Il guaritore

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AYLA

Quando arrivai a casa, mia madre era raggiante. "Bella mi ha detto che oggi hai fatto una piccola visita al Rifugio del Branco per vedere qualcuno di speciale".
Si, lui era certamente speciale. Un tipo speciale di repulsione. Se solo avesse saputo che razza di stronzo arrogante fosse Elijah.
"Non dovresti credere a tutto quello che dice Bella" risposi, svignandomela nella mia stanza, ma non fui abbastanza veloce.
"Cos'hai sul collo?" disse mia madre.
Merda, avevo completamente dimenticato di coprirmi prima di tornare a casa. "Io... uh..."
"Oh, dai, tesoro. Sono tua madre. So tutto". Si mise a ridere.
"Roxane ha aperto la sua boccaccia, vero?" sospirai.
"Non dare la colpa a Roxane. Avrei preferito sentirlo da mia figlia, ma qualcuno è così riservato, ultimamente", mi rimproverò. "C'è qualcos'altro che vorresti condividere?"
Guardai mia madre, odiandomi un po'.
Voleva solo essermi vicina, sapere cosa stava succedendo nel mio mondo. Era nel suo sangue essere aperta su tutto. Bella aveva ereditato questo aspetto al 100%.
Ma io? Essendo stata adottata, avevo alcuni tratti che appartenevano soltanto a me.
Questo includeva i miei capelli rossi, la mia riservatezza e, naturalmente, la mia non così discreta influenza sulle persone.
Quando pensavo a queste differenze tra me e mia madre, il mio cuore soffriva un po'.
Chi mi aveva resa così? I miei misteriosi genitori erano là fuori, da qualche parte.
Mi chiedevo se anche loro avessero i capelli rossi. Erano anche loro riservati? E soprattutto, erano, come me, unicamente potenti?
"Non c'è niente da condividere", mentii, mettendo da parte tutti questi pensieri sparsi.
Non avevo intenzione di spifferare che ero la "sfida" della stagione, per Elijah Norwood.
Inoltre, un numero sufficiente di persone mi aveva Vista irrompere semi-trasformata nel Rifugio del Branco e probabilmente avevano una buona idea di quello che era successo.
"Perché sei così scontrosa? Dovresti essere raggiante. Non tutti vengono marchiati dall'Alfa, e tanto meno hanno la possibilità di, beh, lo sai", disse lei, ammiccando.
"Che schifo",mi limitai a dire.
"Ayla, non capisco. È incredibilmente bello. Qual è il problema?"
"Allora perché non vai tu a fare sesso con lui?" replicai, spingendomi oltre e sbattendo la porta d'ingresso dietro di me.
Avevo bisogno di allontanarmi da tutti prima di esplodere. Conoscevano solo l'Elijah Norwood delle loro fantasie, quello che vedevano da lontano.
Nessuno di loro lo conosceva come me. L'Alfa egocentrico che marchiava le ragazze per il semplice gusto di farlo.
Per non parlare di quello stupido calore che mi faceva sciogliere ogni volta che si avvicinava.
Avrei voluto riavvolgere il tempo e non essere mai andata a quella stupida cena. La mia vita sarebbe stata molto più facile, il mio segreto molto più al sicuro.
In momenti come questi mi ritiravo al fiume per schiarirmi le idee, ma quello era un altro posto che Elijah mi aveva rovinato.
Mi restava solo un rifugio a cui rivolgermi: la piccola galleria d'arte in centro che avevo scoperto con Emily durante una delle nostre passeggiate.
L'esterno non era altro che una vecchia porta di metallo con la vernice blu screpolata. Ci si passava accanto, se non era ciò che si cercava.
Corsi li a tutta velocità, per quanto le mie gambe me lo permettessero.
***

Crollai sulla panchina di pelle rossa della galleria, esausta. Il mio petto si gonfiava mentre cercavo di riprendere fiato. Avevo iniziato a togliermi il cappotto quando la mia tasca vibrò.
Roxane: Ehi! stai bene?
Roxane:tua madre dice che sei scappata di casa sconvolta.
Ayla: Sì, sto bene.
Roxane:ma tu stai bene? eri lunatica al brunch
Roxane: dove sei?
Ayla: sono andata a fare una passeggiata in centro
Roxane: incontriamoci e parliamone
Ayla: ho voglia di stare da sola adesso
Roxane:mandami un messaggio quando arrivi a casa, ok?
Ayla: Certo
Roxane: sono qui per te, stronza XOXO 😘

Roxane aveva buone intenzioni, ma era troppo presa dai ragazzi per capire. Ecco perché mi era sempre piaciuto avere Emily a cui rivolgermi.
Potevo dirle qualsiasi cosa e lei si limitava ad ascoltare. Non mi sentivo mai giudicata quando le parlavo.
L'opera artistica sul muro era un assortimento di collage a tecnica mista. Alcuni erano paesaggi urbani mentre altri erano ritratti astratti di persone comuni.
Uno in particolare racchiudeva perfettamente le mie attuali emozioni. Era una litografia di una giovane ragazza nel suo abito della domenica.
Aveva uno sguardo distante che sembrava parlarmi, e un mucchio di spazzatura e di oggetti dimenticati, che l'artista aveva incollato alla tela, sprizzava dalla sua testa.
La porta si apri dietro di me, e sentii una fresca corrente d'aria colpire la mia pelle. I capelli sulla nuca mi si rizzarono.
"Che gemma nascosta", disse una voce familiare.
Mi girai per vedere Marilyn, ancora raggiante come lo era stata alla cena del Rifugio. Aveva scambiato l'abito e i tacchi con i jeans e un elegante cappotto invernale.
Mi chiesi se l'avesse indossato quando avevo fatto irruzione per affrontare Elijah. Ero troppo arrabbiata per notarlo.
I suoi capelli castani ondulati le cadevano sulle spalle e l'aria frizzante dell'autunno le tingeva le guance scolpite di un rosa tenue che metteva in risalto le labbra color ciliegia.
"Non essere così sorpresa", disse, sedendosi accanto a me sulla panchina. "Rintracciare i lupi fa parte del mio lavoro".
"Mi stavi cercando?" chiesi, non essendo sicura di cosa volesse una persona come Marilyn da una come me.
"Non sarei una buona guaritrice se non pensassi che hai bisogno di qualcuno con cui parlare dopo quello che è appena successo".
Lei mi rivolse un bellissimo sorriso mozzafiato che mi mise immediatamente a mio agio. Non era qui per giudicarmi. Era qui per ascoltare.
"Cosa ti ha detto?" chiesi, troppo imbarazzata per guardarla negli occhi.
"Elijah non mi ha detto niente. Anche se l'avesse fatto, sarebbe stata solo la sua versione".
Fece una pausa, aspettando che dicessi qualcosa, ma non ero sicura di essere pronta a fidarmi completamente di lei.
Dopo tutto, era l'ex amante di Elijah e ancora uno dei suoi consiglieri di fiducia.
"Lo stai conducendo al guinzaglio, cosa che nessuna donna è mai riuscita a fare".
Sbattei le palpebre. "Un guinzaglio?"
La sua risatina si intensificò. "Non lo sai, vero?"
Feci una pausa. "Sapere cosa?"
Ora sorrideva maliziosamente, il che era fuori luogo sul suo viso solitamente compassionevole.
"Tutti parlano di te", continuò. "Sei la prima donna a sfidare il calore dell'Alfa".
Cosa intendeva con "la prima"? Sicuramente, se qualcuno come me poteva farlo agitare, doveva essere impazzito con una donna come Marilyn.
"Non siamo tutti in calore durante la stagione?" chiesi. "Come può essere la sua prima volta?"
Il sorriso di Marilyn si allargò. "La maggior parte delle regole dei lupi mannari non si applicano agli Alfa.
Ne ho guariti alcuni nel corso degli anni, e posso dirti che... durante la stagione gli Alfa tendono a non essere influenzati dal calore. Hanno un controllo ferreo su di esso e, anche se fosse diversamente, le donne che marchiano, di solito, alleviano il loro calore prima che diventi critico... Di solito".
"Quindi, quello che stai dicendo è che io sono la prima donna a negarglielo e ora lui si sente... frustrato?"
"Esattamente". Lei annui. "Sei diventata un po' una leggenda nella cerchia ristretta. Dopo quella performance nel suo ufficio, Josh e il resto della leadership non vedono l'ora di conoscerti come si deve. Ma", continuò lei, il suo viso che ponderava, "non puoi evitare il letto di Elijah per sempre".
"Perché no?" chiesi.
"Perché il suo calore, alla fine, sfuggirà dal suo controllo. E quando la sua presa scivolerà, beh..."
Non aveva bisogno di approfondire. Elijah mi avrebbe dato la caccia finché non si sarebbe liberato.
Rabbrividii alla realizzazione che avevo perso ogni controllo sul mio corpo nel momento in cui quel bastardo aveva affondato i denti nel mio collo.
"Non avrebbe dovuto marchiarmi", dissi con rabbia. "Avrebbe dovuto conoscermi prima e chiedere il mio consenso".
"Se devo essere onesta, di solito conosce prima le sue partner", rispose Marilyn. "Ma tu devi aver avuto davvero un enorme effetto sui suoi sensi".
"Davvero?" I miei occhi si allargarono per lo stupore.
" Allora perché questa stagione è stata un'eccezione? Si era stancato delle donne che gli si inchinavano ai piedi ogni volta che voleva?"
Vidi una sfumatura di dolore negli occhi di Marilyn e mi pentii immediatamente di quello che avevo detto. "Mi dispiace, non volevo dire questo. Sono solo..."
"Va tutto bene. So che non lo intendevi come un
insulto. Stare con l'Alfa è molto ditticile da gestire, soprattutto adesso. Elijah non era in sé negli ultimi mesi. Sono sicura che ne hai sentito parlare", disse Marilyn.
"Si, mia madre è il giornaletto di gossip della città" le risposi, alzando gli occhi al cielo.
"L'Alfa ha un sacco di cose da fare. E finché non si accoppierà, la sua forza e quella del nostro branco continueranno a vacillare".
"Ma io e Elijah non siamo compagni" replicai.
"Forse, ma lui ha ancora un calore che deve essere temperato. E divertente guardarlo contorcersi, lo so, ma pensa al branco".
"E davvero una mia responsabilità?" chiesi io, scettica.
"Ho dovuto pormi la stessa domanda,Ayla. Sta
a te decidere. Posso dirti solo questo. Amo il mio Alfa e voglio solo il bene per lui. E un uomo buono. Lo vedrai anche tu, se gli darai la possibilità di dimostrarlo".
La conversazione non era andata come mi aspettavo, ma potevo dire che Marilyn era sincera riguardo alla sua preoccupazione per Elijah.
Tuttavia, ciò non giustificava il suo atteggiamento e quello che mi aveva detto nel suo ufficio.
"Lo prenderò in considerazione, ma deve venirmi incontro. Deve rispettarmi".
"Lasciami parlare con lui", rispose Marilyn. "Si darà una regolata, se sa cosa gli fa bene. Ho la sensazione che tu sia diversa, Ayla".
E prima che me ne accorgessi, Marilyn mi stringe in un abbraccio rassicurante.
"Ci vediamo in giro", mi disse poi, alzandosi in piedi. "Sì, ne sono certa".
Quando Marilyn ne andò, sentivo ancora una dolce sensazione dentro di me. Il suo tocco curativo faceva davvero miracoli.
Se una donna del genere era stata l'amante di Elijah, allora non poteva essere così cattivo.
Non avevo intenzione di perdonarlo, non ancora, ma capivo la realtà della mia situazione e se dovevo andare fino in fondo, tanto valeva fare uno sforzo e conoscerlo.
Il mio telefono vibrò di nuovo. Questa volta era mia madre.

Mamma: Ayla, devi tornare subito a casa! È un'emergenza.
Ayla: Cos'è successo? Papà sta bene?
Mamma: Papà sta bene, ma torna presto a casa.
Ayla:Ok, sono in centro
Mamma:A presto! 😇"

Mia madre non usava la parola "emergenza" a meno che non fosse grave. Così decisi di tornare a casa in taxi.
Quando arrivai a casa mia, notai un'Audi nera parcheggiata fuori. Non l'avevo mai vista prima e mi chiesi a chi potesse appartenere.
Il mio cuore batteva a mille mentre correvo verso la porta d'ingresso e la aprivo. "Mamma? Mamma? Sono a casa. Dove sei?"
"Siamo qui!" chiamò lei dal soggiorno, in tono abbastanza calmo e rilassato.
C'era qualcosa che non andava. Annusai l'aria, e un muschio legnoso mi trafisse le narici, facendo divampare un calore tra le mie gambe.
Girai l'angolo e, ovviamente, seduto sul divano a godersi una tazza di tè c'era proprio lui: Elijah Norwood.

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