Cαριƚσʅσ 57 (Pαɾƚҽ 2)

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«Tu, vedi di comportarti bene e di fare un discorso decente, visto che ti ho aiutato. Sei avvisato», fece Jennie,  guardando minacciosa verso Taehyung.

Lui non disse nulla, ma si limitò a fare un piccolo segno di assenso con la testa.

«Bene, io torno dentro. Vi lascio parlare», disse lei, rivolgendosi a Jisoo con sguardo colpevole, prima di voltarsi e incamminarsi verso la veranda.

Erano soli, uno di fronte all'altra, divisi solo da una manciata di metri.
Jisoo non riusciva a guardarlo in faccia, distoglieva gli occhi a causa del disagio di quel momento a cui non era minimamente preparata.
Si sentiva quasi in trappola.

Aveva immaginato il suo ritorno in mille modi, dai più semplici ai più rocamboleschi: Taehyung che piombava in casa sua in ginocchio per chiederle perdono coperto da un mazzo di rose, lui che si appostava sotto il suo ufficio con un grande striscione di scuse, oppure che la veniva a prendere con la moto per portarla via lontano.
In tutte le sue fantasie il minimo comun denominatore era però uno: la felicità straboccante di Jisoo, il loro destino che si era finalmente compiuto.
Tuttavia, le cose erano andate diversamente e ora lei non era poi così sicura che quel ritorno le facesse piacere.

Sentiva il cuore schizzarle in gola, ma non per la felicità, quanto per la paura di doverlo affrontare.
Cos' altro avevano da dirsi?
Jisoo credeva di essere stata fin troppo chiara al telefono.
Ora che gli aveva chiesto di uscire dalla sua vita, lui era tornato, quando invece gli aveva supplicato di restarle accanto, aveva deciso di partire, come se le loro intenzioni non riuscissero mai a trovare il giusto accordo.

Jisoo si spostò una ciocca di capelli dietro l' orecchio e si mise a braccia conserte a guardarlo, attendendo che parlasse.
Ne osservava i lineamenti, pensando che le sue mani li avevano percorsi così tante volte quando lo accarezzava nel buio. Le sue dita avevano danzato su quel volto, spostandosi dalla fronte, sfiorandogli gli occhi, per poi scendere al naso e toccargli le labbra.
Conoscevano quel percorso a memoria.
Ma Jisoo si stava chiedendo se il bellissimo viso che ricordava appartenesse ancora al ragazzo che aveva di fronte e che in quel momento le pareva un estraneo.

Indossava una grande felpa bianca con cappuccio e teneva le mani immerse nella tasca davanti.
Aveva i capelli leggermente più lunghi del solito, che gli ricadevano spettinati davanti agli occhi.
Si mordeva continuamente il labbro inferiore, come se si stesse preparando a parlare, ma non riuscisse a trovare le parole giuste.
Teneva lo sguardo basso, in evidente difficoltà, che di tanto in tanto intercettava quello di lei.

Jisoo si schiarì la voce impaziente e Taehyung alzò gli occhi verso di lei, capendo di dover iniziare un discorso.

«Scusa se sono venuto qui, ti ho cercata a casa ma non c'eri. Così sono andato da Jennie e mi ha detto della festa di tua nonna. Non prendertela con lei, ho insistito io per venire», disse con la voce bassa.

«Che ci fai qui Taehyung?», chiese Jisoo diretta, temendo la risposta.

«Volevo parlarti. Devo parlarti»

«E se non volessi io?», fece lei, guardandolo dritto in faccia.

«Come hai detto tu sono un egoista...», disse lui, abbozzando un ghigno.

"Il solito stronzo", pensò Jisoo amaramente.

«Devi solo ascoltarmi»

𝑨𝒏𝒐𝒕𝒉𝒆𝒓 𝒍𝒐𝒗𝒆 (𝐕𝐬𝐨𝐨)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora