Escape part 3

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Sentivo la testa penzolare a destra e sinistra e le gambe sobbalzare ad ogni passo. Ma io non stavo camminando. Spalancai gli occhi quando sentii una dolorosa fitta alla spalla, feci per alzarmi e mi resi conto che ero sospesa in aria tra le possenti braccia di qualcuno. Per lo spavento Ian, quasi non mi lasciò cadere a terra. << Sei sveglia! O mio dio Zoe stai bene? Hai perso molto sangue! Chi è stato a colpirti? Pezzo di merda, giuro se lo trovo.. >>Non fece in tempo a finire di parlare che gli vomitai addosso. Ma non semplice vomito, bensì sangue. Una cascata di sangue viscido e bollente. << O CRISTO! >> Imprecò Ian adagiandomi un minuto a terra. Sentii la terra bagnata inzupparmi i jeans già umidi. Mi resi conto che si era strappato la t-shirt bianca di cotone per fasciarmi la spalla. Era un gesto molto dolce da parte sua, eppure mi dava un certo fastidio. Mi sentivo a disagio. Mi sentivo debole. Ian mi guardava scandalizzato, dovevo avere un aspetto schifoso. Ma quando mi aspettavo un'espressione inorridita, lui fece qualcosa di inaspettato, si inginocchiò vicino a me e mi accarezzò il volto con la mano. Con la manica della maglia mi pulì il sangue sulla bocca e mi diede un lieve bacio sulle labbra screpolate. << Andrà tutto bene Zoe >> sussurrò cercando di rassicurarmi, ma la sua espressione era molto preoccupata e sapevo che si aspettava il peggio. Non sapeva che ero immortale? << Lo so >> buttai lì cercando di alzarmi in piedi. Ignorando il dolore atroce e persistente alla spalla riuscii infine, ignorando anche l'aiuto di Ian, ad alzarmi. Sapevo cosa stava succedendo, Heather me lo aveva detto. Il Dominatore se non completo era impotente. Avevo bisogno della mia metà, di Derek. Senza di lui e senza i poteri di guarigione istantanea del Dominatore sarei sicuramente morta senza. Ian non capiva un cazzo. Ero di colpo incazzata e non sapevo perché. Incazzata con quel poveraccio di Ian che mi aveva solo aiutata. Cercai di calmarmi e di sorridergli, ma quello che ne uscì sembrò un sorriso forzato che era peggio dell'indifferenza. Ma dopo il primo passo sentii le gambe cedermi e realizzai che da sola non ce l'avrei mai fatta. L'unico aiuto che avevo mai accettato in tutta la mia vita era quello di Derek, ma se avessi voluto uscire dalle mura di Adfectus House avrei avuto bisogno dell'aiuto di qualcuno. Con più sforzo di quanto credessi decisi di appoggiarmi ad Ian. << Ei.. non.. - le parole uscivano come insulti dalle mie labbra, non sapevo se sarei riuscita ad ammettere quella debolezza davanti ad Ian - le gambe.. >> mi resi conto che sembravo verbalmente stitica, le parole uscivano a malapena e solo come ringhi. << Ti aiuto io Zoe >> disse però lui, levandomi un peso. Mi sollevò come se fossi leggera come una piuma e continuò a camminare. Avevo un'ansia opprimente nel petto che mi tormentava da quando Derek era stato catturato. Mi adagiai sul petto di Ian sentendomi al sicuro dopo tanto tempo. Iniziai a respirare profondamente tranquillizzandomi, finché non vidi l'orario sull'orologio di Ian. Mancava solo un minuto all'orario stabilito per l'attacco e noi, eravamo ancora nel folto del boschetto. << Ian cazzo, è tardissimo! >> Esclamai nel panico. L'ansia mi assalì di nuovo come un uragano. Solo in quel momento iniziai a pormi le domande più estreme. E se non fossi riuscita ad uscire e mi avessero catturata? Se senza Derek fossi morta? Se avessero già scovato e ucciso i miei amici e mi stessero solo tendendo una trappola? Se non fossi riuscita a salvare Derek? Tanto valeva morire. E se mi avessero catturata e portata in una prigione diversa da quella di Derek e non avessi più potuto rivederlo? Sentii il cuore stringersi sotto lo strato di ghiaccio. Mi costrinsi a calmarmi. Nel mezzo del mio uscire fuori di testa scorsi un ombra a alcuni metri da noi. Mi misi ad urlare e ad indicare la figura come una bambina piccola. Ian mi adagiò sul terriccio e iniziò a correre verso l'uomo a spada tratta. Gli saltò addosso, ma poco dopo si rialzarono entrambi venendo nella mia direzione. E se Ian si fosse alleato ai Cacciatori in cambio di qualcosa che vuole e stessero venendo ad uccidermi? Iniziai a tremare e a strisciare in retromarcia, ma poi riconobbi il volto dell'uomo. Era Hector. Forse avrei preferito se fosse stato un cacciatore.. << Zoe, Hector ci porterà dagli altri >> mi avvisò Ian riprendendomi tra le sue braccia muscolose. << Meraviglioso >> ironizzai. Ero irritata che fosse proprio Hector, ma al contempo ero felice che mi avrebbe portata al luogo di fuga. Dopo una lunga camminata silenziosa, interrotta solo da indicazioni stradali dettate da Hector come "svolta a destra" e "volta a sinistra", scorsi la luce della luna. Come da programma Alfred e Heather combattevano contro le guardie lanciando sfere di potere troppo poco potenti per poter danneggiare gravemente un qualsiasi Python. Senza di me erano perduti. Mi sentii importante ed indispensabile, anche senza l'uso delle gambe e della spalla ero certa che avrei combinato più di loro. Ero forse un pochino troppo egocentrica? Ian mi lasciò a terra e corse a combattere con Hector. Imprecando ad alta voce, dopo immani sforzi, riuscii ad alzarmi. Ian ed Hector combattevano con spade e coltelli, mentre Heather, Holland, Dafne e Alfred lanciavano sfere di magia bianca, da inesperti quali erano, facendo solo distrarre le guardie. Lanciavano quelle sfere figurando ricordi infelici così deboli da provocare solo delle rarissime e flebili sfere. Infatti ogni volta dovevano chiudere gli occhi e concentrarsi sui ricordi tristi per creare un'altra sfera. Erano ridicoli, per creare una sfera potente bisognava provare un'emozione forte. << Eccola, è lì! La Dominatrice! >> Urlò uno di loro. Sentire quel nome affibbiato a me, mi fece un certo effetto. Nessuno mi aveva ancora chiamata così ad alta voce. Mi fece sentire potente. Senza i poteri del Dominatore però, ero così inutile che mi vergognavo persino. Solo una femminuccia con l'ego smisurato e lo sguardo truce. Non ero adatta a combattere, ero alta, magra e senza muscoli, inoltre riuscivo a malapena a camminare. Più inutile di così? Di certo non potevo bucarmi l'altra spalla. Così pensai alla cosa più plausibile, mentre I Cacciatori venivano veloci nella mia direzione. Cosa c'era di più forte del dolore? L'amore. Purtroppo si dava il caso che io fossi incapace di amare. Quella che provavo per Derek ero sicura che fosse solo passione, sentimento ben diverso dell'amore. Se pensavo di amarlo, beh mi ero illusa. Io ero di ghiaccio. La Dominatrice non amava. Così mi concentrai sulla rabbia verso i miei genitori che ci avevano divisi, che lo avevano abbandonato e che in un certo senso avevano abbandonato anche me. La rabbia verso tutti quelli che mi avevano giudicata e offesa, che mi avevano fatta sentire un essere immondo, verso le parole di Hector rivolte a Derek che mi avevano colpita nel profondo, perché in un certo senso le avevo incassate come se fossero rivolte a me. In un certo senso lo erano. Lanciai un urlo di rabbia così forte che tutti smisero di lottare per guardarmi. Sentii il potere arrivare come una tempesta, lo scagliai sui due Cacciatori con tutta la forza possibile. I due caddero a terra presi dalle convulsioni. Sentii come il potere iniziò a guarire la mia ferita, facendo alcuni passi, mi resi anche conto che riuscivo a camminare. A correre anzi, perché mi lanciai verso le mura con i miei amici ancora scioccati che mi seguivano increduli. << Chi ha la corda? >> Domandai nella fretta. Per un secondo non rispose nessuno, ma poi Alfred si riprese e iniziò a frugare nel suo zaino blu fosforescente. Tirò fuori una spessa corda e me la lanciò, la presi al volo e cercai di lanciarla dall'altro lato. Provai più volte invano, finché Ian, il più alto di tutto il gruppo, non venne in mio soccorso. Dopo un paio di tentativi riuscì a mandare la corda dall'altro lato. << Vado prima io e poi le ragazze così le aiuto dall'altro lato okay? >> Domandò Ian e senza aspettare risposta iniziò a scalare il muro. Ben presto ci ritrovammo come visuale il suo bel sedere. Dafne gli guardava il fondoschiena con sguardo adorante e quella situazione comica mi calmò. Non appena Ian scomparve dall'altra parte aspettammo un paio di minuti, sentimmo il suo via e Dafne, senza aspettare il permesso, si fiondò sulla corda. Indossava scarpe col tacco. Non potevo crederci. Cercava comunque di scalare con il tacco dodici. << Levati quei trampoli cretina! >> Urlai avvicinandomi per levarglieli. Ma lei iniziò a scalciare come se non ci fosse un domani. << Ai no! Ce la puedo fare, non buto les scarpe de Prada! >> Esclamò con la voce strozzata per la fatica. Sbuffando gliele tolsi ugualmente rassicurandola che le avrei gettate delicatamente dall'altra parte facendo attenzione a lanciarle dalla punta e non dal tacco per non romperle. Dato che non poteva fregarmene di meno le lanciai dall'altro lato con la delicatezza di un camionista. Ian lanciò un urletto dall'altra parte del muro. Ops.. << Scusa! >> Urlai imbarazzata. Non era proprio il momento per scherzare. Mi rifeci seria e notai che Dafne era ancora a caro amico. << Ti vuoi dare una mossa?! >> Urlai irritata. Mi lanciò uno sguardo carico d'odio e dopo parecchi minuti arrivò in cima, goffa così non avevo mai avuto il piacere di vederla. Peccato che non c'era Derek, qui con noi a vedere quanto fosse incapace e imbranata. Dafne con un urlo cadde dall'altra parte e restammo tutti con il fiato sospeso. Poi Ian urlò: << l'ho presa! >> E ci tranquillizzammo, finchè poi mi assalì un moto di gelosia. Perché Dafne doveva sempre cercare di fregarmi i ragazzi!? Non rimaneva molto tempo, dovevamo muoverci o saremmo rimasti lì. << Allora chi va? Una cosa di giorno, dai >> predicò Hector suscitando la mia stima come mai era successo prima. Heather spinse Holland che tremava come una foglia e pian piano riuscì, anche se tremante, a scalare il muro. Poi andò Heather che, agile com'era, non ci mise molto. Sembrava un ragno gigante con la sua chioma nera e gli abiti scuri. Feci per mandare prima Alfred, ma Hector si aggrappò alla corda lasciandoci interdetti. Scalò anche lui il muro e poi invitai Alfred ad andare. << No vai tu, tu sei più importante di me >> cercai di controbattere, ma alla fine decisi che non c'era tempo per discutere. Iniziai a scalare sentendo il sudore colarmi sulle tempie. I muscoli intorpiditi si tendevano dandomi leggere fitte di dolore. Scivolai e mi saltò il cuore in gola. Ma riuscii a reggermi alla corda alla bell'e meglio. Respirando profondamente e nonostante guardassi sempre in basso riuscii ad arrivare in cima. Guardai sotto per controllare Alfred e mi vennero le vertigini. Era altissimo da lì. Alfred, con un cenno della mano, mi fece capire che stava bene e che dovevo continuare. Rabbrividendo cominciai la scalata verso il basso, ma con mia sorpresa, la discesa si rivelò molto più semplice di quanto mi aspettassi, nonostante parecchie volte rischiai di cadere a terra come una pera. Quando sentii il terreno sotto i miei piedi mi rincuorai, Ian mi poggiò le mani sui fianchi e riuscii a fargli un sorriso vero. << OKAY, VAI ALFRED! >> Urlai a squarciagola per farmi sentire. Non arrivò risposta, ma probabilmente stava già scalando. Dopo alcuni minuti ci aspettavamo di vederlo in cima, aveva iniziato a tirare vento e avevo paura che cadesse. << Alfred stai bene!? >> Urlai ancora preoccupata. Nessuna risposta. << ALFRED! >> Urlai con il cuore in gola. Se gli fosse accaduto qualcosa lo avrei avuto sulla coscienza per tutta la vita. Sentimmo uno sparo provenire dall'altra parte del muro e mi si gelò il sangue nelle vene. Trattenemmo tutti il respiro. Il cuore iniziò a battermi all'impazzata e vidi i miei capelli diventare bianchi come la neve. Ero terrorizzata. << ALFRED! >> Urlai disperatamente con la voce spezzata. Feci per afferrare la corda e andare a salvarlo quando lo vidi in cima e i miei capelli tornarono di colpo biondi. << O mio dio! Grazie al cielo sei vivo! >> Urlai con le lacrime agli occhi. Le ricacciai subito indietro, un segno di debolezza che non doveva vedere nessuno. Ma era troppo presto per esultare, il suo corpo era cosparso di sangue e a metà strada svenne e cadde. Persi qualche battito, avrei dovuto fare qualcosa, ma ero immobilizzata per la paura. Mi sentii spingere di lato con forza, tanto che caddi a terra. Ian afferrò il corpicino esile di Alfred controllandolo con sguardo allarmato. Aveva una ferita alla bocca dello stomaco e perdeva sangue a fiotti. Pallido e con gli occhi rigirati mi fece un certo effetto. Mi alzai di scatto e mi accucciai di fianco a lui, dovevo sfruttare la paura per creare una sfera di potere abbastanza potente per guarirlo. Mentre mi adoperavo, sentii il rumore dei Cacciatori dall'altra parte scalare il muro con forza. Ian se ne accorse e iniziò a tirare la corda. Dopo vari scossoni si sentì il rumore del Cacciatore che con un tonfo cadeva a terra. Ian ritirò subito la corda e la arrotolò << dobbiamo andarcene da qui >> disse poi con voce autoritaria, ma con una nota di terrore. Mi concentrai su Alfred, gli poggiai le mani sulla bocca dello stomaco e vidi la ferita cicatrizzare. Eppure non sembrava voler riprendere conoscenza. Quella magia così potente mi aveva sfiancata. Sentii che le forze mi stavano abbandonando. Feci per dire ad Ian di prendere Alfred, ma sembrò leggermi nel pensiero, lo prese in braccio e inizò a correre a perdifiato verso la foresta. Gli altri lo seguirono subito, vidi Dafne correre a piedi nudi con le scarpe in mano, mi venne da ridere, ma non risi. Non c'era nulla da ridere in quella situazione disastrosa, riuscivo a malapena a camminare, figuriamoci correre. Mi trascinai dietro i miei amici che ormai erano lontani. Iniziai a vedere doppio, ma poi mi resi conto che non erano tutti andati via, dietro di me c'era qualcuno. Era Heather che mi guardava pensierosa << cazzo speravo con tutte le mie forze che questo futuro non si manifestasse >> disse lei guardandomi con le lacrime agli occhi. << Mi dispiace >> e poi mi diede un colpo in testa facendomi perdere conoscenza.

L'Ultima Dominatrice || The Eversor Trilogy (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now