24 - Detectiv ficcanaso e stivali gialli

592 78 53
                                    

Il ragazzo strinse il diario sotto braccio cercando di farsi coraggio.

Doveva solamente suonare e aspettare che gli venissero ad aprire non era difficile, strinse tra le dita il piccolo biglietto da visita tutto scarabocchiato sul retro, c'erano scribacchiati disordinatamente alcuni numeri.

Aveva trovato quel biglietto in una vecchia agenda telefonica in biblioteca, cominciava a sospettare che lì ce l'avesse lasciato il suo probabilmente-ragazzo.

"Agenzia di detective privati" era stampato in marrone sul fronte del foglietto con sotto un indirizzo e un numero di telefono. C'era la stessa scritta anche sul campanello davanti a lui.

Chuuya prese un respiro profondo e suonò, poi tornò a stringere il diario con entrambe le mani in attesa che qualcuno venisse ad aprire.

Dopo poco la porta si spalancò, con un cigolio talmente acuto da far venire i brividi persino ad un sasso.

- Buongiornooo~

Un uomo che doveva avere poco meno di trent'anni e basso, ma comunque più alto di Chuuya, lo accolse con un sorriso divertito. Aveva capelli neri e spettinati schiacciati sul viso da un originale berretto color terra di siena che era abbinato ad una mantella dello stesso colore. L'uomo esclamò spalancando le braccia:

- Cosa posso fare per lei?

Da dentro si sentì una voce più matura rimproverare il giovane che aveva aperto:

- Ranpo, prima fai entrare il cliente e poi gli chiedi di cosa ha bisogno e tutto il resto. Te lo devo spiegare ogni volta?

- Ohh giusto giusto, che noia Fukuzawa-San. Avanti lei, sulla porta, non se ne stia lì impalato, avanti avanti entri.

Chuuya annuì ed entrò ritrovandosi in un piccolo ingresso ingombro di pile di giornali risalenti a chissà quale anno passato, varie poltrone in pelle molte delle quali rovinate dalla presenza di uno o più gatti e vasi pieni di piante non tutte esattamente vive e vegete.

- Grazie, buongiorno.

Disse Chuuya seguendo Ranpo per la stanza attento a non pestare giornali o uccidere definitivamente qualche pianta, quando aveva quasi raggiunto la stanza per poco non cadde per terra inciampando in un paio di stivali di gomma gialli.

Finalmente dopo un odissea per quell'ingresso riuscì a raggiungere la stanza adibita come ufficio dove i due detective lavoravano.

Seduto ad una delle due scrivanie (la più grande) c'era un uomo tra la quarantina e la cinquantina vestito in abiti giapponesi tradizionali che leggeva un giornale accarezzando un gatto appoggiato su vari fogli sulla scrivania, la bestiola di tanto in tanto tirava una zampata ad una matita.

- Benvenuto, nella nostra agenzia. Ha un caso per noi? Le promettiamo tutta la riservatezza che desidera e se lo chiede resterà tutto tra noi.

Esclamò tutto entusiasta Ranpo sedendosi su quella che doveva essere la sua scrivania e guardando Fukuzawa come in cerca di una conferma che avesse recitato bene la frase.

Chuuya annuì e gli passò il diario he stringeva in mano, l'ultimo che Dazai aveva scritto, quello grazie al quale Chuuya lo aveva trovato, poi senza nemmeno sedersi da qualche parte (in realtà non c'era molto posto dove accomodarsi) spiegò a grandi linee tutta la faccenda di Dazai.

- Osamu Dazai?

Domandò il più anziano alzando gli occhi dal giornale con un luccichio interessato.

- Sì, proprio lui.

Confermò Chuuya.

Ranpo tirò le labbra in un sorrisetto simile a un ghigno:

- Molto bene, era da tempo che aspettavamo questo caso. Non vedevo l'ora. Cosa vuole che facciamo signor Chuuya Nakahara?

- Vorrei che indagaste su cosa stanno combinando i signori Dazai, genitori di Osamu e portaste alla luce la faccenda. Qui in questo diario c'è spiegato molto su dove potete trovare delle prove. Per il compenso ci penserà Dazai quando uscirà dal manicomio, intanto mi ha detto di darvi come anticipo questo.

Detto ciò Chuuya si frugò in tasca e tirò fuori un assegno, Ranpo lo prese in mano e lo osservò per un po', poi ficcandosi in bocca una caramella sorrise.

- Accettiamo il caso.

Esclamò a bocca piena beccandosi un'occhiataccia da Fukuzawa.

- Grazie.

Si rilassò finalmente Chuuya, restò lì in piedi nella stanza per un po' chiedendosi cosa accidenti doveva fare. Andarsene? Spiegare qualcos'altro? Aspettare che loro dicessero qualcos'altro? In più Ranpo lo stava fissando attentamente lì seduto senza dare cenno di fare qualcosa e la cosa stava accrescendo il suo disagio.

- Quindi ora intendi fare un gran casino per portarlo fuori dal manicomio prima che lo imbottiscano talmente tanto di medicine da renderlo ancora di più un coglione irrecuperabile?

- Sì, più o meno.

Ranpo scartò un'altra caramella e si mise a masticarla rumorosamente.

- Raccontami cos'hai in mente. Farai tutto domani?

- Sì, domani.

Ranpo dopo aver ascoltato la sua idea scoppiò a ridere di gusto:

- Ottimo e assurdo piano, mi piaci.

Fukuzawa si intromise con un sorrisetto, non aveva detto nulla fino a quel momento ma non si era perso nemmeno mezza parola:

- Sei intraprendente e pieno di energia. Dazai avrebbe proprio bisogno di uno con la testa a posto e pronto a picchiarlo quando serve nella sua vita.

Chuuya rise nervosamente arrotolandosi una ciocca di capelli, quei due gli erano piuttosto simpatici nonostante fossero abbastanza ficcanaso.

- Caramella?

Chiese Ranpo porgendogli un sacchetto di dolciumi alla frutta, Fukuzawa alzò le sopracciglia divertito:

- Ranpo non offre mai a nessuno i suoi dolci, devi stargli particolarmente simpatico Chuuya-Kun.

Chuuya sentendo quelle parole non se la sentì di rifiutare e prese una caramella.

- Grazie allora.

Restò un altro po' lì a chiacchierare con loro due poi se ne andò un po' più sereno e rilassato di quando era arrivato.

Una volta fuori, camminando per le strade e schivando pozzanghere che riflettevano il cielo grigio pensava che il giorno dopo ce l'avrebbe fatta. Doveva solo attenersi al piano alla lettera, non poteva permettersi errori, non potevano permettersi errori.

Entrò nella sua stanza d'albergo proprio mentre il telefono stava squillando, si avvicinò svogliatamente al telefono e alzò la cornetta.

- Pronto?

La voce di Eri gli arrivò forte e chiara e soprattutto agitata nelle orecchie.

- Chuuya, pronto?

- Sì eccomi, cosa succede?

- Ho un problema, ho bisogno del tuo aiuto.






A. A.

Eccomiii

Vorrei dire qualcosa di intelligente ma ho sonno, quindi alla prossimaaah

Soukoku - The AnchorWhere stories live. Discover now