Revenge

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Chiedemmo loro di restare lì mentre noi saremmo andati a "salutare" i nostri genitori. Così si accamparono sotto un albero, ignari di ciò che stava per succedere. Zoe sembrava decisa a uccidere nostra madre e nostro padre, ma io perdevo coraggio man mano che procedevamo. Avevo lo stomaco in subbuglio e c'era una domanda fissa che mi tormentava: "sarei riuscito a ucciderli se Zoe me lo avesse chiesto?" Eppure, io stesso provavo un fervido desiderio di sangue. La confusione mi attanagliava la mente e sentivo l'ansia di Zoe di fianco a me, onnipresente. Come aveva anche solo potuto pensare che non la amassi? Ma per quanto la amassi in quel senso, io e lei non avremmo mai potuto essere una coppia normale, tantomeno farci vedere in pubblico. Chissà cosa avrebbero detto di noi? Eppure far vedere a quel pezzo di merda di Ian chi comandava e che Zoe era di mia proprietà mi faceva nascere un desiderio insano. Ci avviammo molto lentamente, sentivo il cuore stringersi sempre di più, così decisi di stringere la mano di Zoe, riusciva sempre ad avere un effetto calmante su di me. Zoe era la mia cura, la mia salvezza. Per fortuna mi assecondò e me la strinse anche più forte. Non sapevo perché, nonostante mi avesse detto e dimostrato tante volte di amarmi, morivo dalla paura di perderla. Era come se da un momento all'altro fosse potuta scomparire, o avesse potuto girarsi e andarsene e lasciarmi solo per sempre. Il solo pensiero mi diede i brividi e Zoe mi fece una carezza alla mano intrecciata alla sua con il pollice, forse pensava che fossi in ansia. Era arrivato il momento, la nostra vendetta, il nostro riscatto. I nostri genitori meritavano ciò che stavano per ricevere e non mi sarei dovuto sentire in colpa. Scacciai quei dubbi e mi concentrai su tutte le cose brutte che ci avevano fatto, sulla rabbia e il dolore che ci avevano procurato. Si, meritavano la punizione massima. Tirai dei profondi respiri e ancora mano nella mano con Zoe, attraversammo la fitta selva attorno al viottolo di casa e ci ritrovammo, un po' troppo velocemente, di fronte alla porta di casa. Cosa avrei detto ai miei genitori prima di .. fare ciò per cui eravamo venuti? Speravo solo che avesse parlato Zoe al posto mio, perché le parole già non mi uscivano più. Le nostre mani sudaticce erano strette l'una all'altra quando finalmente, deglutendo, Zoe bussò a quel vecchio portone in legno che da tantissimi anni non vedevo. << Arrivo! >> Esclamò mia madre tutta pimpante senza sapere che alla porta c'era il suo peggior incubo. Quando aprì il portone sfoggiava un sorriso florido e, stretto in vita, portava un grembiulino rosa da cucina decorato con delle galline gialle. I suoi capelli biondi erano luminosi e alcuni le scendevano sulle spalle, altri erano legati da una molletta. Sembrava veramente felice.. ma quando ci vide il suo sorriso scomparve, lo strofinaccio da cucina che teneva, le scivolò di mano e la vidi iniziare a tremare. << Chi è amore!? >> Urlò nostro padre dalla cucina per farsi sentire. << I.. i nostri f..figli.. >> disse con la voce tremante. Ci fu un rumore metallico proveniente dalla cucina, come di un cucchiaio che cade e l'incubo ebbe inizio. << Ti sbagli, io non sono tua figlia e neanche lui lo è >> ringhiò Zoe saltandole addosso addosso, nostra madre rotolò sul pavimento urlando e il marito accorse con un coltello da cucina in mano. Lo lanciò dritto contro il cuore di Zoe in un movimento fulmineo. Mi si gelò il sangue nelle vene. Il respiro mi si bloccò in gola e sentii una fitta di dolore allucinante, era il dolore che provava Zoe, riuscivo sempre a sentirlo attraverso me e mi chiedevo se lei avesse mai sentito lo stesso. Zoe fece finta che le avesse solo fatto il solletico. Estrasse il coltello impedendosi di urlare. Sentivo il suo dolore e avrei tanto voluto abbracciarla, guarirla e riempirla di baci, mi impedii di farlo. La sua carne si stava già cicatrizzando e il dolore era insopportabile, lo provavo come fosse il mio. Se avessi potuto prenderlo per non farlo sentire a lei sarebbe stato magnifico, ma questo era impossibile. << Bella trovata paparino, peccato che con me, questi trucchetti da circo, non funzionino.. >> ghignò lei lanciando il coltello ad un centimetro dalla sua testa. Mio padre sussultò guardando il coltello con gli occhi sgranati. Gli fece un mezzo sorriso e poi si voltò verso nostra madre mentre io continuavo a guardare truce nostro padre, ancora sconvolto. Il dolore di Zoe per fortuna stava passando. << Visto mamma, papà non ha esitato neppure un secondo a trafiggermi con un coltello >> mia sorella scoppiò in una clamorosa risata al limite del macabro. << E scommetto che neanche tu esiteresti. >> Disse tornando seria e rivolgendosi a nostra madre. La spinse a terra con un piede quando vide che cercava di rimettersi in piedi. Si accucciò di fianco a lei e iniziò a farle dei tagli verticali sul volto con il coltello. Lei iniziò a urlare di dolore piangendo disperatamente. Le lacrime salate facevano bruciare ancora di più la ferita, rendendo quel dolore, per un umano, quasi insopportabile. << Ci avete fatto del male sai mami, ci avete divisi, ci avete abbandonati e maltrattati.. sempre odiati.. oh guarda, fa anche rima.. >> continuò Zoe con la vocina inquietante che usava quando doveva commettere un omicidio. Mi avvicinai verso mio padre, ma a me le frasi non uscivano come a Zoe, lei era stata più tempo con loro, io ero stato abbandonato da bambino e li conoscevo a malapena. Ma poi le parole uscirono da sole. << Sai papà, all'orfanotrofio, quando sono arrivato, mi hanno spogliato >> con il mio pugnale iniziai a tracciare i contorni della maglia, questa cadde a terra e sul suo petto c'erano dei tagli sanguinanti << mi hanno appeso per i polsi >> mi concentrai e con il mio potere riuscii a farlo sollevare da terra. Afferrai violentemente la tenda del soggiorno avvolgendogliela poi attorno ai polsi, la appesi al soffitto e nostro padre si ritrovò appeso. Iniziò ad urlare e ad implorare perdono << poi mi hanno torturato >> e con il coltello gli feci un taglio verticale su tutta la superficie del petto. Non la smetteva di urlare, sentivo Zoe fare lo stesso con nostra madre e le urla dei due coniugi unirsi in un solo ed unico lamento << e sai perché papà? Lo sai perché? >> lui scosse il capo violentemente facendo volare le lacrime a destra e a sinistra << te lo dico io perché >> ringhiai << perché sono tuo figlio! Solo per questo, brutto coglione! Tu mi hai rovinato la vita e ora io ti ripagherò con il giusto prezzo. >> Dissi rabbioso infilzandogli la coscia, vicino all'inguine. Egli urlò di dolore facendo ruotare li occhi all'indietro. Io e Zoe ci guardammo, come leggendoci nel pensiero ci allungammo la mano a vicenda e in un gesto meccanico, ci guardammo negli occhi sorridendo in modo macabro, io tenevo fermo nostro padre con la mano e lei nostra madre con il piede, con le mani libere formammo una potente sfera di potere, i nostri capelli erano corvini e sembravamo delle persone totalmente diverse. Degli assassini. Mi levai quel pensiero dalla testa e continuai a guardare Zoe. I suoi occhi erano così grandi e belli. Dividemmo quella potente sfera in due piccole sfere, ci girammo, io verso nostro padre e lei verso nostra madre, era giunta l'ora, il momento della nostra vendetta. Il punto di non ritorno. << Ed è per questo che lo facciamo >> dicemmo io e mia sorella contemporaneamente, con voce solenne, scagliando le rispettive sfere. Trattenni il respiro, la sfera entrò pian piano nel cuore di mio padre come se gli fosse appartenuta da sempre e in preda alle convulsioni, la vita lasciò il suo corpo. Il cuore mi si strinse in una morsa di ferro, era forse senso di colpa? Lo scacciai via e mi girai verso Zoe proprio quando lei si girò verso di me. Ci guardammo senza alcuna traccia di divertimento. Era fatta. I nostri genitori erano morti. La nostra vendetta era compiuta. Ci prendemmo per mano e lei mi baciò. Una scossa elettrica mi attraversò il corpo partendo dal pube, le presi il volto tra le mani nutrendomi di lei, del suo sapore, volevo toccarla ovunque, stracciarle i vestiti di dosso e baciarla ovunque, la volevo come non mai. Fu un bacio intenso, ma veloce. Ci prendemmo per mano e ci avviammo verso l'uscita a testa alta. Sentii però un rumore pacato alle mie spalle. Zoe sembrò non accorgersene, così mi voltai leggermente e lo vidi. Un bambino di all'incirca un anno che sbirciava da una porta. Biondo e con gli occhi azzurri, innocente e inconsapevole di cosa fosse appena accaduto. Sgranai gli occhi. Io e Zoe avevamo un fratello.



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Ebbene sì, Zoe e Derek hanno un fratellino, lo uccideranno o lo lasceranno vivere in seguito ad un gesto di pietà? Lo scoprirete nel prossimo capitolo dell'Eversor Trilogy: Il Risveglio Di Formenis. Questa è la trama:

Tre armi, tre viaggi, tre morti.
Alla ricerca delle tre armi fatali in grado di uccidere Il Dominatore, Zoe e il suo gruppo dovranno affrontare numerose sfide e ritrovare vecchie conoscenze. Ma I Cacciatori e I Praticanti non sono ciò di cui devono preoccuparsi, perché Formenis sta arrivando, inarrestabile e assetata di sangue, di vendetta e riscatto.
"quel corpo mi calzava alla perfezione, La Dominatrice aveva potere e il buio era ormai parte di lei, anzi, di me. Eravamo fatte di buio ora che il segreto le era stato svelato, mi ero finalmente risvegliata, pronta a prendermi la mia vendetta, su mio fratello"

L'Ultima Dominatrice || The Eversor Trilogy (IN REVISIONE)Место, где живут истории. Откройте их для себя