𝘁𝘄𝗲𝗻𝘁𝘆// 𝙈𝙖𝙮𝙗𝙚

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«Curiosa come cosa» biascicò Jungkook a denti stretti.
«Lo so.»
«È così attraente questo Min Yoongi?»
«Uh, non sai quanto»
Il corvino alzò le sopracciglia e si passò una mano sul viso.
«E dimmi, vi siete baciati?» domandò.
In quel momento Jimin non seppe cosa rispondere. Non aveva mai baciato Yoongi e mai l'avrebbe fatto. Era solo il suo capo a lavoro, niente di più. Si rese conto che, nella sera del giorno prima della partenza, lui avrebbe voluto sfiorare quelle labbra sottili, ma sarebbe stato solo un gesto per sfogare il suo stress che lo divorava dal profondo della sua coscienza. Ma si era trattenuto. Ricordava di esser stata difficile come decisione. Proprio come una tentazione. Ricordava quelle emozioni, come quelle labbra apparvero come calamite ai suoi occhi. Erano le stesse che aveva provato nei confronti del corvino prima di baciarlo. Forse quelle emozioni erano state più forti e veloci, immediate come un vortice d'acqua marina.
Sensazioni strane.
Era riuscito a trattenersi davanti a Yoongi.
Con Jungkook era stato tutto fin troppo diverso. Come se fossero i pezzi di un puzzle. Come se si cercassero da sempre e si fossero finalmente ritrovati per essere un tutt'uno con l'altro.
Si guardò i piedi nudi che poggiavano sulla moquette. Incrociò lo sguardo dell'altro che si mostrava impaziente nell'ottenere una risposta.
«Sì, l'ho fatto- mentì- perché? Ti dà forse fastidio?»
«Sai qual è l'unica cosa che mi dà fastidio? Il fatto che tu menta. Forse non l'hai capito ancora, ma le bugie non le sai dire. Ci conosciamo da poco e pensi che non sappia nulla di te. Io non mi limito solo nel sapere i vari dati personali tra cui nome, data di nascita e provenienza. Quando menti, la tua voce non è stabile e pare più acuta del solito. Guardi negli occhi della persone a cui ti rivolgi per far credere di star dicendo il vero, ma le tue pupille tremano come se cercassero una via d'uscita, invano. Ti torturi le mani, causando delle ferite in prossimità della punta delle dita, attorno alle unghie. Dopo aver mentito, incredulo anche tu di ciò che hai detto, cerchi di evitare il discorso.- si interruppe e alzò con un dito il mento dell'altro che aveva abbassato lo sguardo- Park Jimin, io ti conosco più del dovuto. Voglio che mi guardi dritto negli occhi quando parlo. Le tue pupille sono instabili e cercano di evitare il contatto visivo.
Indossi per biancheria intima, dei boxer Calvin Klein neri con la molla bianca. Sul costato, parte destra, hai deciso di farti tatuare la parola "Nevermind". "Non importa". Tu hai i capelli neri, e ti sono sempre piaciuti, ma per alcune ragioni, li hai tinti di biondo. Il profumo che indossi abitualmente è Roma da uomo. Un profumo italiano, uno tra i più buoni. Il mio preferito, tra l'altro. Sistemi i capelli con una cera alla vaniglia, acquistata nel negozio vicino casa. Porti un 41.5 di scarpe. Diventa 42 per le scarpe eleganti. I negozi che frequenti di più sono Guess, Gucci e Louis Vuitton.
Preferisci indossare le lenti a contatto, specialmente quelle azzurre, che indossare gli occhiali da vista.
Di solito non vesti elegante, ma con stile.
Il tuo numero preferito è il 3, perché era il 3 di marzo quando sei entrato a lavorare come agente di polizia. So tutto su di te, Park»
«Questo lo dici tu, Jeon Jungkook. Non sai ancora niente» biascicò il biondo. Cercava di nascondere quel senso di turbamento che aveva causato l'altro nel sapere tutte quelle cose su di lui. Ciò lo spaventava.
«E cosa avrei tralasciato, sentiamo»
«Il 3 è il mio numero preferito perché-» si fermò. Non era costretto a dirlo, però avrebbe messo alla luce che in realtà Jungkook non sapeva tutto sul vero Park Jimin. «Perché nel lontano 3 aprile di diversi anni fa, miei genitori morirono in un incidente stradale e io smisi di danzare, pensando che la danza fosse la causa della morte. Quel 3 aprile, infatti, c'era una- una mia esibizione. Vabbe', a te questo non importa.»
Il corvino addolcì lo sguardo.
«Io ho perso mio padre quando ero piccolo. Ricordo che al funerale, tutti mi guardavano con le lacrime agli occhi e io non sapevo che fare. Ero perso».
«Mi fa strano e brutto dirlo, ma mi rincuora il fatto che qualcuno mi capisca»
«Però, io so, in fondo, che mio padre era un criminale. La morte gliel'hanno augurata in molti. E ci sono riusciti. Nonostante tutto, io gli volevo bene, era il mio esempio di vita, la mia ragione di vita- si interruppe- Ok, basta sentimentalismi» sorrise. Jimin lo osservò affascinato e gli mise una mano sulla coscia.
«Il tutto è strano, sai?» domandò.
«E perché?»
«Io sono qui al tuo fianco. Nonostante tuo padre sia l'assassino dei miei genitori»
Il corvino lo guardò. Sorrise chiudendo gli occhi per poi riaprirli.
«Toccherà anche te, un giorno»
Il biondo sentì un brivido attraversare il suo corpo.

Angolo autrice
GENTE.
Mi scuso per luuuuuuunghissimissima attesa.
Spero che mi perdoniate con questo capitolo consistente.
Avete letto Positions?

🅑︎🅛︎🅐︎🅒︎🅚︎ & Ⓦ︎Ⓗ︎Ⓘ︎Ⓣ︎Ⓔ︎ || ʲⁱᵏᵒᵒᵏWhere stories live. Discover now