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Gaudenzio ancora poteva sentire l'odore di cenere che era stato generato dai bombardamenti che avevano colpito la sua città e tutta l'Italia durante quei i cinque anni che sembrarono interminabili.

Erano passati solo due giorni dalla morte di Mussolini che, assieme a Hitler, aveva trascinato il mondo in quel dannato ciclone che era stata una sorta di replica della prima guerra mondiale.

Gaudenzio all'epoca aveva solo trentacinque anni. Sua moglie era morta tempo prima. Per lui fu una catastrofe ancor più peggiore della guerra stessa mandandolo in uno stato di crisi totale. Si era ripreso solo da poco riacquistando quella lucidità che aveva perso.

Era un alba con il cielo tinto di rosso misto a una sorta diazzurro
composto anche da grigio.
Respirò l'aria. Un'aria esistenziale e tossica nonostante la guerra, così si diceva, fosse finita. Raccolse un vecchio mattone pieno di polvere. E mentre lo guardava, con la stessa curiosità di un bambino alla scoperta del mondo, dietro di lui la gente avanzava, come sospinti da un forte vento, verso la piccola edicola sita all'angolo della strada.

Tra il vociare indistinto della gente cercò in tutti i modi di capirci qualcosa. Le voci si alternavano a  felicità, gioia; alcune anche di rabbia e stupore. Gaudenzio incuriosito, si ammassò assieme alla gente verso l'edicola.

Poco prima che vi giungesse pure lui, abbandonò il suo progetto; aveva appena sentito da lontano cosa era appena successo. La notizia, aspettata da tutti, veniva da miglia e miglia lontane da quel cumulo di macerie, precisamente da Berlino e fu come se fosse rimbalzata da persona a persona in ogni angolo del globo: Hitler era stato trovato morto, apparentemente suicida.

In pace e in conflittoWhere stories live. Discover now