𝗳𝗼𝘂𝗿𝘁𝗲𝗲𝗻// 𝙏𝙝𝙤𝙪𝙜𝙝𝙩𝙨

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Jungkook iniziò a tamponare la ferita cercando di pulirla al meglio con dell'acqua ossigenata mentre Jimin faceva strane facce.
«Tra un po' potrai rivestirti» disse il corvino.
Dopo aver finito l'opera, si alzò e mise le mani dietro la schiena.
Era fermo ad osservare l'altro che guardava con occhi straniti il soffitto ricco di chiazze verdognole.
Ad un tratto, Jimin strizzò gli occhi e si sedette di scatto. Iniziò a fare respiri affannati.
«Sapevo sarebbe accaduto» biascicò.
«Accaduto cosa?» Jungkook lo raggiunge e si inginocchio ai piedi del letto.
«Un- un attacco d'asma»
«Che intendi? Prendi medicine o cos'altro?»
«Dovrei avere un-un puff nel- nello zaino» balbettò il biondo.
«Quale zaino?»
«Quello nella stanza»
«In hotel?»
«S-sì» Jimin si portò una mano sul petto.
Jungkook afferrò l'altro per il braccio facendolo alzare dal letto. Lo invitò ad indossare nuovamente i pantaloni.
«Ora tu vieni con me» disse minacciosamente.
Tenendolo ancora per il braccio, strattonandolo per l'edificio, avvertì gli altri della sua assenza della durata di venti minuti.
Salirono in auto.
«Park, se è una cazzata, me la paghi cara. È un caso che io sia in auto per te. Sarà la prima e ultima volta»
Jimin continuava a premersi il petto con il palmo.
Arrivarono a destinazione.
«Ora fa il normale.»
Il corvino scese dall'auto e aprì lo sportello per far uscire l'altro.
Indossò dei guanti e gli occhiali da sole nonostante il brutto tempo. Cinse un braccio attorno alla vita del biondo.
«Rilassati. Comportati normalmente».
Entrarono nella reception.
«Park Jimin, stanza numero 143»
«Signor Park, certamente.»
Il receptionist guardò attentamente il corvino che disse: «Oh, non si preoccupi, sono suo cugino. Sono venuto a fargli visita» sorrise.
Arrivarono nell'appartamento.
«Park, non fare cazzate. Fai quello che devi fare.» Jungkook si diresse verso la finestra per ammirare il panorama.
Jimin, nel frattempo, si avvicinò di soppiatto allo zaino e ne trasse quella che sembrava una pistola.
Raggiunse il corvino e gli puntò l'arma tra le scapole.
«Come sei prevedibile» disse Jungkook ridendo. Si voltò afferrando il polso del biondo stringendolo lasciando cadere la pistola.
Jimin gemette.
Il corvino lasciò il polso e afferrò l'altro per il colletto sbattendolo contro muro.
«Se pensi che io sia stronzo e idiota, ti sbagli di grosso». Lo sbatté nuovamente contro la parete. Lo afferrò per la mandibola. «Quando imparerai che fare cazzate è cosa da coglioni?»
Avvicinò il suo viso all'incavo del collo dell'altro e ne lasciò un bacio. Il biondo, al contatto con quelle labbra calde, si sentì rabbrividire. Il corvino continuò.

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