La tua vita sarebbe stata più felice se non mi avessi incontrata».
«Forse. Ma qualcosa mi dice che presto non la penserò così».

PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora