Capitolo 4

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Ero sveglia ormai da un paio d'ore senza più riuscire a prendere sonno.
Nella mia mente scorrevano così tanti pensieri che faticavano persino a mettersi insieme.
Per la prima volta dopo mesi, mi ero fermata.
Non ero più a Los Angeles, non avevo più distrazioni, non avevo i miei divertimenti, in poche parole non potevo più scappare.
Accettare il fatto che l'unico uomo che mi aveva fatta sentire speciale e non un fardello, mi aveva abbandonata, preferendo una vendetta, alla promessa di un amore eterno mi aveva devastata.
Non provavo più dolore, quello lo avevo spento, ma il retrogusto dolce-amaro lo potevo percepire lo stesso.
Volevo dimenticare tutto, soffocare i miei sentimenti anche a costo dell'infelicità eterna, e così avevo fatto.
Ci sono persone che ti aiutano a diventare la persona che sei, Loki mi aveva cambiata in due modi: prima in positivo, poi in un concentrato di sarcasmo e menefreghismo.
Dovevo essergli grata, perché la vita infondo è fatta di alti e bassi, e lui mi aveva fatto capire che l'unica persona su cui avessi mai potuto affidarmi,  era solo ed unicamente me stessa.

Stanca di rimanere chiusa in camera, chiesi a Jarvis di accendere l'abat-jour posizionata sulla scrivania.
La luce fioca mi fece socchiudere gli occhi per poter abituarmi all'ambiente circostante.
Lanciai un'occhiata veloce all'orologio sopra il comodino: erano le cinque del mattino.
Scostai le lenzuola dal mio corpo, scesi dal letto e mi diressi verso il bagno.
Mi sciacquai la faccia con l'acqua fredda, posizionai entrambe le mani sul lavabo e fissai il mio riflesso allo specchio.
La pelle non mostrava segni di stanchezza, ero grata del fatto che nonostante passassi le mie notti insonni, esternamente risultavo essere sempre impeccabile.
Uscii dalla mia camera prendendo una vestaglia, e mi diressi verso la cucina senza considerare il fatto che indossassi ancora il pigiama, ma erano le cinque del mattino e dubitavo ci fosse qualcuno già sveglio.
I corridoi erano vuoti e silenziosi, proseguii dritto, cercando di fare il meno rumore possibile.
Sentivo il freddo pavimento solleticare i miei piedi mentre mi dirigevo verso le porte dell'ascensore.
Una volta in cucina mi preparai un caffè, lo versai in una tazza ed iniziai a sorseggiare il liquido scuro.
Difronte a me, New York si stava svegliando, le prime luci dell'alba rendevano la città ancora più bella.

«Notte insonne?» una voce roca mi riscosse dai miei pensieri.

Dietro di me, Steve Rogers era appoggiato sullo stipite della porta

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Dietro di me, Steve Rogers era appoggiato sullo stipite della porta.
Mi stava fissando con le braccia incrociate.
Se non fosse stato per il disgusto palesato il giorno precedente avrei giurato mi stesse mangiando con gli occhi.

Quello lo stai facendo tu!

Beh che dire, anche in pigiama, era terribilmente attraente.
La maglietta stretta rendeva ancora più evidenti i muscoli tesi delle braccia, ed il pantalone grigio a vita bassa.. Beh quello mi stava distraendo dalla domanda che mi aveva posto.

«Non dormi nemmeno tu a quanto pare» ribattei in tono calmo, ma dentro di me sentivo di stare avvampando come una ragazzina al primo appuntamento.

PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora