𝘀𝗶𝘅// 𝙏𝙤𝙤 𝙨𝙩𝙧𝙖𝙣𝙜𝙚

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«Se ti può rincuorare, io sono Jeon Jungkook» tese una mano. «Piacere di conoscerti».
L'altro, primamente esitante, strinse la grande mano piena di tatuaggi e prese coraggio. «Park Jimin».

«Nome dolcemente coreano. Mi ricorda l'odore di salsedine che caratterizza le spiagge di Busan» sussurrò il corvino. «Molto armonioso e melodico come i lineamenti del tuo viso» Jimin scoppiò a ridere.
«Sei molto poetico» disse.
«Assolutamente no, dico le cose come stanno e preferisco darne anche la mia più sincera opinione»
Il biondo bevve un sorso della birra appena arrivata.
«Ti hanno mai detto male per questo?»
«Sarebbe banale rispondere di no, ma...no. Diciamo che sono sempre stato uno che ha saputo e sa farsi valere» si sistemò il nodo della cravatta e guardò il suo grande Rolex sul polso sinistro. Bevve anche lui un sorso della bevanda e poi si abbottonò i bottoni dei polsini della camicia. «Cosa ne pensi di Hong Kong?»
«La trovo-»
«Ripetitiva, mediocre e banale, giusto?»
«Non intendevo dire questo-»
Sul viso di Jungkook apparve un sorriso asimmetrico. «Cambierai idea. Hong Kong è piena di misteri» alzò un sopracciglio.
«Allora non vedo l'ora di scoprirli» Jimin iniziò ad essere confuso. La testa gli girava e non capiva più nulla. E perché l'altro sorrideva ancora? Si portò una mano sulla fronte. «Cosa c'era in quella birra?» sussurrò. «Prenderò un taxi e tornerò a casa»
«Ne sei sicuro?»
«Sì» il biondo si alzò ma cadde a terra privo di sensi.
«Mi scusi, non regge l'alcool» disse il corvino rivolto al barman. «Lo porto via».
Mise un braccio di Jimin attorno alle sue spalle e lo portò fuori dal locale. Arrivato all'aperto, gettò il biondo a terra contro un muro. Questo si portò una mano sulla testa e strinse gli occhi. Poteva vedere l'intera figura di Jungkook. Era alto con spalle larghe è un piccolo vitino. Era vestito con un completo elegante di colore nero composto da camicia, giacca, cravatta, pantaloni e scarpe eleganti. Qualcuno passò una valigia al corvino da cui trasse fuori una specie di siringa con un medicinale di colore nero che fu iniettato nel corpo di Jimin.
Tutto successe sotto le luci indignate di quella città cinese nella quale prevalevano ruggiti di macchine e sirene. L'odore era quello dello smog, simile a quello di Seoul ma con un'accentuazione in più.
Le persone passeggiavano tranquillamente ammirando quel cielo nella quale prevaleva solo la luce della luna, perché delle stelle non vi era nessuna traccia. In sottofondo vi era una leggera musica suonata da una band di strada. Il suono del sassofono attirava la popolazione mentre quello della pianola accompagnava con dolcezza le note musicali riportate sul pentagramma.
Jimin sentì quella sostanza nel corpo. Strinse gli occhi.
Taehyung, Joonwon, Yoongi, perdonatemi.

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