Il gravidore

5.8K 185 45
                                    

ROXANE

Dal momento in cui Josh era entrato dalla porta d'ingresso, tutto quello che ho sentito sono state lagne.
Lagne su come l'Alfa non lo ascoltasse, lagne su come nessuno lo prendesse sul serio, lagne e ancora lagne.
Si era almeno preso la briga di chiedere come era andata la mia giornata?
Come stavo, sapendo che la mia migliore amica era rimasta incinta prima di me?
No. No, non l'aveva fatto.
"Gli sto dicendo, e continuo a dirglielo, Roxane, che siamo in pericolo! Tutti noi! Ogni singola persona che amiamo, dentro le mura del branco, siamo vulnerabili."
"Josh. Hai già detto tutto questo dieci volte".
"Perché è vero!", esclamò Josh dall'altro lato del ripiano della cucina. Mi stava guardando cucinare la cena, senza fare altro che lamentarsi dei suoi problemi riguardanti il vampyr.
Voglio dire, ero io quella che era stata letteralmente messa in coma da quel tizio. Avrei dovuto essere io a lamentarmi. E anche se non fossi stata mandata in coma da lui, avrei dovuto essere io a fare la femminuccia! Ero io la femmina qui, non Josh!
"Josh", dissi dolcemente, guardando il mio compagno. I suoi occhi incontrarono i miei, e immediatamente il suo viso si ammorbidi. Bravo, ragazzo. "Ho bisogno che tu smetta di lamentarti, ok?"
"Non mi sto lamentando, Roxane".
"Tesoro. Stai frignando come una cagnetta. E abbiamo cose più importanti da discutere".
"Più importanti di un potente vampyr che dà la caccia al nostro branco?"
"Sì", risposi, assaggiando un pezzetto di pollo. "Come, per esempio, che Ayla è incinta".
"E allora?"
"E allora", scattai. "Lei è la prima a rimanere incinta. Lei e Elijah sono stati i primi a fare la loro cerimonia di accoppiamento, e ora sono i primi ad aspettare un bambino?!"
"Non è vero, la tua amica Mia e il suo compagno si sono sposati per primi, e hanno avuto un figlio per primi".
"NON HAI CAPITO IL PUNTO", gli urlato contro.
Come può essere così ottuso?
Camminò attorno al ripiano della cucina e, quando giunse proprio di fronte a me, mi guardò dritta negli occhi.
"Ok, Roxane. Qual è il punto?"
La calma del suo tono, era come se mi stesse trattando con condiscendenza.
Oh, cazzo no.
La mia rabbia aveva bisogno di uno sfogo, e cucinare la cena non sarebbe bastato.
"Togliti i pantaloni".
"Scusa?"
"Togliti i pantaloni. Mi hai sentito", gli dissi, iniziando a sbottonarmi la camicetta. Appena vide la mia scollatura spuntare dal reggiseno di pizzo, si affrettò a sbottonarsi i jeans.
E poi venne su di me, spingendomi contro il bancone, baciandomi sul collo.
"Sei così sexy quando sei spontanea", ringhiò nel mio orecchio.
Quel povero ragazzo non sapeva che questo non era essere spontanea.
Questo era avere un piano.
Un piano per smetterla di arrivare seconda.

AYLA

Dopo che io e Elijah avevamo trascorso un altro po' di tempo vicino al fiume, decidemmo che era ora di tornare a casa.
Dato che avevo camminato fino al fiume dalla galleria, Elijah e io abbiamo iniziato a camminare in direzione opposta, ancora aggrappati l'uno all'altro.
Anche se prima volevo stare da sola, appena arrivati al fiume mi sono sentita meglio.
Il che era strano.
Anche se ci eravamo accoppiati da un paio d'anni, non avevo ancora superato l'effetto che aveva su di me. La sensazione di calore, di sicurezza che la sua presenza portava.
Potrei ancora aggrapparmi a questa grande idea di essere indipendente, una dominante che non aveva bisogno di nessuno, ma alla fine di tutto dovevo ammettere che avere Elijah vicino era meglio che essere sola.
E camminando ora lungo la strada, mi sentivo meglio di quanto avessi fatto in tutta la giornata.
Strinsi più forte la sua mano, guardandolo. "Grazie", dissi dolcemente, apprezzando il modo in cui i suoi occhi risplendevano verso di me.
"Non ringraziarmi", rispose lui. "Questo è il mio lavoro. Essere qui per te".
"Oh, ora io sono il tuo lavoro?" Scherzai.
"Se mi vuoi", disse lui, prendendomi in braccio.
Mi portò in braccio come una bambina, e sarei
stata imbarazzata se l'avesse fatto in qualsiasi altro momento. Ma c'era qualcosa di così serio, così sincero, in quell'azione, e in un certo senso mi piaceva.
Però, se qualcun altro l'avesse visto o ne avesse sentito parlare, l'avrei negato.
"Cosa farei senza di te?", dissi, infilando il mio naso tra i suoi capelli. Profumava di pino e di bucato fresco, come sempre.
Era il miglior, maledetto profumo del mondo.
"Oh, penso che staresti bene".
"Assolutamente no".
"Ayla, sei la donna più coraggiosa che abbia
mai incontrato. Sei intelligente, troppo intelligente, onestamente, e sei bravissima in tutto quello che fai. Non hai bisogno di me".
Mentre pronunciava queste parole, lo stavo guardando dritto negli occhi. E desiderai che quel momento durasse per sempre.
"Ho bisogno di te", risposi dolcemente.
"Non ne hai. Ma sei bloccata con me, quindi non importa". Rise, rimettendomi a terra. Mentre lo faceva, sbirciai oltre la sua spalla e, giuro su Dio, vidi qualcuno.
Qualcuno con la barba, vestito di nero, che si muoveva tra gli alberi, seguendoci.
"Elijah", sussurrai, con gli occhi incollati agli alberi. "C'è qualcuno li".
Elijah girò la testa. Sono sicura che abbia sentito il panico nella mia voce. Perché fossi nel panico, non ne avevo idea. Eravamo su una strada pubblica. Non c'era motivo per cui qualcun altro non potesse camminare sulla stessa strada.
Ma sentii qualcosa di strano, nella persona che vidi.
Come se fosse qui per noi.
"Tesoro, non vedo niente", disse Elijah voltandosi verso di me. "Non sento nemmeno l'odore di qualcun altro".
"Ho visto qualcosa. So che c'è qualcuno, Elijah. Lo sento..."
"Forse la gravidanza ti sta confondendo i sensi?", chiese dolcemente, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Strinsi gli occhi. "Sto solo dicendo che so che può succedere. Gli ormoni mandano in tilt i sensi dei lupi mannari in continuazione".
"Non sono una donna incinta pazza".
"Lo so che non lo sei" disse, baciandomi la fronte. "Ma stiamo bene. Siamo al sicuro. Prendiamo la macchina, poi prendiamo qualcosa da mangiare e passiamo una serata tranquilla a casa".
Mentre Elijah si allontanava e riprendevamo il nostro passo, non potei fare a meno di dare un'altra occhiata dietro di me. Questa volta non vidi nessuno. Non vidi altro che gli alberi.
Forse aveva ragione.
Forse i nuovi ormoni stavano facendo sì che i miei sensi si comportassero da pazzi, che fossero tutti sballati. Forse ero paranoica.
Ma poi, di nuovo, forse non lo ero.
Forse avevo ragione.

Mamma: Ciao, Ayla Sono la mamma! Bella
e io stiamo preparando i tuoi biscotti preferiti, vieni da me per un dolce e delle coccole! Bacio mamma.
Bella: Seriamente, Sono nel forno!!!
Ayla: non dire altro ARRIVO!
Bella: YEEE 🥰🥰🥰
Mamma: Grande! Bacio, 😘
Elija e io avevamo appena finito di cenare quando ricevetti i messaggi di mamma e Bella. "Vai", mi disse sapendo che i biscotti appena sfornati con la mia famiglia erano esattamente ciò di cui avevo bisogno.
Quando arrivai a casa dei miei genitori, fuori era buio. Entrai nel vialetto e corsi fino alla porta d'ingresso, bussando.
Pochi secondi dopo, Bella aprì la porta e potevo già sentire l'odore dei biscotti al cioccolato.
"Il profumo è davvero buono!", squittii, abbracciando mia sorella.
"Sembra che tu sia di umore migliore", disse sorridendo quando mi sciolse dall'abbraccio.
"Scusa se siamo andati via alla svelta ieri sera. E solo che... non era così che ci aspettavamo che tutti lo scoprissero".
"Roxane e la sua boccaccia, eh?", scherzò Bella.
Annuii. "Se non altro sa come intrattenere un pubblico".
"Beh, lascia perdere. Entra. Mangiamo", dichiarò, trascinandomi in cucina dove la mamma stava mettendo i biscotti a raffreddare.
"Ayla!", gridò non appena mi vide, correndo verso di me e abbracciandomi più forte che mai. "Oh, sono così felice che tu sia qui. Sono così felice che entrambe le mie ragazze siano qui".
"Anch'io", risposi, sentendomi già meglio. C'era qualcosa nello stare con mia madre e mia sorella che era semplicemente... facile.
Sapevano sempre esattamente cosa dire, ma non facevano mai giochetti. Dicevano sempre la verità. Dicevano sempre la loro verità.
"I biscotti saranno pronti tra cinque minuti".
"Ugggh", gemette Bella. "Non posso aspettare. Sto morendo di fame".
"Bella, abbiamo cenato appena venti minuti fa".
"Sai quanto è difficile correre dietro a un bambino tutto il giorno? Il mio appetito non finisce mai", disse lei. Poi si voltò verso di me, accarezzandomi la pancia. "Stai per vedere com'è la vera fame".
"Oh sì, non stai più mangiando solo per te stessa, Ayla! Devi assicurarti di mangiare abbastanza, di prendere tutte le vitamine giuste..."
"Mamma, Marilyn mi ha già detto tutto questo".
"Beh, io sono tua madre. Quindi lo ripeterò comunque".
Sorrisi, ma poi qualcosa mi attraversò la mente. Abbassai lo sguardo sui miei piedi, improvvisamente di nuovo sopraffatta. La mamma se ne accorse.
"Cosa c'è, Si?", chiese, cingendomi le spalle.
La guardai. "So che sei mia madre. Ma io... mi sono chiesta della mia madre naturale, sai? Com'era la sua gravidanza. Com'era quando mi ha dato alla luce".
"Certo che ti sei chiesta di lei, tesoro! Sarei sorpresa se non stessi pensando a lei".
Espirai, sollevata dal fatto che mia madre capisse. Sollevata dal fatto che potessi essere così onesta con lei su tutto.
"Vorrei sapere qualcosa qualsiasi cosa da poterti dire", continuò mamma.
"Ma tutto quello che ho è questo. Sei circondata
da persone che ti amano, Ayla. Circondata. Indipendentemente da chi ti ha messo al mondo o da chi ha avuto la tua genetica, tu sei un punto fermo in questa casa come chiunque di noi. Ok?"
Sorrisi, annuendo. Perché improvvisamente avevo voglia di piangere?
"Sono pronti!", esclamò Bella con la bocca piena di biscotti al cioccolato. In qualche modo era riuscita a camminare verso la griglia di raffreddamento senza fare rumore. Io e mamma ridemmo, camminando verso di lei.
Quando portai un biscotto alla bocca, la dolcezza esplose sulle mie papille gustative. Era il paradiso. "Questa è la cosa migliore che abbia mai provato in tutta la mia vita", dichiarai.
"Oh no", rispose Bella, scuotendo la testa. " Aspetta solo il gravidore".
" il cosa?"
"il calore della gravidanza. Il gravidore".
"Oh cavolo", rispose la mamma, il sorriso sul suo viso che cresceva.
"Non ne ho mai sentito parlare", dissi, guardando da donna a donna.
Bella si infilò un altro biscotto in bocca, masticando e ingoiando prima di continuare.
"È il calore che senti quando sei incinta, ma solo tu e il tuo compagno la provate. E tipo dieci volte l'intensità di un calore normale, Ayla. Davvero, è pazzesco. Tu e Elijah state per avere il momento migliore della vostra vita..."
"Ma siamo solo noi? Nessun altro del branco lo sente?"
"Fidati di me", disse mia madre, interrompendo. "Voi due lo sentirete abbastanza per tutti".

La Vergine Del BrancoWhere stories live. Discover now