𝘀𝗲𝘃𝗲𝗻𝘁𝗲𝗲𝗻// 𝙋𝙖𝙧𝙠 𝙅𝙞𝙢𝙞𝙣

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Park Jimin.
Era facile collegare la sua immagine e il suo nome ad una figura divina.
Adorava la primavera perché descriveva il suo carattere.
Sincero, trasparente.
Il colore verde gli dava ispirazione e cercava di disegnare.
Era così ad otto anni.
Un sorriso splendente su un viso paffuto e candido.
Aveva i capelli neri come la liquirizia e ne andava fiero.
La madre diceva che somigliava ad una caramella.
Passò la maggior parte del suo tempo di infanzia assieme al padre.
Andavano sempre al parco giochi assieme e lui ricordava le risate, i sorrisi.
Andava in un'accademia di danza classica, la sua ragione di vita.

Ricordava ancora quel giorno, quello della sua esibizione.
Aveva solo quindici anni.
Era dietro le quinte mentre si riscaldava. Sentiva i battiti del cuore a mille come se stesse per esplodere.
Poteva sentire, sotto i suoi piedi nudi, il parquet freddo del teatro.
Scostò leggermente la tenda per osservare il pubblico e con lo sguardo cercava i suoi genitori invano.
«Arriveranno» sussurrò. Aspettava con ansia il loro arrivo continuando a sbirciare fuori. Decise di mandare un messaggio al padre e uno alla madre.
Dove siete? Tra poco inizia
Non aveva ricevuto alcuna risposta, così decise di telefonare prima l'uno, poi l'altra, ma ottenne solo la risposta della segreteria.
«Jimin, è il tuo turno»
Dentro di se, avrebbe voluto che quel momento fosse stato un sogno.
«Ma-»
«Vai in scena».
L'aria aveva iniziato a farsi più pesante, era agitato.
Scostò la tenda, e si mise al centro del palcoscenico.
Cercò per un ultima volta i genitori nel pubblico, ma non c'erano.
Non c'era il sorriso del padre e né gli occhi gonfi di lacrime di gioia della madre. Solo sconosciuti.
La musica partì e lui con essa.
Chiuse gli occhi e cercò di non fermarsi.
Al termine, gli riaprì, ma quei due posti erano ancora vuoti
Dopo aver terminato l'esibizione, uscì di scena con il fiatone ed afferrò il telefono.
Non avevano visto i messaggi.
Arrivò una telefonata, rispose senza esitazione.
«Pronto?»
"Park Jimin?"
«Sì, chi parla?»
"Sono un agente, le do le mie più sentite condoglianze. I suoi genitori sono venuti a mancare in un incidente stradale. Secondo la scientifica, si tratta di un incidente doloso, tanto che le telecamere di un bar riprendono l'assassino che-"
Jimin chiuse la chiamata.
Le sue gote furono solcate da lacrime salate.
Uscì dal teatro di corsa ed urlò. Più forte che poteva.

Decise di tingere i capelli di un biondo cenere. Decise di non danzare più, credendo che la sua esibizione fosse stata la morte dei suoi genitori.
Da lì, iniziò ad occuparsi di giustizia.

«Park Jimin, ha appena ottenuto il caso Balck Rose, congratulazioni»

ANGOLO AUTRICE
HERE YOU GO.
Basta aggiornamenti per questa settimana. E nada... dormo.
COMUNQUE. UN PICCOLO SPOILER.
QUALCOSA UNISCE LE DUE STORIE.
BUONANOTTE <<<<<3333

🅑︎🅛︎🅐︎🅒︎🅚︎ & Ⓦ︎Ⓗ︎Ⓘ︎Ⓣ︎Ⓔ︎ || ʲⁱᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora