Capitolo 33

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Eirian

Eirian aprì lentamente gli occhi al brusio sommesso delle cameriere che parlavano di lei. Come sempre, non avevano il coraggio di dirle in faccia ciò che pensavano. Le sentiva criticare il suo portamento, paragonarla a un animale selvatico, una bestia indomabile.

"Non ha la stoffa per essere una principessa. Lo sappiamo tutti quanti. È un peccato che Greysen sia morto senza un erede e la regina sia troppo pazza per partorirne uno degno del trono"

L'altra cameriera ridacchiò e insieme si allontanarono. Eirian sentì i loro passi farsi distanti nei corridoi vuoti, i tonfi delle loro scarpe le giunsero ovattati. La ragazza si alzò e seguì le piccole lanterne attaccate ai muri, ma la leggera nebbia intorno a lei ricopriva tutti i pavimenti e rendeva le luci deboli e sfocate.

Pian piano giunse alla piazza circondata da colonne, il piccolo portico dove era solita rifugiarsi per passare inosservata alle guardie di turno.

Quella notte non c'era nessuno.

Le lucciole emanavano lentamente il loro bagliore mistico nelle ombre e nella nebbia. Una piccola fontana era stata posta al centro della piazza quella mattina ed Eirian si incamminò per raggiungerla, attirata dal suo scrosciare lento e regolare. C'era qualcosa di strano nell'acqua, il suo colore era di un rosso innaturale. Annusò l'aria fresca della notte, cullata dal rumore del vento e dalla leggera brezza che le scompigliava i capelli.

Rabbrividì quando serrò la mano intorno a qualcosa di gelido. Abbassò lo sguardo sulla daga, sporca di sangue, sulla scia scarlatta ai suoi piedi. Seguì la traccia fino alle stanze del personale, sentendo ancora le chiacchiere delle cameriere.

La prima cosa che vide fu una mano, una testa, occhi vitrei che la fissavano in cerca di aiuto.

Qualcosa le toccò la spalla, una creatura fatta di un nero così profondo che Eirian poté specchiarcisi. Il suo volto era sporco di sangue, il suo sorriso crudele e senza pietà, più affilato della lama che si rigirava sinistramente fra le mani.

"Che aspetti?" le sussurrò una voce all'orecchio. Il tono era cupo, come il vuoto prima che il cielo venga squarciato da un tuono. "Uccidili tutti"

Eirian si strinse la daga al petto e sorrise quando il sangue iniziò a scorrere dalla gola di un ragazzino, il figlio della cuoca. Più di una volta la principessa aveva tentato di giocare con lui, ma la madre lo allontanava sempre da lei per paura che il re potesse fargli qualcosa. I suoi occhioni scuri si posarono su di lei mentre la vita lo abbandonava. Il suo ultimo respiro si depositò sulla sua pelle incandescente, riempiendola di brividi e desiderio.

Il sangue non era abbastanza, quella morte non l'aveva saziata.

Continuò a uccidere, finché l'aria non fu carica di dolore e paura. Si fermò solo quando l'intera ala venne ridotta a un cumulo di corpi, grida strazianti, e cenere, e le fiamme stavano consumando ogni stanza, tingendo il cielo notturno di rosso e arancione. Come se gli dèi avessero rovesciato dell'oro sulla cappa celeste.

"Eirian" sussurrò Aislyn, china davanti a lei.

La principessa aveva i piedi nella neve, ma il freddo non sembrò disturbarla, non quando il candore del ghiaccio venne macchiato dal sangue che colò dalla daga quando la usò per alzare il mento della piratessa.

Era forse della madre che aveva pugnalato? Del bambino che aveva smembrato? Del cameriere che aveva costretto a guardare mentre torturava sua moglie prima di uccidere anche lui?

Le sue mani grondavano del sangue degli uomini innocenti che aveva trucidato senza alcuna pietà. Ma nel suo cuore c'era solo ghiaccio.

Ace la guardò con terrore e disgusto. "Sei un mostro" disse la sua amica, una lacrima le scivolò sulla guancia. Eirian alzò lo sguardo al castello in fiamme, al rogo che si stava estendendo alla capitale ai suoi piedi mentre lei stendeva su una vallata di neve -pura, candida, intoccata da quella distruzione. Osservò i macabri corpi ai suoi piedi senza alcun rimorso e rise di gusto alle parole della ragazza.

Regno di Rovine 1Where stories live. Discover now