9 - I primi segni di follia: parlare con la carta

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Chuuya controllò più volte il numero "7" sulla targhetta di ottone attaccata sulla porta prima di girare la chiave nella toppa ed entrare.

Una volta dentro appoggiò il borsone che aveva portato con sè come valigia sul pavimento e si guardò attorno.

La stanza che Dazai gli aveva prenotato era proprio un bel posticino non poté fare a meno di notare Chuuya buttandosi di peso sul letto. Stare chiuso in un armadio mentre l'ansia di essere scoperto lo divorava lo aveva stancato tantissimo.

Sospirò e guardò il soffitto in legno, si stava bene lì. La stanza aveva un buon odore di pulito, le lenzuola probabilmente erano state lavate con un detersivo al gelsomino o qualcosa di simile.

Il letto, in stile occidentale, era da due piazze e appoggiato contro una parete, accanto  c'erano due comodini dello stesso legno del letto, in un angolo c'era un armadio parecchio grande, lì vicino una scrivania, in tinta con tutti gli altri mobili nella camera. Oltre alla porta di uscita c'era anche una porta che dava su un piccolo bagno.

Chuuya chiuse gli occhi un istante, sdraiato sul letto, poi si girò su un lato verso la finestra che faceva filtrare caldi raggi di luce pomeridiana. Lì si stava bene e per un istante il ragazzo si permise di rilassarsi.

Quando riaprì gli occhi notò che sul comodino c'era una busta di una carta giallognola e appena impolverata. In una scrittura obliqua e disordinata quanto ordinata c'era scritto sopra: "Per Chuuya Nakahara"

- Cosa...?

Con mani quasi tremanti, il ragazzo prese in mano la lettera e la aprì. Dentro c'era un foglietto scritto in fretta, la scrittura era la stessa di quella sulla busta, Chuuya l'aveva già riconosciuta.

"Carissimo,
Se Tanizaki e Naomi hanno fatto i bravi stai leggendo questa lettera.
Bravissimo Chuuya-Kun sei arrivato fino qui.
Purtroppo non ho tempo per spiegarti ogni cosa e questo non è proprio il mezzo ideale. Se ho previsto giusto capirai tutto pian piano.
Ti dico solo che ho i minuti contati, suppongo che quando leggerai questa lettera mi resterà poco da vivere o sarò già morto, non so in quale delle due sperare.
Ciao ciao Chuuya-Kun.
Osamu Dazai

Ps: buona lettura (;"

Chuuya restò a fissare la faccina finale con una sorta di disgusto e fastidio nello sguardo. Dazai non aveva tempo di spiegargli la situazione, ma di disegnare una stupida faccina sì. Questo era proprio da lui.

Era da lui anche aver previsto ogni cosa, Chuuya lo sapeva molto bene, quel ragazzo possedeva un'intelligenza unica, un'intuizione che pochi hanno.

- Vaffanculo.

Appallottolò la lettera in un pugno stropicciandola tutta, poi dopo un istante passato immobile a fissare il muro cercando di calmare la rabbia che gli rodeva il petto, aprì il pugno dispiegò il bigliettino e lo rilesse.

"Buona lettura." Recitava il testo alla fine. Gli occhi di Chuuya caddero sul libro che gli avevano dato alla reception "i fiori del male" di Baudelaire. Chuuya conosceva svariate poesie di quella raccolta, buona parte grazie a Dazai che durante le estati, se una situazione lo ispirava cominciava a recitarle.

C'era dentro al libro un pezzetto di carta come segnalibro, in realtà più che un segnalibro era una lista di tutti quelli che avevano preso il libro in biblioteca in precedenza con tanto di data di prestito e restituzione.
Chuuya lo sfilò dal libro e lo mise da parte, appoggiato lì accanto sul materasso.

Aprì il libro alla pagina indicata da quel improvvisato segnalibro.

"Il sogno di un curioso" recitava il titolo della poesia.

Chuuya conosceva quella poesia, si ricordava chiaramente che era una di quelle che più intrigava Dazai. Ne era affascinato quanto contrariato.

Chuuya fissò le parole nere incastrate nella pagina bianca e si ritrovò a recitare a voce alta la poesia leggendola.

" Hai anche tu, come me, il gusto del dolore e di te ti fai dire: «Che uomo singolare!» - Stavo sul punto di morire. Nella mia anima appassionata v'era, desiderio mischiato a orrore, uno strano male; angoscia e viva speranza, senza alcun fazioso umore. Più la fatale clessidra andava vuotandosi, più la mia tortura si faceva aspra e deliziosa; il mio cuore si staccava dal mondo familiare. Come il bambino avido di spettacoli, odiavo l'ostacolo del sipario. Al fine si rivelò la fredda verità: ero morto senza accorgemene, la terribile aurora m'avvolgeva. - Ma come, è tutto qui? Il sipario s'era alzato, e io aspettavo ancora." *

Chuuya arrivato al punto della pagina in cui non ci sono più parole, solo carta bianca restò muto, in un silenzio assorto e pensieroso.

- Dazai, cosa ti sta succedendo? Cosa devo capire con questa stupida poesia, dimmelo.

Probabilmente, si disse Chuuya, stava diventando completamente matto. Stava dando ordini ad uno stupido libro e pure si aspettava rispondesse.

Dazai stava per morire e forse era già troppo tardi. Si era già dimenticato la storia della polmonite, non ci voleva un genio per capire fosse una pessima bugia. A Dazai era successo tutt'altro e Chuuya si stava rodendo la mente e l'animo per capire la verità.

Mille ipotesi e mille domande, parole e immagini, si mischiavano vorticando furiose nella sua testa, lottando tra loro per avere la meglio. Ma erano solo ipotesi, vaghe e vuote domande, pensieri probabilmente esagerati che lo stavano confondendo e basta.

Chuuya tirò violentemente un pugno al cuscino per mettere a tacere quel vortici di pensieri che urlavano, gridavano, bisbigliavano impedendogli di pensare.

- Dazai deve avermi lasciato delle tracce che sono in grado di comprendere... Cazzo lo odio. Mi usa ancora come un burattino. Chuuya rifletti. Hai una poesia, una scatola chiusa a chiave, una guida completa al suicidio e un cappio nuovo e un bigliettino con una faccina sorridente che fa l'occhiolino e...

Lo sguardo gli cadde su un foglio adagiato sul materasso, il segnalibro improvvisato, la carta della biblioteca.

Dazai avrebbe dovuto restituire quel libro entro il 2 luglio. Chuuya si arricciò una ciocca di capelli, aveva ancora una decina di giorni. La data del due luglio era stata sottolineata in fretta un paio di volte.

Una data di scadenza.

Chuuya spalancò gli occhi e sperò che il pensiero che era appena riuscito ad avere la meglio su tutti gli altri fosse errato.

Doveva trovare Dazai entrò il 2 luglio, se no sarebbe stato troppo tardi. Aveva senso. Aveva dannatamente senso.

Un brivido lo percosse da capo a piedi.

Strinse il foglietto tra le dita poi notò che c'era un'altra parola evidenziata, questa volta cerchiata, tra l'altro dello stesso colore con cui era stata sottolineata la data del due luglio. Era un nome, il nome della persona che aveva preso in prestito il libro prima di Dazai. "Akutagawa Ryonusuke".

Chuuya sorrise.

Aveva una traccia.

* tratto da i fiori del male di Baudelaire e tradotto da Gerardo D'orico




A. A.

Chuuya sta cominciando a capire cos'è finalmente 🌚

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina.

A presto (;

Soukoku - The AnchorWhere stories live. Discover now