Zoe

31.1K 870 134
                                    

Era un edificio enorme dai soffitti altissimi, sembrava costruito nell'epoca nazista

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Era un edificio enorme dai soffitti altissimi, sembrava costruito nell'epoca nazista. C'erano lunghe e ampie colonne e delle grandi scale in marmo. << Benvenuta ad Adfectus House Zoe, ti starai chiedendo il perché ti trovi qui, beh mi sembra giusto. Devi sapere che tutti i Pythonissam vengono qui da giovani, per poter imparare a controllare i propri poteri senza recare danno agli umani e soprattutto senza rivelare i nostri poteri. Nessuno deve sapere della nostra esistenza, gli umani non capirebbero. Noi siamo speciali Zoe. Tutti i Python, una vota imparato come vivere senza pericolo in mezzo agli umani, escono da Adfectus House per iniziare una vita in serenità. Sapevi che abbiamo anche una comunità a nord delle montagne dove molti di noi vivono? >> Spiegò l'uomo sorridendo. Feci un mezzo sorriso, leggermente a disagio. Continuavo a guardarmi intorno meravigliata, l'edificio era pieno di ragazzi che facevano un gran fracasso. Erano tutti vestiti di nero e indossavano un'ambigua tunica nera, alcuni ce l'avevano corta e aperta, altri chiusa e altri lunga fino al pavimento. Era forse la divisa della scuola? << Ti mostro la tua stanza. Prego seguimi >> disse e si avviò su per le scale, presi la mia valigia pesante e mi trascinai al piano di sopra, mi guardavano tutti.. ero la nuova arrivata. Avevo una sola valigia perché non avevo tanti vestiti ed effetti personali e comunque volevo lasciarmi il passato alle spalle. I corridoi erano stretti e sia a destra che a sinistra c'erano moltissime stanze; lui si fermò davanti ad una porta lavorata con bellissimi intagli gotici, verso la metà del lungo corridoio. << Ecco qua >> disse entrando. Dalla finestra filtrava una luce accecante, la stanza era molto ampia e completamente vuota. Poggiai la valigia a terra e tirai fuori il pacchetto di sigarette per accendermene una << oh no, no qui non si fuma..>> disse l'uomo, visibilmente a disagio. Di colpo un flash mi attraversò la mente.

<< Ehi carina, qui non si fuma>> mi ricordò cordialmente Amelia Tompson. Ero nella parte nascosta del cortile della scuola durante l'intervallo, andavo sempre lì per starmene per i fatti miei, ma quel giorno non sarebbe andata come avevo programmato. Amelia mi guardava con aria di superiorità, con quel sorrisetto beffardo che le avrei volentieri cancellato dalla faccia. I suoi amici la circondavano e mi guardavano aspettandosi che mi sottomettessi, dato che tutti abbassavano la testa davanti alla diva Amelia Tompson, ma non io. Mi avvicinai lentamente puntando i miei occhi nei suoi con aria di sfida. Eravamo vicinissime e leggevo la paura nei suoi occhi, sebbene fosse mascherata dal sorriso finto e dalla posa da "sono sexy e lo so". << E chi se ne frega!?>>. Per un attimo Amelia assunse un'espressione confusa che si trasformò subito in rabbia. Fece per parlare e aprì leggermente la bocca, ma la richiuse quando tirai una boccata e le sputai tutto il fumo addosso, ricoprendole il volto come un velo. Mi si lanciò addosso, cademmo entrambe a terra, il cappello mi volò dalla testa e la sigaretta mi scivolò dalle mani spegnendosi nell'erba umida. Amelia mi stava addosso e con entrambe le mani mi circondava il collo ridendo. Mi tirò un gran pugno sulla mascella destra e sentii un forte dolore, dopo il secondo pugno iniziai a vedere doppio, gli amici di Amelia guardavano incitando la loro amica a continuare. << Guarda James, ma i suoi capelli non erano biondi? >>. Sentii dire da un ragazzo. << Ma che cazz..>>. Di colpo tutto tornò chiaro e il dolore alla mascella si affievolì, spalancai gli occhi e Amelia si alzò in piedi guardandomi terrorizzata. << È uno scherzo? >> Domandò un'altra ragazza. Mi alzai anch'io e mi passai un dito sui bordi delle labbra, c'era del sangue. Ero furiosa, sentivo ogni piccola parte del corpo tremare di rabbia e il sangue mi ribolliva nelle vene. << Spero che tu ti sia divertita. Beh ora è il mio turno >> dissi indicando Amelia. Dalla mia mano uscì una nuvola nera che colpì la ragazza dritto nel petto facendola cadere a terra in preda alle convulsioni. Gli altri ragazzi urlarono spaventati e si misero a correre verso la scuola; con la sola forza del pensiero li feci sollevare da terra e li scaraventai dall'altro lato del cortile. Mi rimisi il cappello, mi accesi un'altra sigaretta e andai verso un ragazzo che strisciava perché non riusciva a rialzarsi, voltai il suo corpo con un piede e mi accovacciai accanto a lui. Lo avvolsi con una nuvola di fumo << io, faccio quello che mi pare, quando e dove voglio >> dissi. Poi, sotto il suo sguardo terrorizzato, gli spensi la sigaretta sulla fronte ascoltando le sue urla come fossero musica.

<< Signor Evans questo non è un istituto per giovani criminali, non so se mi spiego.. abbiamo una consulente scolastica, si, ma temo che per sua figlia non sia sufficiente.>> disse il preside a disagio mentre mi guardava come fossi una malata di mente. << Quindi secondo lei avrei dovuto lasciare che mi picchiassero a sangue? EH!? CERTO! Sa che le dico, vada a farsi fottere! Io mi sono difesa e non ho ucciso nessuno! >> Esclamai rabbiosa. Mio padre mi tirò un colpo sulla testa e mia madre trattenne il respiro. << Signorina insolente! Amelia Tompson è in stato di coma e averla ridotta così è molto più che autodifesa! Un ragazzo ha battuto forte la testa e ora ha un trauma cranico tanto grave da non riuscire neanche a ricordare cosa ha mangiato a pranzo! >> Esclamò il preside alzandosi in piedi. << Che vuol dire? Neanche io ricordo cosa ho mangiato oggi a pranzo >> risposi tranquillamente. << La nostra struttura non è in grado di occuparsi di un'adolescente problematica che avrebbe bisogno di un'assistente specializzata >> disse ai miei genitori come se non fossi presente. Mi alzai di scatto e i miei genitori si avvicinarono temendo che facessi andare in coma anche lui. << Ha solo problemi con il controllo della rabbia..>> mi giustificò mia madre con la voce tremante. Senza curarmi delle parole imploranti di mia madre lo guardai fisso negli occhi e l'uomo indietreggiò così spaventato da sbattere contro la grande vetrata che dava sul centro di Londra. Se solo si potesse aprire.. come una finestra.. Sorrisi in modo macabro e di colpo la vetrata scomparve facendo barcollare il preside all'indietro, mio padre lo afferrò al volo prima che potesse sfracellarsi sull'asfalto. Il preside si riprese e sgranò gli occhi, poi mi puntò un dito contro << STREGA! QUESTA È STREGONERIA! >> Urlò a squarciagola. Di colpo entrò la vicepreside allarmata. << Che succede?! >> Domandò nel panico. Mi piazzai davanti a lei facendole distogliere lo sguardo dal vuoto precedentemente occupato dalla vetrata. << Stia tranquilla Miss. Odairs, è tutto sotto controllo, torni pure alla sua lezione di storia, sono sicura che è interessantissima >> dissi con voce angelica. << Si sposti signorina Evans e non mi prenda in giro, perché se c'è una cosa che non accetto è l'insolenza! Che sta succedendo qui? >> Disse la donna con espressione severa, persi le staffe e le bloccai nuovamente la strada ricominciandole a parlare, ma questa volta con un tono diverso. << Senta un po', cercavo di usare le buone, ma evidentemente con lei servono le cattive maniere;ho detto che se ne deve andare, quindi o se ne va di sua volontà o sarò costretta ad usare la mia modalità. Scelga lei. >> La vicepreside mi scansò bruscamente sbuffando, ma non fece in tempo a fare due passi che con un gesto della mano la scaraventai contro il muro facendo cadere dei pezzi di intonaco. Il preside urlò come se non ci fosse un domani invocando il nome della donna a terra. Chiusi la porta con un piede mentre i miei genitori mi guardavano terrorizzati. << Zoe, fermati >> mi ordinò mia madre quando iniziai ad avvicinarmi all'uomo. << Lei promette che non dirà una sola parola sull'accaduto preside? Mi posso fidare di lei? >> Gli domandai con un sorriso fintamente comprensivo. Lui annuì violentemente << s..si, non mi fare del male! >> Disse il preside paralizzato dalla paura. Le sue pupille si dilatarono al massimo e vidi il sudore scendere sulle sue tempie << Non si
dicono le bugie preside >> con un dito lo spinsi di sotto e il preside precipitò urlando.

L'Ultima Dominatrice || The Eversor Trilogy (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now