Capitolo 3

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Eirian

La Cerberus era un grosso veliero -una caracca- dal legno nero come il carbone. Aislyn dovette spiegare a Eirian ogni singolo particolare perché la ragazza non riusciva a smettere di chiedere.

Aislyn le disse che c'erano quattro coperte in tutto, la prima era dove alloggiavano loro due e il Capitano, la più lussuosa e con le camere più spaziose; la seconda era per gli altri marinai ed era piena di brandine e amache, lì sotto la puzza era quasi insopportabile; la terza coperta era dedita all'infermeria, la cucina e la sala da pranzo dove i marinai si riunivano nel tempo libero o durante i pasti; il quarto e ultimo piano era il più cupo, l'aria puzzava di muffa ed era occupato da casse di cibo, rum, munizioni, polvere da sparo e delle gabbie.

Eirian pregò di non scoprire mai a cosa servissero.

C'erano due coffe in tutto, piccole ceste attaccate agli alberi, uno a poppa e l'altro a prua. I due alberi svettavano come torri e si tendevano verso il cielo con le loro vele nere e quadrate. La principessa non era una grande fan del nero, ma doveva ammettere che vedere un veliero degenere solcare gli oceani doveva incutere un certo timore negli altri marinai.

Aislyn si propose si farle fare un giro sulle coffe ma quando Eirian capì che avrebbe dovuto arrampicarsi sugli alberi e stare in piedi su una leggera piattaforma in legno protetta solo da una balaustra, rifiutò.

Ci mise due giorni a memorizzare i nomi delle vele e degli alberi. Quello più grande era l'albero maestro, con la vela più grande e forte, l'altro era quello di mezzana, le cui vele erano adatte alle manovre.

La prima giornata fu quella più noiosa in assoluto. Eirian si ritrovò da sola per diverse ore, poiché Aislyn doveva mandare avanti la nave e lei sarebbe stata d'intralcio. Tuttavia, non le dispiacque avere del tempo da sola. Era abituata alla solitudine e dopo diciassette anni chiusa in un castello, persino ammirare l'oceano le sembrò il paradiso. Una distesa di acqua infinita si fondeva all'orizzonte con il cielo limpido e solcato da rare nuvole vaporose.

Quando calò il buio Aislyn ritornò nella cabina e la trascinò nella sala da pranzo senza badare alle sue lamentele.

A Palazzo le cene erano silenziose, monotone, il silenzio così totale da permettere di sentire ogni morso che il re faceva, ogni sorso di vino che ingoiava. Eirian aveva odiato quelle cene, perché non c'era un secondo in cui poteva abbassare la guardia e godersi il pasto. Ma quando entrò nella sala, tutto quel vociare la colse di sorpresa e le diede alla testa. Se Aislyn non le avesse tenuto il polso sarebbe scappata sul ponte.

Nella stanza c'erano due lunghi tavoli accompagnati da altrettanto lunghe panche, e un tavolo più piccolo con una grossa poltrona, quello era stato lasciato vuoto. Aislyn la fece accomodare nel tavolo di sinistra e affianco a loro si sedettero degli altri membri della ciurma.

Eirian riconobbe subito il grosso brieg -con la sua corporatura grossa e gli occhi dal taglio a mandorla era impossibile non notarlo- e dietro di lui spuntò un ragazzino poco più grande di lei. Quando uscì dall'ombra dell'omone, la principessa trattenne un gridolino provocato dall'assenza di uno sei suoi occhi.

Certo, la cicatrice era parzialmente coperta da una benda nera, ma vedere quel taglio bianco come le zanne di una tigre la fece rabbrividire.

Il ragazzo sembrò non darci peso ma il verde del suo occhio si incupì. I due presero posto davanti alle due ragazze e aspettarono che Aislyn li introducesse.

"Eirian, questi sono Shiba Kenta" indicò il brieg. Quest'ultimo inclinò il capo con riverenza e la salutò con un accenno di sorriso. "e Rhys Kendrick."

"Sua Altezza" disse con un sorriso smagliante. Aislyn gli lanciò un'occhiataccia e roteò gli occhi al cielo.

"Piantala Rhys, la principessa è abituata alle lusinghe. Non la conquisterai così."

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