EMILY

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                                       AYLA
Ci stavamo avvicinando alla ruota panoramica, e stavo cercando di togliermi dalla testa l'immagine della donna dagli occhi viola. Elijah chiaramente non l'aveva Vista, e se l'avessi tirata fuori di nuovo, ero sicura che mi avrebbe rinchiusa in un reparto psichiatrico o qualcosa del genere.
"Andiamo", dissi, tirando Elijah verso l'adolescente che lavorava alla biglietteria della ruota panoramica.
Misi la mano nella borsa per comprare un biglietto a entrambi, ma l'adolescente alzò la mano.
"Alfa, amico, per te è gratis", disse ad Elijah. Poi fece un cenno a me. "Anche lei".
Huh. Sembrava che andare in giro con l'Alfa avesse dei vantaggi.
L'adolescente ci scortò oltre la linea - mi voltai per valutare la reazione di Elijah e lui si limitò a scrollare le spalle - e poi entrammo nella nostra cabina privata. Scivolai sulla panchina e Elijah venne a sedersi accanto a me. L'adolescente ci aiutò a portare giù la sbarra, assicurandosi che fossimo al sicuro.
"Godetevi la ruota dell'amore", disse con un occhiolino, e poi scomparve di nuovo tra la folla.
"L'anno scorso non si chiamava ruota dell'amore", dissi ad Elijah. sentendo un rossore diffondersi sulle mie guance prima di poterlo fermare.
"Forse quest'anno c'e qualcosa di diverso", disse lui, e la sua mano si intrecciò alla mia. Prima che potessi leggere troppo in quelle parole, cominciammo a muoverci. La nostra cabina si alzò rapidamente fino a quando non fummo in cima alla ruota a guardarfe la città sotto di noi.
"E bellissimo".
"Lo è". Lo osservai mentre lo diceva ed ebbi la sensazione travolgente che non stesse parlando del panorama. Abbassai lo sguardo sul mio grembo. Non ero ancora a mio agio con tutta quell'attenzione su di me.
"Chi è Emily?" AI suono del suo nome, la mia testa si alzò di scatto. "Ti ho sentita dire il suo nome mentre dormivi. Continuavi a ripeterlo".
I suoi occhi cercarono il mio viso in cerca di risposte, ma non ero pronta a parlarne. Non ne avevo mai parlato con nessuno, prima.
"Non posso..." dissi, non volendo mentirgli.
Lui sospirò e guardò il panorama, e io pensai di averlo perso. Ma poi iniziò a parlare.
                                    ELIJAH

Avevo sentito Ayla piagnucolare nel sonno la notte prima, mentre la tenevo tra le braccia. Potevo sentire il suo corpo tremare, e non niuscivo a vedere le lacrime nell'oscurità, ma non mi sarei sorpreso se ce ne fossero state sulle sue guance.
Aveva chiamato una certa Emily, più e più volte, abbastanza forte da svegliarmi. Non mi dispiaceva, naturalmente. Forse era l'Alfa in me, ma mi piaceva essere utile.
L'abbracciai più forte e le lisciai i capelli finché non smise di piagnucolare, e poi mi riaddormentai.
Ero abbastanza sicuro che fosse stata profondamente addormentata per tutto il tempo, ma sapevo che quel tipo di emozione inconscia non proveniva solo da qualche personaggio fittizio della propria immaginazione. C'era più di quanto sapessi, dietro, e la mia curiosità ebbe la meglio su di me.
Così, quando rimanemmo confinati nella nostra cabina della ruota panoramica, a guardare la fiera dall'alto, da molto in alto, tirai fuori l'argomento. Qualcosa cambiò immediatamente in lei. Si allontanò un po' da me, ma non credo l'avesse fatto apposta. Credo che il suo istinto, quando qualcuno le chiedeva qualcosa di personale e importante, fosse quello di creare una certa distanza.
Essendo Alfa, avevo imparato molto tempo addietro come mettere a proprio agio chi mi circondava. Una cosa che mio padre mi aveva insegnato quando ero giovane era di non aspettarsi mai niente gratis. "Dai qualcosa per ottenere qualcosa", diceva, e questa nozione mi era rimasta impressa.
Così sulla ruota panoramica mi preparai a darle qualcosa.
"Avevo un fratello", cominciai. guardando in lontananza. Riuscii a sentire il suo sguardo cadere su di me quasi immediatamente. "Si chiamava Aaron".
"Si chiamava", disse sottovoce. La guardai, annuendo.
"Era più grande di me. Di qualche anno. Aveva sempre saputo che l'avrei superato come Alfa, diceva che lo sentiva fin da quando eravamo bambini. Ma non gli importava. Mi placcava e mi buttava qua e là ugualmente". Sorrisi, ricordando i momenti che avevamo passato insieme crescendo. Eravamo solo noi due e i nostri genitori, quindi eravamo sempre stati legati l'uno all'altro.
"Cos'è successo?" Ayla sussurrò.
"Ha incontrato la sua compagna", dissi. "Si chiamava Jen. Era un'umana. Una scienziata. Bella e intelligente, era la sua compagna perfetta. Non l'avevo mai visto così felice come quando era con lei".
Era vero. Vederli insieme era ciò che mi aveva dato l'ispirazione per mantenere intatta la mia speranza, la speranza che un giorno avrei incontrato anch'io la mia compagna.
"Poi un giorno, nel laboratorio in cui lavorava, ci fu un'esplosione. Era nella stazione accanto alla sua, un mix di sostanze chimiche che non avrebbero dovuto essere mescolate insieme. Un incidente. Un errore
umano, dissero. Ma era troppo tardi. Lei non c'era più".
Vidi gli occhi di Ayla riempirsi di lacrime. Aspettava che finissi, in silenzio.
"Sai cosa succede quando perdiamo la nostra compagna. Il cuore di Aaron non poteva sopportarlo. Si è rotto in mille pezzi, disintegrandosi giorno dopo giorno, finché non è rimasto nulla. E poi se n'è andato anche lui".
Ayla avvolse la sua mano intorno alla mia, tirandola in grembo. Poi mi guardò, i suoi occhi in qualche modo mi davano una sorta di sollievo. Come se stesse calmando la mia anima senza dire una parola.
"Mi dispiace", disse dopo un momento. E poi fece un respiro profondo, come se si stesse preparando a infilare la testa in un mondo nuovo. Uno in cui non era mai stata prima.

                                    AYLA

Presi un respiro profondo, e il suo viso mi riempi i pensieri. Qualcosa nel modo in cui Elijah era stato così aperto con me, così crudo, aveva sguinzagliato tutti i miei ricordi. Come se in qualche modo fosse stato in grado di dire loro che andava bene, che non dovevamo avere paura, non più.
L'ultima volta che avevo visto Emily. era stato il giorno dopo. Non sapevo perché fosse così fredda quella mattina, perché fosse titubante sul mio arrivo.
Aveva avuto un appuntamento importante la sera prima, con il ragazzo che le piaceva da un po'.
Era nervosa, certo, ma avevamo quindici anni. Quale ragazza non era nervosa per un appuntamento? L'avevo aiutata a prepararsi, mi ero assicurata che il suo vestito fosse abbastanza sexy da attirare la sua attenzione.
Avevo persino portato la lozione glitterata di Bella, quella che, se strofinata, lasciava una scia di brillantini sulla pelle. Aiutai Emily a spalmarla sul collo e sul petto e poi le feci un sorriso di approvazione.
"Sei così bella da far venire voglia di mangiarti", le dissi, ridendo. E poi la mandai via.
Mi aveva mandato un paio di messaggi mentre ero a cena con la mia famiglia, dicendo che era troppo permaloso, troppo aggressivo, ma non ci avevo pensato. Ero una dominante, quindi avevo sempre pensato che anche tutti gli altri intorno a me dovessero esserlo.
Voglio dire che non potevo immaginare un compagno sottomesso. Nella mia mente, quella era la peggiore opzione possibile.
Mi addormentai presto, e quando mi svegliai la mattina dopo, il mio telefono mostrava che avevo quattro chiamate perse da parte sua. Di nuovo, non pensai nulla di tutto ciò. Pensai che la mia amica avesse voluto raccontarmi su come era stato il suo primo bacio o su quanto fosse sexy. E io non mi ero ancora presa una cotta verso nessuno. «quindi non ero così sconvolta per aver perso le chiamate.
Ma poi mi presentai a casa sua, come facevo ogni sabato. E sua madre mi accolse alla porta, dicendo che Emily non si sentiva molto bene. Ma entrai comunque nella sua camera da letto e la vidi nascosta sotto le coperte, con il trucco della sera prima sparso su tutto il Viso.
"Cosa c'è che non va?" chiesi, correndo verso di lei.
"Niente". La sua voce era tagliente e i suoi occhi sembravano assenti. Ma poi si voltarono verso di me, e lei spinse via le coperte. I miei occhi si spostarono sul luccichio sul suo petto, ma vidi anche i segni degli artigli, la scia di sangue secco.
"Emily!" gridai, afferrandole le mani. "Stai bene? Cos'è successo?"
"Lui pensava..." iniziò, e i suoi occhi si riempirono di lacrime. "Pensava che fossi abbastanza bella da mangiare".
Avevo lasciato che la mia migliore amica uscisse con un ragazzo che voleva una cosa soltanto. E quando lei non aveva voluto dargliela, lui se l'era presa comunque.
"È stata violentata", sputai fuori, guardando finalmente Elijah. Avevo descritto i dettagli del mio ricordo ad alta voce, per la prima volta. "L'ho incoraggiata a uscire con il ragazzo che l'ha stuprata. E non ero li quando ha chiesto aiuto".
Si allungò per asciugare una lacrima che era caduta dai miei occhi. "Non è colpa tua", disse. "Quel pezzo di merda di lupo mannaro è quello che dovrebbe piangere".
"Si è uccisa. Due giorni dopo". Guardai Elijah, volendo vedere la sua reazione. Era qualcosa che mi ero tenuta dentro per tanto tempo, e non sapevo come mi avrebbe fatta sentire condividerne il ricordo.
Inspirò bruscamente, gli occhi si chiusero. Quando si riaprirono, erano rossi. Come se stesse provando il dolore insieme a me.
"Ho capito", disse, e portò la mia mano alle sue labbra. La baciò delicatamente, così delicatamente che mi chiesi se, se i miei occhi fossero stati chiusi, l'avrei sentito.
"Cosa?"
"Perché stai mantenendo la tua verginità. È sacro e va rispettato. Io la rispetterò, Ayla. Ti rispetterò".
Non scrivono libri di testo per questo tipo di conversazioni, ma se lo facessero, questa sarebbe la risposta che ogni ragazzo dovrebbe imparare a memoria.
Sentii un'ondata di tranquillità che mi attraversò, come se tutto lo stress che mi aveva invasa la prima volta che avevo avuto la conversazione su Emily fosse svanito. Ed era grazie all'uomo seduto accanto a me, che mi stringeva la mano.
L'Alfa fece rallentare il mio cuore, mi fece sentire a casa in una cabina a cento metri da terra. E mentre la ruota iniziava a girare, mentre venivamo riportati giù al nostro posto, non potevo fare a meno di pensare che Elijah...
Elijah avrebbe potuto essere il mio compagno.

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