1 - Brutte lettere per lo zio

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- Zioooo.

Fu il grido familiare che accolse il maestro quando entrò in casa.

- Zio Chuuyaa.

Gridò un'altra vocina mentre un bambino saltò addosso all'uomo appena entrato dalla porta aggrappandosi alle sue gambe. Chuuya prese in braccio il bambino che dimostrava all'incirca tre o quattro anni, il piccolo a quel contatto sorrise e si aggrappò ai capelli dello zio con poca delicatezza.

- Ouch, Kai mollami i capelli, mi fai male se tiri.

Il bambino ridacchio, ma allentò anche la presa permettendo a Chuuya di chiudere la porta e togliersi le scarpe.

- Ohi, fratellino.

Una voce allegra e femminile dalla stanza accanto salutò il giovane appena entrato, probabilmente Eri lo aveva sentito entrare nel piccolo appartamento. Dalla stessa stanza in cui si trovava la ragazza uscì di corsa un altro bambino, questo un po' più grande di qualche anno rispetto a quello tra le braccia di Chuuya.

Il bambino zampettò con solo le mutande addosso davanti allo zio stringendo in mano e sventolando un paio di pantaloni.

- Zio, zio, zio. Guarda! Mamma mi ha aggiustato i pantaloni e ci ha messo anche le toppe, quelle belle però.

Chuuya con un sorriso tenero, che riservava solo ai suoi nipoti e a qualche altra rara eccezione gli spettinò i capelli in modo quasi paterno:

- Sono bellissimi Haru, ora forza vai a vestirti che se no prendi freddo e la mamma si arrabbia.

Kai nel mentre, in braccio a lui, lanciava allo zio occhiatacce gelose e, non appena il fratello fu lontano, reclamò l'attenzione dello zio tirandogli i capelli.

- AHIA. Kai basta, guarda che mi arrabbio.

Il bambino rise per niente intimorito:

- Sai che oggi la mamma mi ha... - Esitò un attimo poi sbuffò nascondendo la testa nell'incavo del collo di Chuuya. - Ho dimenticato quello che volevo dire. - Bofonchiò nel suo infantile modo di parlare, ma che Chuuya capiva alla perfezione.

Eri, la sorella di Chuuya, si degnò finalmente di comparire e liberarlo da quella piccola peste prendendo il figlio dalle braccia di Chuuya.

- Kai, tesoro, vieni qui.

- Mammaaa.

Il bambino si buttò a capo fitto tra le braccia della madre.

Eri era una donna normale, aveva un carattere molto simile a quello del fratello: burrascoso ed esageratamente determinato e testardo. La ragazza aveva due occhi chiari più verdi e allegri rispetto a quelli blu e profondi del fratello, aveva anche capelli scuri e lisci, spesso raccolti in acconciature semplici, spettinate e fatte velocemente, aveva infine il viso sempre illuminato dal sorriso sereno di chi ha imparato ad amare la semplicità della propria vita.

-  Chuuya a proposito, ti sono arrivate delle lettere, te le ho messe sul tavolo della cucina.

Il ragazzo lanciò una rapida occhiata alle lettere e si levò il cappotto appendendolo in ingresso.

- Grazie, le leggo dopo. Ora ho sul serio l'urgente necessità di farmi una doccia. Il livello di igiene di quella maledetta scuola e persino inferiore al livello di intelligenza e umanità dei sui studenti.

Si lamentò Chuuya dirigendosi verso il bagno e ignorando lo sguardo esasperato di Eri al sentire l'ennesimo discorso "celebrativo" sul suo lavoro. Chuuya sapeva che non sarebbe mai riuscito a smettere di insultare l'ignoranza dei suoi studenti e gli studenti stessi.

- Va bene, attento che lo shampoo alla pesca è di Haru, in più fai piano che ora metto Kai a nanna.

- Sì, sì.

Confermò Chuuya con un gesto sbrigativo mentre entrava in bagno ridacchiando al sentire le proteste del piccolo Kai che riteneva di essere grande per la nanna pomeridiana.

Chuuya entrò in doccia con un sospiro di sollievo e finalmente si concesse di rilassare le spalle. L'acqua calda della doccia aveva da sempre avuto il potere di rilassarlo e lenire un po' il suo nervosismo assillante.
Quella, come tutte quelle precedenti, era stata una giornata pessima e fottutamente vuota.

Da anni ormai viveva con la perenne sensazione di star soffocando sotto svariati strati di fango.

Il lavoro come supplente in quella degradata e problematica scuola di periferia oltre a non aiutarlo a liberarsi di questa sensazione lo stava demolendo; per quanto ce la mettesse tutta non riusciva mai a sentirsi soddisfatto.

Quando tornava a casa si sentiva sporco non solo esternamente, ma anche internamente. L'aria pesante e priva di speranza che alleggiava all'interno delle mura di quella scuola gli penetrava nell'anima mettendogli addosso un malumore e un vuoto assordante di cui non riusciva a liberarsi.

I suoi nipotini erano come la sua ancora di salvezza in quel periodo, ma nell'ultimo periodo si stava abituando anche alla loro presenza e faceva sempre più fatica a provare un briciolo di felicità vera in loro compagnia.

Uscito dalla doccia Chuuya indossò abiti comodi e si recò in cucina per mangiare finalmente qualcosa. Erano quasi le cinque del pomeriggio e lui non toccava cibo da mezzo giorno. Aprì il frigo e dopo aver cercato un po' al suo interno si versò un bicchiere di succo d'arancia, -aveva perso una stupida scommessa con Eri qualche giorno prima e ora doveva farsi una settimana senza il suo amato vino- mentre beveva assorto nei suoi pensieri il suo sguardo cadde sulle lettere adagiate sul tavolo. Ammonticchiate una sopra l'altra c'erano una cartolina dalla sua ragazza in vacanza con i genitori, una lettera da chissà dove per ricordargli di pagare chissà cosa e una busta.

Chuuya prese in mano le carte, gli scappò un sorriso guardando la foto della spiaggia caraibica che gli aveva mandato Chika, gettò di lato la lettera da Tokyo, ci avrebbe pensato dopo, non ne aveva voglia. E si rigirò tra le mani la busta rimasta.

Sembrava proprio una lettera di quelle che si scrivono gli amici per mantenersi in contatto, il nome del mittente sulla busta, "Akane Watanabe", gli parve familiare, ma non ne avrebbe saputo dire il motivo.

Aprì la busta e la prima cosa che ne scivolò fuori fu una foto, la foto sorridente di un ragazzo poco più che ventenne che Chuuya conosceva anche troppo bene, il giovane maestro non potè evitare di arrossire nel vedere di nuovo quel viso.

Dazai Osamu.

Chuuya non vedeva quel ragazzo da circa sei anni e non immaginava fosse diventato ancora più bello di come se lo ricordava. Nella foto Dazai aveva i capelli castani spettinati dal vento, un sorriso enigmatico e i suoi occhi marroni, illuminati da riflessi d'ambra, brillavano di una misteriosa malinconia.

In piedi, in mezzo alla cucina, Chuuya si ritrovò ad accarezzare incantato la foto con il pollice della mano destra, se la rigirò tra le dita e notò in basso una scritta stampata che gli fece quasi fermare il cuore nel petto.

In un angolo, accanto alla data di nascita -19 giugno 1945- c'era un'altra data -28 maggio 1970.-

La data di morte.

A. A.

Tatattannn. Scommetto che nessuno si è sorpreso dell'ultima riga tanto c'era già scritto nella descrizione della storia. (:
Due capitoli oggi perché sì e perché mi urtava vedere il prologo solo soletto.
Chiedo già scusa in anticipo se mi è scappato qualche errore :'3
Al più presto possibile, adios.

Soukoku - The AnchorWhere stories live. Discover now