Capitolo 47

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Sei mesi.
Erano passati già sei mesi da quando Rogers e Bucky avevano lasciato definitivamente la città, e le cose erano drasticamente cambiate.
Sei mesi in cui Wanda e Visione erano scomparsi per prendersi del tempo per loro.
Sei mesi in cui Natasha faceva avanti ed indietro tra il complesso ed il rifugio segreto di Rogers, e sì, ero consapevole che la rossa facesse il doppio gioco in entrambe le squadre, ma non potevo fare altro se non giustificarla.
Lei non aveva nulla contro di loro.
Per me e Tony invece, era tutta un'altra questione.
Loki era andato alla ricerca del fratello e di Bruce, non riuscivamo più a trovarli perciò il Dio avrebbe potuto aiutarci nel rintracciarli, e riportarli sulla terra.
Clint si era ritirato in "pensione" con la sua famiglia.
Tony aveva sepolto l'ascia di guerra nei confronti di Rogers, ed ogni tanto cercava il modo di aprire l'argomento, ma io, non ne volevo sentire più parlare.
Ma lui non rinunciava.
Sembrava quasi ossessionato.
Come se la colpa del nostro allontanamento fosse stata la sua.
Per quanto riguardava me, in questo lungo periodo, ho cercato di rendere le giornate sempre impegnate.
La mattina mi allenavo con i miei poteri, e le tecniche di combattimento.
Il pomeriggio mi recavo in un palazzo di Bleecker Street, denominato Sanctum Sanctorum, dove il Dottor Stephen Strange era lo stregone supremo.
Mi aveva insegnato il potere delle arti mistiche, su come poter difendermi con esse e creare campi gravitazionali per poter passare da una parte all'altra dell'universo.
La sera invece, cenavo insieme a Tony, Rhodey ed ogni tanto spuntava fuori il bimbo ragno che ci aggiornava sulle sue missioni da Spider-Man di quartiere.
Certe sere voleva per forza farci vedere dei film da cui "avremmo potuto trarne ispirazione per certe missioni"

Ma cosa danno da mangiare ai ragazzini d'oggi?

Ma nonostante le nostre lamentele, vinceva il più delle volte lui. Cosa abbastanza strana dato che ero sempre io quella che dettava legge sui film. Ma mi stavo stranamente affezionando a quel ragazzino dalla tutina striminzita e non volevo farlo rimanere male.
Avevo quasi un'istinto di protezione nei suoi confronti.

Oh ma ti prego!
Gli hai perfino dato un bicchiere di vodka!

E con questo?

È un bambino!

E quindi? Somiglia molto a Tony, ho il diritto di trattarlo come lui.

Meno male che stavi iniziando ad avere un certo istinto materno.

Dettagli.

Poi veniva la notte, e lì le cose si complicavano giorno dopo giorno, tanto da costringere Tony a darmi dei sonniferi.
Ogni tanto lo vedevo. Steve.
Lì in camera mia, ma nessuno dei due riusciva a proferire parola.
Ci guardavamo in silenzio, distesi nel letto, abbracciati l'uno all'altro.
Riuscivo perfino a percepire la sua stretta salda attorno al mio fianco, ed il respiro ansante sul mio collo.
A volte mi sembrava così reale da poter dire che non fosse solo un sogno, ma lo era.
Perché la mattina mi svegliavo, e di lui non c'era più traccia.
E sopratutto, se non fosse stato un sogno, credo che mi avrebbero presa tutti per matta da legare, perciò non ne feci parola con nessuno.
«Terra chiama Liz! Sei qui con noi?» Tony mi risvegliò dai miei pensieri ed alzai di scatto la testa verso di lui.
Era appoggiato allo stipite della porta, con le mani in tasca e mi stava fissando.
Io invece, ero seduta sul ripiano in marmo della cucina, con le gambe a penzoloni ed una coppa gelato esageratamente grande tra le mani.
«Ero immersa nei miei pensieri» ammisi giocherellando con il cucchiaio dentro la vaniglia.
Si avvicinò a me, guardandomi con un sopracciglio alzato, aprí il cassetto delle posate e ne prese un cucchiaino.
«E questi pensieri fanno i supereroi in calzamaglia a stelle a strisce?» chiese ironico affondando il cucchiaino nel gelato per poi portarselo subito in bocca.
Lo fulminai con lo sguardo e lui alzò le mani in segno di difesa «Prima o poi dovremmo parlarne» mi ammonì.
Scossi la testa «Ma io ne parlerei pure, ma sarebbe un inutile spreco di tempo» dissi dura.
Avevo creato una corazza di odio nei confronti del paladino d'America. Con chiunque parlassi, facevo trapelare il mio massimo disgusto nei suoi confronti, ma la verità era un'altra.
Speravo solo che a furia di fingere di odiarlo, poi, sarei riuscita ad odiarlo veramente.
«Fingere che non abbia più importanza può funzionare con le persone normali, ma non con me!» ribatté.
«Non sto fingendo» scesi dal ripiano e posai il gelato sul bancone «Semplicemente non era destino, ma eravamo così belli che per un attimo ho davvero pensato che potesse funzionare. Ma non è stato così» il mio tono vacillò ed il miliardario subito se ne accorse.
«Ma ti manca!».
«Ma lo odio».
«Dici di odiarlo, ma è così chiaro: ti manca da morire da quando non c'è».
«Tony basta!» alzai il tono della voce «Non c'è niente che tu possa fare per rendere le cose meno difficili di quanto già non siano».
Lui mi prese per le braccia bloccandomi «Una cosa c'è, e te la dirò stasera a cena».
Inarcai un sopracciglio sorpresa «Tony, ti ringrazio ma non sono interessata» dissi fingendo di alludere ad una sua eventuale avance, ridendo sotto di baffi.
Lui mi guardò stralunato così continuai «Anche perché se metto anche te nella lista, va a finire che all'appello mancherebbero solo Clint e Bruce» gli girai intorno fingendomi seria.
«Ma che diamine stai dicendo?» continuò a non capire.
Volevo scoppiare a ridere ma cercai di mantenermi seria «Poi il fatto che sono più grande di te... Sai, a tratti mi sentirei una pedofila» e lì finalmente capì.
Alzò gli occhi al cielo prendendosi a schiaffi la fronte «A volte mi chiedo perché ho te come migliore amica».
Mi avvicinai circondandogli i fianchi con le braccia, mi sporsi leggermente verso di lui e gli sorrisi «Perché sono fantastica, bellissima e piena di energie?».
Mi fece una smorfia contrariata «Io direi più lunatica, incazzata, e costantemente mestruata».

PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora