Capitolo 32

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Non è semplice riuscire a superare una rottura, non è semplice poter andare avanti con la consapevolezza di essere stata spezzata da chi piu amavi, non è semplice riuscire a rialzarsi in piedi, quando sembra che l'intero mondo sia crollato in pezzi.
Il giorno prima, Steve Rogers era tutta la mia vita, il giorno dopo, mi aveva ridotta in un cumulo di cenere.
Lo amavo?
Si.
Faceva male?
Assolutamente si.

Una volta tornati alla Torre, mi ero rintanata nella mia camera, e non ne ero più uscita. Non sapevo nemmeno se fossero passate ore, oppure giorni, il tempo era diventato quasi superfluo.
Io mi sentivo così.
Vuota, spenta, annientata.

Sin dalla nascita, mio padre mi aveva sempre insegnato a tenere il coltello dalla parte del manico, di non fidarmi mai degli uomini, e sopratutto di non cadere mai nell'oscura trappola dell'amore.

"Se vuoi essere una regina, non c'è posto per l'amore. Vuoi divertirti? Sei libera di farlo. Ma una volta che cadrai vittima di quell'incantesimo, sarai dipendente da qualcuno che non potrai mai controllare, che sarà libero di renderti felice con un solo sguardo, o farti cadere in mille pezzi quando meno te lo aspetti"

Avrei dovuto accorgermi dei segnali.
Di quanto mio padre avesse ragione, di quanto fossi stata stupida nel farmi abbindolare così da lui.
Ma ormai non c'era più rabbia, delusione o tristezza, c'era solo dolore.
O forse, c'erano tutte queste cose messe insieme.

Sentii un leggero bussare alla porta, quasi impercettibile, ma lo sentii.
Poggiai la testa sulla testata del letto e presi un sorso del Martini che Jarvis mi stava riempiendo ogni volta che svuotavo il bicchiere.

«Chi è?» chiesi con un tono di voce un po' troppo stridulo.
«Porto doni!» l'inconfondibile voce di Tony mi fece quasi sorridere.
Già lo immaginavo da dietro la porta con qualche busta in mano alzata a mezz'aria ed il sorrisetto malizioso.
Sospirai pesante, per poi volgere lo sguardo verso la porta

 Sospirai pesante, per poi volgere lo sguardo verso la porta

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«Puoi entrare».

Vidi la maniglia della porta abbassarsi leggermente, per poi far entrare il miliardario in tutto il suo splendore.
Era vestito di tutto punto, con giacca e pantaloni blu scuro, una camicia bianca ed una cravatta bordeaux.
Richiuse la porta alle sue spalle, e si girò verso di me con un sorrisetto in volto.
«Come stai?» mi chiese tornando serio.
Io sbuffai «Superbamente a pezzi» e mi portai il drink alle labbra.
Lui alzò le buste a mezz'aria facendole dondolare davanti ai miei occhi.
Prese una prima busta e me la lanciò sul letto.
Scostai appena le coperte, per afferrare la grande busta color rosa antico.
«Li ho fatti portare da Parigi, sono i tuoi preferiti. Macarons al cioccolato bianco, pistacchio, e frutti di bosco, di Pierre Hermé» Tony era orgoglioso dei suoi acquisti.
Ed a me quasi venne da piangere nel constatare quanto lui mi conoscesse bene.
Aprii la scatola, e mi venne subito l'acquolina in bocca.
Alzai la testa verso Tony sorridendogli, e lui già mi aveva iniziato a tendere un'altra busta.
«Queste sono delle Jimmy Choo tacco dodici, uscite dalla sede di Londra oggi stesso».
Inarcai un sopracciglio chiedendogli silenziosamente il perché di un nuovo paio di fantastiche décolleté nere lucide.
Lui in risposta fece spallucce «Hai sempre detto che la miglior vendetta per una donna, è partire da un tacco dodici vertiginoso».
Non potei contraddirlo, la pensavo esattamente così.
Mettete un paio di tacchi ad una donna incazzata, ed il mondo cadrà ai suoi piedi.
«E a tal proposito» il miliardario aprí la porta della stanza, per trascinare con sé due appendiabiti e metterli al centro della stanza.
«Donatella Versace e Miuccia Prada mandano in anticipo le loro collezioni della settimana della moda».
C'erano circa quaranta capi in totale, avrei dovuto fare un po' di spazio dentro l'armadio per poter far entrare tutta quella roba.
Mi porse un'ulteriore bustina, quest'ultima era rossa, la riconobbi subito, era Cartier «Un uccellino mi ha detto che i migliori amici delle donne, oltre Tony Stark, sono i diamanti».
Io ridacchiai «Forse forse mi sto iniziando a sentire meglio».
Lui si sedette sul bordo del mio letto e mi guardò con dolcezza «Rinchiuderti qui dentro non lenirà il tuo dolore».
Io sospirai e forzai un sorriso «Ma ubriacarmi con una lingerie di lusso addosso si».
«Quindi è questo il piano? Ubriacarti fino a non provare più nulla?» mi chiese scettico.
Io mi sistemai meglio il cerchietto che avevo sui capelli «O questo, o un viaggio di sola andata all'inferno per Steve Rogers».
«A proposito di questo..» iniziò il miliardario «Lo vedo abbastanza confuso riguardo quello che è successo, come se nemmeno lui sapesse il perché di quella decisione»Tony sembrava preoccupato.
Non lo vedevo convinto di quello che era successo, ma si sbagliava di grosso.
Per me era chiaro come il Martini che mi stavo scolando da ore, Steve Rogers era un calcolatore, un abbindolatore, un grandissimo ipocrita.
Risi nervosamente, portandomi il bicchiere alle labbra «Il santarellino d'America non è poi così diverso da Loki, o da Bucky, o da chiunque altro uomo sulla faccia della terra».
«Ci deve essere una spiegazione a tutto questo» affermò quasi incazzato.
Io sospirai, per poi alzare gli occhi sul mio migliore amico che era evidentemente frustrato.
Non riusciva a realizzare che uno come Steve, potesse nascondere un lato tutt'altro che sincero.
Io scostai le coperte e mi sedetti sul bordo del letto, per poi alzarmi.
Tony guardava con la coda dell'occhio ogni mio minimo movimento.
Mi avvicinai ad uno degli appendiabiti, e scostai diversi capi fin quando uno non catturò la mia attenzione.
Era un completo, giacca e gonna color azzurro pastello.
Li presi e li buttai sul letto.
«Che cos'hai sul fianco?» mi chiese Tony avvicinandosi a me, indicandomi la parte sinistra del busto.
Io abbassai lo sguardo, e quasi mi venne un colpo.
Non ero mai stata un'amante dei tatuaggi, non avevo mai avuto intenzione di farne, eppure, eccone uno proprio lì, poggiato sulla costa sinistra.
La forma, era quella di una virgola.
Il concetto era semplice.
Rappresentava un mezzo yin e yang.
Dove, mentre in quello completo, si formava un cerchio, io avevo solo una delle due metà: lo yin che era la parte oscura calcata maggiormente, ed al centro un puntino senza inchiostro, che stava a rappresentare lo yang.
«Che significa?» chiesi con il fiato mozzato.
Lui mi squadrò dalla testa ai piedi, nonostante fossi mezza nuda davanti ai suoi occhi, Tony non aveva uno sguardo malizioso, non mi avrebbe mai vista in quel modo, ma anzi, era più preoccupato per la scoperta che avevamo appena fatto.
«Il bene nel male» sussurrò.
Io alzai gli occhi al cielo, per poi fare una smorfia che stava a significare quanto fosse scontata la sua affermazione.
«Sei sempre sicuro di essere un genio?» chiesi ironica.
Lui non considerò nemmeno la mia affermazione, ed iniziò a camminare avanti e dietro per l'intera stanza.
«C'è solo una persona dentro questa torre che potrebbe aiutarci a svelare questo mistero».
Io in tutta risposta incrociai le braccia al petto «Se ammetti di non essere in grado di risolvere questo mistero da solo, credo che il mondo a breve finirà».
In risposta, gli si formò una smorfia scocciata in volto

PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora