capitolo 14: pazzia

5.4K 127 6
                                    

𝗋𝖾𝗏𝗂𝗌𝗂𝗈𝗇𝖺𝗍𝗈

ero seduta su un vecchio banchetto in legno, con ancora la lettera tra le mani e il libro. Presi un lungo respiro e l'aprì 

"𝗅𝖺 𝖽𝗂𝗌𝖼𝖾𝗇𝖽𝖾𝗇𝗍𝖾" 𝗈 "𝗉𝗋𝗂𝗇𝖼𝗂𝗉𝖾𝗌𝗌𝖺 𝖽𝖾𝗅𝗅𝖺 𝗆𝗈𝗋𝗍𝖾" 𝖼𝗈𝗌ì 𝖼𝗁𝗂𝖺𝗆𝖺𝗇𝗈 𝖼𝗈𝗅𝖾𝗂 𝖽𝖺𝗂 𝖼𝖺𝗉𝖾𝗅𝗅𝗂 𝗇𝖾𝗋𝗂 𝖾 𝗈𝖼𝖼𝗁𝗂 𝖼𝗈𝗅𝗈𝗋 𝖠𝗎𝗋𝗈𝗋𝖺 𝖻𝗈𝗋𝖾𝖺𝗅𝖾. 𝖭𝖺𝗍𝖺 𝖽𝖺 𝗎𝗇 𝖣𝗂𝗈 𝗍𝖾𝗆𝗎𝗍𝗈 𝖾 𝗎𝗇𝖺 𝗌𝗍𝗋𝖾𝗀𝖺 𝗆𝗈𝗋𝗍𝖺 𝗂𝗇𝗏𝖺𝗇𝗈. 𝖫𝖺 𝗌𝗈𝗉𝗋𝖺𝗏𝗏𝗂𝗌𝗌𝗎𝗍𝖺 𝗌𝗎𝖻𝗂𝗋à 𝗎𝗇 𝗉𝗈𝗍𝖾𝗋𝖾 𝖼𝗁𝖾 𝗌𝗂 𝗉𝗈𝗍𝗋𝖾𝖻𝖻𝖾𝗋𝗈 𝗆𝖺𝗇𝗂𝖿𝖾𝗌𝗍𝖺𝗋𝖾 𝗉𝗋𝗂𝗆𝖺... 𝗆𝖺 𝗌𝗈𝗅𝗈 𝖺𝗂 𝖼𝗈𝗆𝗉𝗂𝗆𝖾𝗇𝗍𝗈 𝖽𝖾𝗂 𝟣𝟪 𝖺𝗇𝗇𝗂 𝖺𝗏𝗋𝖺𝗇𝗇𝗈 𝗋𝖺𝗀𝗀𝗂𝗎𝗇𝗍𝗈 𝗅𝖺 𝗆𝖺𝗌𝗌𝗂𝗆𝖺 𝗉𝗈𝗍𝖾𝗇𝗓𝖺. 𝖠𝖽𝖽𝖾𝗌𝗍𝗋𝖺𝗅𝗂 𝖾 𝗌𝗂 𝗎𝗆𝗂𝗅𝖾, 𝗌𝖾𝗇𝗍𝗂 𝗅a 𝗌𝖾𝗇𝗌𝖺𝗓𝗂𝗈𝗇𝖾 𝖾 𝗊𝗎𝖾𝗅𝗅𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗅𝖺 𝖼𝗈𝗅𝗅𝖺𝗇𝖺 𝖽𝗂 𝗋𝗎𝖻𝗂𝗇𝗈 𝗏𝖾𝗋𝖽𝖾 𝗍𝗂 𝗌𝗎𝗌𝗌𝗎𝗋𝗋𝖺... 𝗌𝖾𝗇𝗍𝗂 𝗂𝗅 𝖼𝗎𝗈𝗋𝖾 𝖾 𝗇𝗈𝗇 𝗅𝖺 𝗍𝖾𝗌𝗍𝖺...

non avevo più fiato... era tutto collegato. ogni singola parola assomigliava a quello che io avevo passato. 

dio. discendenza. madre maga. sopravvissuta. potere 18 anni. 

"capelli neri e occhi color Aurora Boreale".. 

sono io

ma non posso essere io... non posso avere tutto questo

decido di sfogliare l'indice del libro e una pagina mi colpisce "Sopravvissuta". Vado alla pagina

"𝑙𝑎 𝑠𝑜𝑝𝑟𝑎𝑣𝑣𝑖𝑠𝑠𝑢𝑡𝑎 𝑠𝑒 𝑛𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑜𝑟𝑔𝑒 𝑠𝑜𝑝𝑟𝑎𝑣𝑣𝑖𝑣𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑎 𝑢𝑛 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑛𝑠𝑝𝑖𝑒𝑔𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖 𝑐𝑜𝑙𝑙𝑒𝑔𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑎𝑣𝑣𝑒𝑛𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑠𝑢𝑐𝑐𝑒𝑠𝑠𝑖𝑣𝑜. 𝑃𝑒𝑟 𝑢𝑛 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑐'è 𝑖𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜; 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑠𝑜 𝑒 𝑖𝑛𝑐𝑒𝑟𝑡𝑜 𝑒 𝑙𝑎 "𝑠𝑜𝑝𝑟𝑎𝑣𝑣𝑖𝑠𝑠𝑢𝑡𝑎" 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑎 𝑠𝑒 𝑠𝑜𝑝𝑟𝑎𝑣𝑣𝑖𝑣𝑒, 𝑚𝑎 𝑠𝑒 𝑙𝑜 𝑓𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑒𝑟à 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑙𝑜 𝑓𝑎𝑟à... 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑒𝑟à 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑢𝑛 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑡𝑎𝑠𝑠𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑡𝑟𝑜𝑣𝑒𝑟à. C𝑜𝑚𝑒 𝑢𝑛 𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜. S𝑜𝑙𝑜 𝑖𝑙 𝑟𝑢𝑏𝑖𝑛𝑜 𝑣𝑒𝑟𝑑𝑒 𝑝𝑢ò 𝑓𝑎𝑟𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎𝑟𝑒"

Tutto questo non ha senso... tutto questo non ha il minimo senso. Devo partire. O mio padre mi dirà di più o lo scoprirò da sola. Mi smaterializzo in camera mia dove trovo ancora le lenzuola disfatte e lascio un altro biglietto, Mattheo verrà e lo troverà 

<scusa ma ho avuto un imprevisto>

essendo ottobre indosso una felpa più calda e mi smaterializzo davanti al cancello dove suono. 

-si(?) chi è?- risponde il mio maggiordomo 

-Rufus sono io.. Elle Perez aprimi subito- dissi e senza battere ciglia entrai dal cancello e corsi per tutto l'enorme vialetto. Nella villa di mio padre ci sono barriere e non possiamo smaterializzarci. 

Arrivo davanti alla porta e prima che Rufus fiati con "benvenuta signora" li parlo io 

-dov'è mio padre- li dico e lui mi indica lo studio senza rivolgere parola.

Senza bussare entro e lo trovo con in mano dei fogli e lui dietro la scrivania. Mi fissa e lo vedo che inizia a incazzarsi 

-Quante volte ti ho detto di avvertire prima di entrare?- chiede furioso 

-Non ho tempo per le tue lune storte- prendo la lettera e il libro e li lancio sulla scrivania -cosa sono questi e non dire cazzate- li dissi e lui mi guardò meravigliato 

Fissò la lettera e dopo che la lesse sfogliò il libro, il suo indice e mi guardò. Riortò lo sguardo su quel libro e accarezzò la copertina.

-chi te la data?- pronunciò calmo ma mantenendo una severità 

-non ti interessa chi me la data o se lo trovata.. mi interessa sapere se è vero.- chiesi 

lui mi guardò e riportò lo sguardo sul libro dove l'osservava e non mi guardava 

-PAPA' CHE CAZZO E' QUEL LIBRO.- iniziai a urlare e lui finalmente mi guardò 

-e quello per cui volevo metterti all'erta prima dei tuoi 18 anni- cercò di spiegarmi 

-che cazzo significa- cercai di capire portandomi una mano sulla tempia massaggiandola. 

-che è tutto vero Elle- disse "calmo"(?) -sei tu la ragazza di cui parla la lettera e il libro- aggiunse versandosi un bicchiere di whisky -"la ragazza dai capelli scuri e gli occhi color aurora boreale" sei tu Elle. ti chiederai com' è possibile... ma devi solo sapere che è la generazione. Sei condannata a poteri più grandi di te, che nemmeno io "il supremo Dio della morte" può sconfiggere- 

Non ci capì più niente.. presi la lettera e il libro e riuscì da quella casa. Corsi a più non posso e appena varcata la soglia del cancello, ripresi a correre con la pioggia che ricominciava a battere su di me mentre avevo nello zaino tutto ciò. Che cazzo significa che io sono lei, chi sono in realtà...

caos 

Solo questo sentivo nella mia testa. Mi fermai solo quando raggiunsi la stazione e mi resi conto di aver sorpassato più di mezzo paese a piedi. Cercai di asciugare quelle poche lacrima e andai verso il bagno della stazione dove mi diedi una rinfrescata e mi smaterializzai nel cesso. 

Ricomparsi nella mia stanza, dove andai a chiudere la porta a chiave e mi buttai con le ginocchia a terra ancora bagnata che urlavo e piangevo. 

Stavo avendo un attacco di panico e non sapevo come fermarmi 

Andai verso la scrivania e presi le mie sigarette con un po' di droga, la sniffai e poi rotolai la sigaretta che la consumai in dieci secondi. Nemmeno quello mi faceva più effetto ormai. Dalla rabbia presi i libri dalla scrivania e li buttai a terra, aprì l'armadio e buttai ogni forma di vestito, mi diressi verso il letto  iniziai a spogliarlo facendolo rimanere con solo il materasso. Stavo diventando pazza, ma in quelle momento non riuscivo a calmarmi, tant'è che presi delle forbici e mi misi a tagliare le tende del mio letto e a squarciare i cuscini facendo uscire le piume. 

persi il controllo 

Mentre colpivo il cuscino la forbice mi sfiorò il braccio sinistro, con cui lo tenevo fermo,  procurandomi un taglio profondo.... li mi bloccai definitivamente cercando di collegare quello che fosse successo.

𝑇h𝑒 𝑑𝑎𝑢𝑔h𝑡𝑒𝑟 𝑜𝑓 𝑡h𝑒 𝑑𝑒𝑣𝑖𝑙 / 𝑀𝑎𝑡𝑡h𝑒𝑜 𝑅𝑖𝑑𝑑𝑙𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora