Fiamma divina

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ELIJAH

Sayyid e io giungemmo al Triple Creek Hotel in quindici minuti.
La proprietaria, una donna anziana dai capelli grigi, mi riconobbe mentre mi awicinavo alla reception.
"Alfa Norwood!", ansimò, portando una mano rugosa al suo colletto ricamato.
"E lei devessere Dorothy Seaver", dissi, allungando una mano.
Arrossi mentre la stringeva. "Ho bisogno di vedere uno dei suoi ospiti", dissi. "Un certo signor Konstantin", aggiunse Sayyid.
"Oh, beh", disse Dorothy, inclinando la testa da un lato in un gesto di disagio. "Di solito non do questo tipo di informazioni..."
"Lo farebbe se un detective della polizia venisse con un mandato, vero?", disse Sayyid. "E la parola dell'Alfa batte quella di qualsiasi giudice, quindi..."
Il volto di Dorothy si svuotò e poi annui. "Certo".
Mostrò una chiave.
"È nella stanza quattro. Attraversi quelle porte e vada nel cortile. Questa è la chiave. Entrate pure".
Finalmente, dissi a me stesso mentre venivo invaso da un'ondata di sollievo.
Sayyid e io ci facemmo strada strada attraverso la coppia di porte-finestre che Dorothy aveva indicato, finendo in un grande e affascinante cortile acciottolato.
Il momento è finalmente arrivato. Affronterò Konstantin e lo distruggerò per quello che ha fatto a Ayla. A tutta la mia famiglia.
A Roxane.
Una fitta di senso di colpa mi fece fermare. Anche Josh dovrebbe essere qui.
Ma non c'era tempo da perdere.
Questa era la mia occasione per eliminare Konstantin una volta per tutte.
E non avevo intenzione di perderla.

JOSH

Dopo una lunga notte passata a parlare con la mia compagna avevamo concordato che per me era più importante dare la caccia a Konstantin che partecipare al reality show.
Mi ero tolto un peso dalle spalle, ma mi sentivo ancora in colpa.
Come se non fossi abbastanza. Non abbastanza intelligente. Non abbastanza forte.
Non abbastanza capace di trovare il vampyr senza aiuti.
Soprattutto perchè quello stupido orologio del cazzo non funzionava.
Quando mi aveva condotto al Museo Jalwitz, tutte le lancette e i quadranti puntavano nella stessa direzione.
Verso Konstantin.
Ma ora, era come se la melma fosse... confusa, o qualcosa del genere. Continuava a vacillare, puntando a volte verso nord, ma poi girava in cerchio e puntava leggermente a est.
Poi si fermava del tutto. Era esasperante.
Lo stavo fissando da quasi venti minuti. e stavo per spaccare quello stupido affare con un martello. Ma alla fine non riuscii a resistere alla tentazione.
Non importava se era una caccia ai fantasmi, dovevo dare un'occhiata.
Presi l'orologio dalla mia scrivania e mi diressi verso il mio SUV.

AYLA

Ogni muscolo del mio corpo era teso e pronto a cedere.
Il calore delle lampade appena installate mi stava facendo sudare.
Una donna incinta con una grande pancia sedeva su una sedia a rotelle al centro della stanza, aspettando che io venissi a benedirla.
Osservai la fila di madri in attesa si curvava oltre la mia vista.
Non sapevo cosa fosse peggio: Il fatto che avrei dovuto interagire con le donne incinte proprio mentre stavo ancora cercando di trovare un modo per affrontare la notizia che non avrei mai potuto avere figli miei...
O il fatto che qualcuno pensasse che io avrei potuto fare qualcosa per aiutare queste donne. Come se essere accoppiata ad Elijah mi avesse dato poteri magici o qualcosa del genere.
Era tutta una farsa.
Io sono una farsa.
Roxane afferrò il mio braccio e mi tirò via da Erica, che sembrava sul punto di esplodere dalla rabbia.
"Senti, fai quella cosa e basta, Si", sussurrò Roxane con impazienza. "Ti stanno aspettando tutti".
Dopo la nostra conversazione dell'altro giorno, pensavo che sarebbe stata più comprensiva.
Ma persino io avevo intuito che Roxane aveva semplicemente passato una nuova mano di vernice sulla maschera elegante che indossava sopra la sua anima danneggiata.
Quanto vorrei che non avesse bisogno di sfogare le sue ansie su di me e solo su di me.
Mi stavo stancando di essere il suo sacco da boxe.
Facciamola finita e basta.
Guardando Roxane, poi Charlotte, cercai di muovermi, ma l'occhio rosso sempre vigile della telecamera mi aveva paralizzata.
"Cosa dovrei fare?"
Roxane sbufffò e Charlotte scosse la testa con esasperazione. "Non è complicato. Metti le mani sul loro stomaco, concentra la tua volontà e recita la Benedizione della Fiamma Sacra".
"Concentrare la tua volontà?", mormorò Erica al mio lato.
"Vuoi dire, "Fiamma divina, fertile e luminosa...", dissi.
"Si, anche se dovresti cercare di personalizzarla. Prendi il nome di ogni donna", disse Charlotte. "Invece di questa sera benedici la luce di ogni madre, di qualcosa come oggi benedici la luce di tizia e cala".
Il mio cuore ebbe un tonfo. "Siamo assolutamente sicuri che Roxane non possa farlo?"
"Conosco il rituale a memoria, potrei...", iniziò Roxane.
" Assolutamente no", disse Charlotte con enfasi.
"Ayla, tutti stanno aspettando di vederti eseguire
queste benedizioni. Non vuoi deludere tutti, vero?", chiese Monica, guardando dritto nell'obiettivo della telecamera.
No. Non voglio.
Ho già deluso troppe persone. Roxane.
Elijah.
Emily.
Non potevo andarmene e basta.
Ma, in qualche modo, non sembrava affatto così semplice.

La Vergine Del BrancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora