𝗳𝗶𝘃𝗲// 𝙇𝙖𝙩𝙤 𝙤𝙨𝙘𝙪𝙧𝙤

363 35 8
                                    

Hong Kong non era poi così diversa da Seoul. Era caotica e sveglia... fin troppo.
Jimin non era abituato ad addormentarsi presto di sera, visto che passava le nottate a parlare con Taehyung, Joonwon e alle volte si univa anche Yoongi. Parlavano, bevevano soju e mangiavano ramen.
Essere solo a Hong Kong non era il massimo.
Decise di uscire.
Ripensando al biglietto. Dunque, sapeva la data e l'ora. Il luogo era Hong Kong. Sì, ma dove?
Uscì dal palazzo e si incamminò.
Tutti parevano vivere la loro vita normalmente e tranquillamente. Ciò rincuorava un poco Jimin.
Arrivò in un parco somigliante molto a quello a cui andava da bambino. Vide una famiglia seduta su una panchina mentre, quello che sembrava essere un padre, spingeva il figlio sull'altalena.
Vide anche una coppia abbracciata sotto un albero. Sentì un colpo al cuore e strinse un pugno. Gli venne in mente Min-so. Solo il nome gli dava fastidio. Doveva dimenticare eppure gli mancava il suo sorriso, gli mancava il suo profumo, gli mancava il suo sorriso, gli mancava lei.
Si appoggiò al parapetto del ponte sulla quale stava camminando per ammirare il Lago Shanhu. Era un panorama meraviglioso. Poteva vedere la luna riflessa nell'acqua del lago come se questo fosse un affascinante specchio. Inziò a riflettere se avesse trovato indizi sulla Black Rose in quei due giorni. Lui sapeva che quel biglietto non era stato lasciato lì per caso, affatto. Tutto era programmato e forse avevano preparato già l'incontro e lui non sapeva niente. Si guardò attorno. Rabbrividì e incrociò le braccia. Non voleva deludere Yoongi spaventandosi, doveva proseguire le indagini. Si passò una mano tra i capelli biondi e mise l'altra nella tasca per stringere il distintivo. Poteva farcela. Iniziò a camminare sfiorando con la mano destra il parapetto di pietra freddo. Il rumore dei tacchetti delle sue scarpe eleganti echeggiava nell'aria facendolo sentire solo. Prese il cellulare e controllò l'orario. Le 21:00. Continuò a passeggiare nell'aura notturna sotto la luce della luna piena nel cielo di maggio. Attraversando le strade ricche di persone, notò un'auto nera. Si disse di non farsi paranoie visto che non poteva ricollegare alla Black Rose quelli che erano oggetti, persone tinti di nero. Però si avvicinò.
Si sedette ad un tavolino del bar a lui di fronte e si parò il viso con un giornale.
Fissò con attenzione l'auto. Ne uscì un'anziana il che lo balordì e sospirò: «Aish, pabo». Abbassò il giornale sbattendolo sul tavolo e si alzò per poi entrare nel locale per bere qualcosa. Si sedette al bancone e chiedette subito della birra che credeva sarebbe stata in grado di schiarirgli le idee. Ne fece un grande sorso e deglutì facendo rumore. C'era musica ad alto volume. Posò il bicchiere.
«Are you okay?» Domandò una voce alle sue spalle in inglese. Jimin si voltò. Era un ragazzo abbastanza alto, con capelli corvini.
«Yes, I think» rispose il biondo sorridendo.
«Oh, pardon sir, I'll pay for the man. Two beers, please» disse il corvino rivolgendosi al barista. «Concittadino» esclamò dopo rivolgendosi al biondo.
Jimin alzò la testa e sorrise. «Crede che non sappia riconoscere un abitante di Busan? Sa, l'ho notata da quel tavolo»
«Parlerò con qualcuno almeno»
«Non mi faccia sentire usato»
«Mi chiamo-» Jimin si fermò. «sono qui da solo due giorni e faccio fatica a-»
«A trovare fiducia, fidarti. È normale, te lo concedo» il biondo sorrise. «Se ti può rincuorare, io sono Jeon Jungkook» tese una mano. «Piacere di conoscerti».
L'altro, primamente esitante, strinse la grande mano piena di tatuaggi e prese coraggio. «Park Jimin».

🅑︎🅛︎🅐︎🅒︎🅚︎ & Ⓦ︎Ⓗ︎Ⓘ︎Ⓣ︎Ⓔ︎ || ʲⁱᵏᵒᵒᵏWhere stories live. Discover now