Se il tuo veleno ti prende

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                                     AYLA

Domenica mattina. Ero in ritardo per incontrare Roxane, Charlotte e Monica.
Era tradizione, nella settimana dopo la Festa della Fiamma, che la compagna dell'Alfa visitasse le persone, benedicendo le loro candele e distribuendo elemosine.
Monica aveva voluto trasmettere in diretta.
Sapevo quanto fosse importante tutto questo per Roxane, ma desideravo che potesse farlo senza di me.
Ed ebbi la sensazione che avrebbe preferito farlo senza di me in ogni caso.
Dopo la mia sessione con Hanh la sera prima, era difficile mantenere la calma.
Mi aspettavano al Rifugio del Branco, la punta della scarpa di Roxane batteva sul sentiero di mattoni all'esterno.
Indossavo un originale di Bella: una giacca di cashmere blu cobalto su pantaloni di seta nera.
All'esterno sembravo elegante e posata.
Dentro riuscivo a malapena a tenermi composta.
Avrei voluto soltanto raggomitolarmi sul mio divano a casa con una moka, guardando Packflix.
O sdraiarmi nel letto accanto ad Elijah, con le sue mani gentili che mi accarezzavano la pelle.
Dacci un taglio, Ayla. Tutta questa storia sarà finita in poche settimane e la vita potrà tornare alla normalità.
O qualunque cosa fosse la normalità, a quel punto.
Tentai di spingere le mie preoccupazioni in fondo alla mia mente.
È ora di essere la graziosa compagna dell'Alfa che tutti si aspettano che io sia.

                                   JOSH

Elijah aveva passato la notte al motel insistendo, come prima cosa, di provare la bottiglia.
Dormii a malapena. Ero così fottutamente stanco di dormire da solo in letti sconosciuti.
Era passato così tanto tempo da quando avevo visto Roxane, da quando avevo sentito le labbra della mia compagna contro le mie. Ci messaggiavamo costantemente, ma non era la stessa cosa.
Sapevo che era arrabbiata perché l'avevo lasciata da sola mentre stava facendo il reality show, e stavo cercando di sentirmi in colpa per questo.
Ma non capivo perché nessuno sembrasse prendere questa indagine su Konstantin così seriamente come me.
Quella notte sognai mio padre.
Una volta, mentre eravamo in un lungo viaggio, gli avevo chiesto se potevo andare in bagno.
Mio padre una bottiglia di bourbon saldamente incastrata tra le sue cosce mi disse di aspettare.
Quando iniziai a piangere, mi chiamò bambinetto. Quando non la smisi, frenò, mi trascinò sull'autostrada e mi lasciò li.
Alla fine tornò a prendermi un'ora dopo.
Avevo quattro anni all'epoca.
Ma nel mio sogno, tutto ciò che ricordavo erano i fanali rossi che si allontanavano e una profonda sensazione di abbandono.
Quando finalmente suono la sveglia, la prima cosa che feci fu prendere un sorso dalla fiaschetta sul mio comodino.
Abbiamo fatto colazione in un caffè drive-in. Io guidavo e Elijah teneva la bottiglia con la melma nera in grembo, guardandola mentre si muoveva lenta.
Dopo aver guidato in giro per la città per ore, alzò le spalle.
"Hai ragione, non funziona in questo modo", disse.
"Te l'avevo detto".
"Riportami alla mia macchina".
Sopprimendo un sospiro irritato, obbedii.
Uscimmo nel parcheggio del motel e Elijah sollevò la bottiglia. "La porto a casa, Josh. Proverò a metterlo in una bussola per vedere se funziona meglio".
Alzai i palmi delle mani. "Bene, Elijah. Fai quello che Vuoi, sei tu l'Alfa".
Sollevò un sopracciglio al mio tono, ma non me ne dispiacevo. Mi aveva tagliato fuori da questa indagine fin dall'inizio.
Elijah mi fece un sorriso a labbra strette e poi si diresse verso la sua Beamer.
Lo guardai allontanarsi.
Poi mi sono diretto verso la mia stanza di motel.
Con un'altra rapida occhiata al parcheggio, solo per essere sicuro che se ne fosse andato, andai verso il cassettone.
Dentro c'era una bottiglia di melma nera.
La vera melma.
Grazie per avermi fatto sapere cosa stavo sbagliando, pensai rivolto ad Elijah.
Doveva andare in qualcosa di meccanico. Qualcosa che potesse incantare.
Una bussola sembrava la scelta più logica, ma non ne avevo una.
La cosa più simile era l'orologio di lusso che Roxane mi aveva dato.
Mi tolsi l'orologio con cura e lo posai sul comodino.
Stappando il coperchio della bottiglia, versai lentamente la melma sul quadrante dell'orologio, sperando che non stessi solo sprecando la roba.
Ma a quel punto non aveva fatto nulla per aiutarmi, e puzzava di vampyr.
Se avessi finito per dover portare il Rolex a pulire...
Ripresi fiato.
La sostanza simile al catrame scivolò come olio nel quadrante dell'orologio, come se fosse una cosa senziente.
Guardai con attenzione mentre riempiva l'orologio e poi si ritirava in modo che i piccoli quadranti fossero ancora visibili.
E poi, tutti cominciarono a girare.
Fissai l'orologio.
Aveva funzionato.
Ruotai con l'orologio, camminando in cerchio, e le lancette iniziarono a muoversi.
Mi girai in cerchio fino a trovarmi di fronte alla finestra.
Le frecce smisero di muoversi e rimasero fisse.
Indicavano il punto in cui il sole stava iniziando la sua discesa all'orizzonte.
Ovest.
Konstantin era da qualche parte a ovest.
Ora che lo sapevo, lo avrei trovato.
E lo avrei ucciso.

La Vergine Del BrancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora